Commemorare Nelson Mandela con un videogioco per non disperdere l’eredità di uno statista mondiale
I social network non sono il mezzo più adatto per omaggiare un grandissimo personaggio come Nelson Mandela e probabilmente bisogna, per ricordarlo degnamente, volgere lo sguardo verso altre modalità.
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Questo è ciò che hanno pensato coloro che hanno dato vita e si stanno impegnando nel progetto denominato “Mandela27”, progetto sorto dalla sinergia d’intenti tra UE e Sudafrica: sinergia nel fare in modo che la memoria dei quasi 30 anni di prigionia patiti da Mandela, di cui quasi 20 nella famigerata e terribile prigione di Robben Island, non vada perduta.
Tra i vari scopi di questo progetto, vi è quello di dare vita ad una creazione che sia una via di mezzo tra i videogiochi, tanto amati dai più giovani, ed un romanzo a fumetti o, per usare un termine più conosciuto dagli appassionati di fumetti “una graphic novel”, la cui particolarità sarebbe quella di essere interattiva.
Nelle intenzioni di chi partecipa al progetto “Mandela27” vi sarebbe la volontà, in questo modo, di far conoscere ai giovanissimi le condizioni di vita in cui Madiba e gli altri detenuti hanno vissuto nel lungo periodo della loro detenzione.
Questo progetto era stato annunciato nei primi mesi di quest’anno. Si sa ancora poco relativamente a come verrà strutturato e le uniche informazioni che si hanno sono quelle relative al possibile titolo del prodotto e alla data d’uscita: se i programmi saranno rispettati, questa via di mezzo tra un videogioco e una graphic-novel interattiva dovrebbe vedere la luce nei primissimi mesi del 2014, più precisamente a febbraio.
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La parte grafica e più strettamente tecnica è curata da giovani studenti sudafricani mentre per quanto riguarda la parte storica, gli sviluppatori si sono giovati degli importantissimi contributi di chi, a Robben Island, vi è stato come detenuto.
La domanda che molti si fanno è se un progetto del genere può davvero essere un modo degno di ricordare un gigante della storia come il primo presidente nero della storia del Sudafrica.
La risposta è positiva perché qualsiasi mezzo attraverso il quale si riesca a non disperdere la memoria di ciò che Madiba ha dovuto sopportare e di come sia riuscito, alla fine, a sconfiggere il regime segregazionista senza spargimenti di sangue, è un mezzo da utilizzare.
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Inoltre il ricorso al videogame e alla graphic novel risulta sicuramente azzeccato per attirare i più giovani che, non va dimenticato, saranno gli adulti di domani ai quali spetterà il compito di ricordare e tramandare il messaggio di pace di Mandela.
Ciò che può suscitare qualche preoccupazione è il rischio che, utilizzando questi mezzi,si finisca per fornire una versione semplicistica di una storia e di un fenomeno che sono invece molto complessi. Non resta che attendere, per capire se questo timore ha ragion d’essere e quale sarà, da un punto di vista qualitativo, l’esito di questo progetto.
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