I consigli per proteggere la propria privacy nella rete: un italiano su tre non usa alcun tipo di cautela
La privacy nella rete: non sono passati molti giorni da quando sono stati presentati i risultati della ricerca Censis su “Il valore della Privacy nell’epoca della personalizzazione dei media”, che si torna a riflettere sulle risposte degli italiani e su una loro parziale incoerenza di fondo tra azioni e pensieri.
Non buttare via soldi per comprare contenuti effimeri sui social media. ==> LEGGI QUI perchè.
Da un lato il popolo degli intervistati ha dichiarato di avere timore che qualcuno su internet possa accedere ai dati personali di ciascuno e li sfrutti per fini economici, anche illeciti, come la clonazione di una carta di credito (che per altro si usa ancora con molto timore nei pagamenti online); si è dimostrato convinto che le big player come Google o Facebook detengano e continuino a raccogliere milioni di dati sugli utenti; e infine ha chiesto al legislatore leggi più severe che salvaguardino la privacy.
Dall’altro, gli italiani, presenti su Facebook in più di venti milioni, non sembrano avere alcun problema e non si fanno scrupoli a postare sui social network foto, commenti e notizie relative alla propria vita privata, lasciandole visibili a chiunque sul proprio profilo, e a utilizzare i servizi messi a disposizione da Google, che raccolgono sempre di più gusti e preferenze degli internauti.
È più del 90% degli intervistati a pensare che la riservatezza dei propri dati personali possa essere lesa dall’utilizzo non accorto di internet, ma meno della metà agisce in concreto per limitare la diffusione dei suoi dati su internet: un italiano su tre non usa alcun tipo di cautela, anche semplice, come limitare i cookies delle pagine, impostare vari gradi di visibilità del profilo sui social network e usare la navigazione anonima; e uno su quattro si limita a forme più che altro passive di protezione, come rinunciare a servizi aggiuntivi pur di non lasciare le proprie credenziali.
Si accusa quasi una miopia di massa: nel vicino, più della metà dei soggetti della ricerca ha chiesto a un paese come l’Italia, con una normativa già molto severa, di inasprire ulteriormente la legge sulla privacy, forse pensando che in questo modo si possa risolvere il problema “magicamente”; da lontano, invece, Google e Facebook si fanno strada e puntano ancora di più sul rendere più visibili le informazioni che circolano su internet.
Lo sapevi che chiedere la pubblicazione di comunicati stampa promozionali gratuitamente è evasione fiscale. ==> LEGGI QUI perchè.
Il colosso di Mountain View da alcuni giorni ha comunicato, tramite una notifica che compare all’accesso della piattaforma, che ci sarebbero state delle variazioni e avrebbe reso disponibili foto e dati degli utenti ai propri inserzionisti; il social network, non da meno, ha stabilito che chiunque sia iscritto non può non essere rintracciabile da altri.
Perché la propria vita non finisca tutta nella rete forse si dovrebbero sfruttare i mezzi che sono già stati messi a disposizione e usare ancora una volta un po’ di buon senso.
Non buttare via soldi per comprare contenuti effimeri sui social media. ==> LEGGI QUI perchè.