Corte annulla salari minimi a Zurigo e Winterthur
Decisione della corte amministrativa
La corte amministrativa del cantone di Zurigo ha annullato l’ordinanza riguardante l’introduzione di un salario minimo municipale nelle città di Zurigo e Winterthur. Il tribunale ha stabilito che le ordinanze in questione violassero la legislazione cantonale. Questo giudizio è stato comunicato in un comunicato stampa reso pubblico dalla corte amministrativa di Zurigo.
Secondo la giurisprudenza della Corte Federale, i cantoni hanno la facoltà di introdurre un salario minimo come misura socio-politica, ma solamente entro determinati limiti. È importante sottolineare che i salari minimi previsti per le città di Zurigo e Winterthur rientravano nei limiti consentiti, risultando comunque compatibili con la libertà economica e il principio della supremazia del diritto federale.
Tuttavia, la corte ha affermato che né la costituzione del cantone di Zurigo né la legge cantonale sul benessere sociale consentono ai municipi di intervenire nei rapporti di impiego privati per contrastare la povertà. Di conseguenza, le ordinanze sono state giudicate in violazione della legge cantonale. La corte ha quindi accolto i ricorsi presentati contro di esse, anche se la sentenza non è ancora definitiva dal punto di vista legale.
Contesto della legge sui salari minimi
In Svizzera, i cantoni hanno la facoltà di introdurre normative in materia di salari minimi come risposta a sfide socio-economiche, sempre nei limiti stabiliti dalla giurisprudenza. Tale autorità consente ai governi locali di sviluppare misure che possano migliorare le condizioni di vita dei cittadini, ma deve essere sempre bilanciata con le norme federali. La creazione di un salario minimo comunale è stata vista come un importante passo verso la lotta contro la povertà e per la protezione dei lavoratori più vulnerabili.
Le recenti iniziative di Zurigo e Winterthur, approvate dai rispettivi cittadini nel giugno 2023, erano destinate a stabilire un salario minimo orario di CHF 23.90 e CHF 23, rispettivamente. Questi importi rientravano nei parametri definiti dalla legislazione federale, ma l’intervento dei municipi nell’ambito degli accordi di lavoro ha sollevato interrogativi sulla loro legittimità.
L’approccio adottato dai municipalismi di Zurigo e Winterthur, sebbene avesse ricevuto un ampio supporto popolare, ha messo in luce le tensioni esistenti tra le legislazioni cantonale e federale, evidenziando le sfide che le autorità locali affrontano nel tentativo di implementare politiche che rispondano efficacemente alle necessità dei cittadini.
Ragioni della sentenza
Il tribunale amministrativo ha argomentato che, sebbene i cantoni possano introdurre salari minimi come misura socio-politica, tale intervento deve rimanere all’interno di determinati confini stabiliti dalla legge. In questo caso, le ordinanze votate dai cittadini di Zurigo e Winterthur interferivano in modo inadeguato nei rapporti di lavoro privati, contravvenendo sia alla costituzione cantonale che alla normativa sul benessere sociale. Pertanto, il tribunale ha giudicato che non vi sia stata una base legale sufficiente per l’intervento delle municipalità nel campo del lavoro privato con l’intento di mitigare la povertà.
Un aspetto rilevante emerso dalla sentenza riguarda il concetto di ‘primato della legge federale’, che implica che, per quanto possano essere lodevoli le intenzioni dietro l’adozione di un salario minimo municipale, le legislazioni cantonali non possono contraddire il quadro giuridico federale. Il tribunale ha dunque ritenuto che la volontà di introdurre un salario minimo, pur essendo compatibile con le norme economiche e legali superiori, non potesse giustificare la mancanza di un intervento legittimo da parte delle autorità locali. Questa decisione pone interrogativi significativi sul futuro delle politiche salariali a livello comunale e cantonale.
Le ragioni della sentenza si basano su una combinazione di considerazioni legali e costituzionali, ribadendo che la legislazione cantonale non consente ai municipi di gestire questioni di lavoro privato al fine di prevenire la povertà. Questo giudizio non solo annulla le decisioni locali, ma sottolinea anche un aspetto più ampio riguardo ai limiti delle autonomie municipali nella regolamentazione del mercato del lavoro.
Reazioni da Zurigo e Winterthur
La notizia della cancellazione delle ordinanze sul salario minimo ha suscitato reazioni contrastanti tra i cittadini e le autorità delle città di Zurigo e Winterthur. Gli attivisti e i sostenitori del salario minimo hanno espresso profonda delusione di fronte alla decisione della corte, la quale ritenevano fosse un passo indietro nella lotta contro la povertà e a favore dei diritti dei lavoratori. Le critiche sono state indirizzate non solo al dispositivo giuridico, ma anche al contesto socioeconomico che spingeva per l’introduzione di misure più efficaci per supportare i cittadini. Molti dei sostenitori del salario minimo, pur riconoscendo le limitazioni legali, sottolineano che interventi simili sono necessari per garantire una dignità lavorativa e per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione.
D’altro canto, i rappresentanti delle autorità comunali hanno difeso il processo di introduzione del salario minimo, evidenziando come sia stata una decisione presa direttamente dal popolo, attraverso un referendum. Questa volontà popolare ha chiaramente mostrato un desiderio di cambiamento e una richiesta per politiche salariali più giuste. Tuttavia, ora si trovano a dover affrontare le conseguenze legali e pratiche di questa sentenza e la strada da percorrere potrebbe risultare complessa. Le municipalità stesse potrebbero considerare ulteriori strategie per affrontare le problematiche relative ai salari, benché all’interno dei limiti stabiliti dalla legge.
Inoltre, la reazione del settore imprenditoriale è stata generalmente favorevole alla decisione della corte. Molti datori di lavoro temevano che l’introduzione di un salario minimo potesse avere conseguenze negative sull’economia locale, portando a un incremento dei costi operativi e, potenzialmente, a difficoltà finanziarie per le piccole aziende. Adesso, con l’annullamento delle ordinanze, si torna a una situazione di maggiore libertà per le aziende nel determinare i compensi.
Prospettive future per il salario minimo
La recente decisione della corte amministrativa di Zurigo, che ha annullato l’ordinanza sul salario minimo, presenta un quadro complesso per il futuro delle politiche salariali in Svizzera. Malgrado l’ampio supporto popolare dimostrato nelle votazioni di giugno 2023, l’assenza di un quadro giuridico appropriato ha frenato l’attuazione di queste misure, evidenziando una lacuna significativa nel sistema legislativo attuale. Le autorità comunali potrebbero dover affrontare la sfida di riformulare le loro proposte per rendere possibile l’implementazione di politiche retributive più giuste, allineandosi però ai vincoli imposti dalla legge cantonale.
In prospettiva, i rappresentanti di Zurigo e Winterthur potrebbero esplorare alternative legali, come l’integrazione di accordi salariali più flessibili a livello regionale o l’adozione di misure diverse per migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. Queste azioni potrebbero includere incentivi fiscali per le aziende che decidono di pagare salari superiori alla soglia minima o programmi di formazione per facilitare l’accesso a opportunità di lavoro meglio retribuite.
Inoltre, l’evoluzione del dibattito pubblico e politico sulla questione del salario minimo potrebbe essere influenzata da questa sentenza. Organizzazioni e gruppi di attivisti potrebbero intensificare la loro pressione per ottenere un rinnovamento della legislazione, contribuendo a spostare l’attenzione verso l’urgenza di affrontare le problematiche salariali a livello nazionale piuttosto che municipale. Nonostante le sfide legali, ci sono segnali che l’argomento rimarrà al centro del dibattito politico svizzero, rendendo necessaria una riflessione profonda sulle politiche di protezione dei lavoratori e sull’equilibrio tra autonomia locale e legislazione federale.