Brutte notizie per l’Agenda digitale un emendamento a sorpresa sposta sui giornali cartacei i fondi per l’offerta di contenuti online
Sembra davvero impossibile riuscire a pensare agevolazioni per tutti i comparti della comunicazione, in maniera tale da non avvantaggiare qualcuno a discapito di altri.
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Questa è la triste constatazione che si deve fare di fronte al testo con cui il Senato ha licenziato nella notte la Legge di Stabilità, quella che una volta tutti conoscevamo con il nome di Finanziaria.
Ma andiamo con ordine, per capire come si è sviluppata quest’ultima vicenda che conferma, come detto, l’incapacità del nostro paese di salvaguardare le diverse forme di comunicazione, fondamentali in una democrazia che si possa definire realmente tale.
Come molti ricorderanno, la consapevolezza che il web, senza dei contenuti è come una scatola vuota, aveva portato alla decisione, tramite l’Agenda digitale, di fornire un aiuto all’offerta online di opere frutto dell’intelletto e dell’ingegno.
Questo aiuto, nelle intenzioni, doveva sostanziarsi nella previsione di incentivi sotto forma di credito d’imposta e il tutto era stato inserito nel decreto conosciuto come il “Crescita 2.0”.
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Ma tutto questo ora non verrà messo in pratica. Nel maxi-emendamento che l’esecutivo presieduto da Enrico Letta ha presentato, per velocizzare l’iter di approvazione della Legge di Stabilità, è presente il “pacchetto” della FIEG, acronimo che sta ad indicare, come tutti sanno, la federazione degli editori della carta stampata, che sposta questi aiuti dal web ad, appunto, la carta stampata.
In questo “pacchetto” si prevede un aiuto ai giornali cartacei per “assicurare il completamento del processo di modernizzazione del sistema di distribuzione e vendita della stampa quotidiana e periodica e sostenere i costi derivanti dall’adeguamento tecnologico dei rivenditori e dei distributori”.
In termini meno complicati, quel che si delinea in questo modo è molto semplice: si preferisce incentivare “l’adeguamento tecnologico della stampa” a discapito del web, inteso come “offerta di contenuti”.
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In considerazione del fatto che, per quanto riguarda l’approvazione di quella che una volta si chiamava Finanziaria e oggi si chiama Legge di Stabilità, è rimasta intatta la vecchia abitudine politica di porre la questione di fiducia per “blindarne” il testo, la legge, che ora dovrà essere discussa ed approvata dalla Camera dei Deputati, verrà approvata nella versione licenziata da Palazzo Madama.
C’è da dire, per dovere di cronaca, che nel caso in cui il testo dovesse subire modifiche alla Camera, dovrebbe tornare al Senato per una seconda lettura. Ma l’ampia maggioranza che sostiene il governo rende difficile pensare che saranno modificate alcune parti del provvedimento.
Questo significa una sola cosa: che le agevolazioni per il web sono andate in fumo. Ciò che colpisce è l’incapacità di chi deve prendere decisioni, di trovare abbastanza fondi da garantire lo sviluppo sia degli uni che degli altri.
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