Come si guarisce dal cancro. ‘La Grande sfida’ che Veronesi lancia (anche) alla tecnologia

Tra meno di un mese compirà 88 anni, ma sentendo parlare Umberto Veronesi si capisce subito che non è un uomo che sta chiedendo il cambio alla panchina. Tutt’altro. Nel suo vocabolario, il termine ‘sostituzione’ non esiste. Finchè ne avrà, continuerà ad essere della partita nelle vesti di capitano della sua Fondazione e di punto di riferimento importantissimo per tutta la comunità scientifica internazionale.
Non sprecare soldi comprando pubblicità programmatica ma investi su contenuti eterni. ==> LEGGI QUI perchè.
Sentendo parlare Umberto Veronesi, con le sue parole semplici e serene – sempre, anche quando ha qualcosa di negativo da comunicare – si capisce come sia ancora (ma l’avverbio giusto sarebbe’inevitabilmente’) coinvolto appieno nella “Grande sfida”, come da titolo del suo ultimo libro, per sconfiggere il cancro.
Il volume (in vendita nelle edicole a 12,90 euro), costituito da 100 domande e 100 risposte su questa malattia, arriva a 10 anni dall’inizio delle attività della Fondazione e dello Sportello Cancro istituito dal Corriere della Sera.
Ma l’esigenza della guida, realizzata anche grazie al lavoro certosino di Bea Martinelli, scaturisce perchè la sfida è da considerarsi persa?
Sì e no. Le due risposte stanno assieme in questo caso. “Oggi senz’altro si sono compiuti tantissimi passi avanti. Si cura molto meglio la malattia. Il cancro al seno, alla prostata, all’utero, ormai sono guaribili nella quasi totalità dei casi. Non per questo, però, posso sentirmi vincitore. La curiamo meglio, ma la malattia rimane lì. Anzi, con l’allungamento della vita, se 30 anni fa solo 1 su 20 era colpito da cancro, ora si va verso una statistica di 1 malato su 2 persone. E finchè ci ammaleremo di cancro, la malattia non potrà dirsi sconfitta”.
La grande sfida, allora, come si vince? Un asso nella manica è la tecnologia. Proprio così. “Già adesso, i nuovi macchinari computerizzati sia nella diagnosi che nella cura sono eccezionali. Danno risultati stupefacenti. Ma la sfida, come dicevo, si vince quando riusciremo ad eliminare le cause della malattia. La quale, il più delle volte, è una malattia ambientale: siamo circondati da cancerogeni. Pensate all’amianto, ad esempio. Ecco: la tecnologia di ultima generazione può darci una mano decisiva nel riqualificare l’ambiente a noi circostante. Ma anche a migliorare il nostro stile di vita che spesso è sbagliato e ci porta ad essere più vulnerabili. Dal fumo di sigaretta allo smog delle città, dall’alimentazione sbagliata fino alle conseguenze sociali di sapere di essere malati e alla depressione. La tecnologia può fare davvero tanto. In maniera pratica e psicologica. Per battere il cancro c’è bisogno di scienza, ricerca e umanesimo. La tecnologia, direi che può rendere più efficaci tutti e tre questi elementi. Magari, anche a preferire un un gran bel spaghetto coi pomodori anzichè la carne. Bere un bel bicchiere di vino rosso e far sentire tutti, sempre, anche in età avanzata, parte della comunità. Se la tecnologia saprà facilitare anche la nostra motivazione a vivere farà tantissimo”.
Sostieni Assodigitale.it nella sua opera di divulgazione
Grazie per avere selezionato e letto questo articolo che ti offriamo per sempre gratuitamente, senza invasivi banner pubblicitari o imbarazzanti paywall e se ritieni che questo articolo per te abbia rappresentato un arricchimento personale e culturale puoi finanziare il nostro lavoro con un piccolo sostegno di 1 chf semplicemente CLICCANDO QUI.