Cookie senza consenso principali sanzioni e impatti per Condé Nast in Italia 2024

Violazioni del GDPR da parte di Condé Nast
Condé Nast è finita sotto la lente dell’autorità francese per la tutela della privacy a causa di gravi violazioni del GDPR. Il sito di Vanity Fair ha installato cookie sui dispositivi degli utenti senza ottenere un consenso esplicito, infrangendo così le norme europee che regolano il trattamento dei dati personali. In particolare, l’azienda ha permesso il tracciamento tramite cookie di ben 375 inserzionisti prima ancora che gli utenti potessero esprimere la propria volontà.
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Le irregolarità riscontrate riguardano l’installazione di cookie anche in caso di mancato consenso o di revoca successiva da parte dell’utente, compromettendo la trasparenza essenziale prevista dal regolamento. Inoltre, è stata rilevata una grave carenza nell’informativa fornita agli utenti, in cui non è stato specificato in modo chiaro lo scopo dei cookie necessari, quei cookie che non possono essere disattivati manualmente.
Questi comportamenti configurano una violazione sistematica dei principi fondamentali del GDPR, soprattutto riguardo al consenso libero e informato e alla limitazione della raccolta dati al minimo indispensabile. Il caso di Condé Nast rappresenta una significativa misura di controllo sull’inedita modalità di gestione delle preferenze degli utenti, segnalando un allarme per tutte le realtà editoriali che adottano pratiche analoghe senza rispettare le disposizioni normative.
Indagine e sanzioni della CNIL
La Commission nationale de l’informatique et des libertés (CNIL) ha condotto un’approfondita verifica sulle pratiche adottate da Condé Nast in relazione al trattamento dei dati personali attraverso i cookie sul sito Vanity Fair. L’indagine ha confermato che, prima dell’espressione del consenso, venivano installati cookie appartenenti a 375 inserzionisti, configurando un’illecita raccolta automatica di dati personali. Nonostante la possibilità per gli utenti di negare il consenso, i cookie rimanevano comunque attivi, contravvenendo alla normativa vigente.
La CNIL ha inoltre accertato l’assenza di un’informativa chiara e completa, fondamentale per garantire la trasparenza circa le finalità e la natura dei cookie definiti necessari, che non devono essere trattati senza esplicita approvazione. Dopo la segnalazione originata dall’organizzazione noyb e la successiva risposta tardiva da parte di Condé Nast, considerata però insoddisfacente, l’Autorità francese ha irrogato una sanzione pecuniaria pari a 750.000 euro. Tale importo riflette la gravità delle infrazioni, il vasto numero di utenti coinvolti e la reiterazione delle violazioni nonostante una precedente diffida.
La complessità e la durata delle procedure, durate quasi sei anni, mostrano la sfida che le autorità incontrano nel tutelare la privacy in contesti digitali sempre più complessi. Ancora più rilevante risulta il ruolo di strumenti tecnici come l’estensione Cookie Glasses, utilizzata da noyb per identificare le violazioni, a ulteriore testimonianza della necessità di un controllo rigoroso e tecnologicamente aggiornato delle pratiche di compliance al GDPR.
Prospettive future e modifiche normative
Le recenti vicende relative a Condé Nast evidenziano la necessità di un aggiornamento radicale del quadro normativo europeo in tema di privacy digitale. La Commissione europea sta infatti valutando modifiche sostanziali al GDPR e alla direttiva ePrivacy, con l’obiettivo di semplificare e rendere più efficaci le procedure di consenso per l’uso dei cookie. Una delle proposte principali riguarda la riduzione del numero di richieste di consenso (“pop-up”), al fine di evitare la saturazione degli utenti e migliorare la qualità dell’informazione.
Questi interventi puntano inoltre a definire in maniera più precisa i criteri per la distinzione tra cookie strettamente necessari e quelli utilizzati per finalità commerciali o di profilazione, aumentando la trasparenza e il controllo da parte dell’utente. L’evoluzione normativa cerca di rispondere all’esigenza di bilanciare l’esigenza di tutela della privacy con le dinamiche economiche del mercato digitale, particolarmente rilevanti per editori e inserzionisti.
Le modifiche in discussione, se approvate, dovrebbero accelerare i tempi di intervento delle autorità di controllo e rafforzare gli strumenti sanzionatori, rispondendo alle lentezze evidenziate in casi come quello di Vanity Fair. Sarà fondamentale monitorare gli sviluppi legislativi per adeguare tempestivamente le pratiche di compliance e garantire una gestione responsabile dei dati personali nel rispetto delle nuove disposizioni europee.




