Il Bitcoin e la decentralizzazione della società.
Prima di informarsi su come gestire in sicurezza il proprio wallet, dove acquistare i propri bitcoin, dove spenderli etc., credo sia necessario fermarsi un momento e chiedersi perché mai siano nati e perché mai bisognerebbe usarli. La risposta non è semplice, non è unica e probabilmente varia da persona a persona. Quella che mi sono dato io (e non solo io) è racchiusa nel termine “decentralizzazione”.
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Il tema della decentralizzazione si riscontra sempre più spesso in sempre più settori della società: la politica parla da anni di un necessario decentramento amministrativo e di federalismo fiscale; internet ha decentralizzato creazione e fruizione delle informazioni, togliendo il monopolio a giornali, radio e tv; in ambito industriale l’innovazione viene portata avanti dalle startup e dai cosiddetti maker, anche sulla scia dell’affermarsi della stampa 3d. Uno dei pochi ambiti in cui questa spinta alla decentralizzazione non ha ancora avuto luogo è quello che ruota attorno ad una cosa che tutti usano quotidianamente: il denaro.
In un mondo dove Internet è sempre più pervasivo e gli acquisti online sono la norma, per pagare utilizziamo ancora la carta di credito, la cui invenzione risale al 1950. Non è un caso che Tim Berners-Lee quando sviluppò il World Wide Web alla fine degli anni ’80 abbia inserito nel protocollo HTTP un codice di errore “402 Payment Required”. Il suo scopo era appunto permettere l’implementazione di meccanismi di digital cash/micropagamento che non furono però mai realizzati (fino ad oggi). Il Bitcoin supplisce quindi a questa mancanza, ma non è rivoluzionario solo per quanto riguarda l’aspetto tecnico, lo è anche per l’aspetto organizzativo. Oggi infatti il sistema bancario (e dei pagamenti in generale) è organizzato secondo un criterio di fiducia centralizzata. Esso é chiuso ed imperniato su un’architettura gerarchica che dovrebbe garantirne efficienza e sicurezza ma finisce per renderlo restio all’innovazione, vulnerabile e manipolabile da pochi. Caratteristica fondamentale di un sistema di questo tipo è che ci si deve fidare di chi ci entra e di chi è incaricato di gestirlo. Per spiegare il concetto e come il Bitcoin offra un’alternativa prendo in prestito le parole di Andreas Antonopoulos, famoso e preparatissimo appassionato di bitcoin argentino:
“[…] tali sistemi (che si basano su un criterio di fiducia centralizzata) tendono ad essere chiusi e ad avere piccoli network per necessità. Al contrario, il Bitcoin implementa un modello di “trust” (fiducia) del tipo “trust by computation” (fiducia per calcolo computazionale). La fiducia nel sistema è garantita richiedendo ai partecipanti l’esibizione di una “proof-of-work” (prova di lavoro), attraverso la risoluzione di un problema di grande difficoltà computazionale. La potenza computazionale cumulativa di migliaia di partecipanti, accumulata nel tempo in una catena di prove di difficoltà crescente, assicura che nessun utente o gruppo di utenti possa barare, in quanto manca loro la capacità computazionale necessaria ad ottenere la fiducia richiesta. Man mano che la “proof-of-work” di difficoltà crescente si accumula nella catena (blockchain) essa diventa sempre più difficile da mettere in discussione. Nel Bitcoin una nuova “proof-of-work” viene aggiunta ogni 10 minuti ed ogni “prova” rende esponenzialmente più difficile invalidare i risultati precedenti.
Ecco quindi il più importante effetto di questo nuovo modello di fiducia-per-calcolo computazionale (trust-by-computation): nessun utente è “fidato” (trusted) e nessuno dev’essere affidabile. Non c’è alcuna autorità centrale o terza parte affidabile in un network di consenso distribuito (qual è il Bitcoin). Questo fatto apre la possibilità di un modello di network completamente nuovo, in quanto esso non ha più bisogno di essere chiuso, controllato all’accesso o crittografato. La fiducia non dipende dall’esclusione degli utenti disonesti, in quanto essi non possono fingere di godere di fiducia. Non possono far finta di essere utenti affidabili in quanto non ve ne sono. Non possono manovrare le leve del comando nel cuore del sistema, in quanto non vi è un cuore e non vi sono leve di comando.
Come risultato, il network può essere aperto a tutti, le transazioni possono essere spedite attraverso qualunque mezzo, non crittografate, e servizi aggiuntivi possono essere aggiunti ai suoi margini senza bisogno di controllo o approvazione. In altre parole, il Bitcoin non è solo la moneta di Internet, è l’Internet della moneta: un network standard-based, aperto e decentralizzato dove l’innovazione può avvenire ai margini senza bisogno di permessi e dove il network stesso è solo un “livello di trasporto” neutrale ed aperto.
[…]
Fino ad oggi questo tipo di “fiducia decentralizzata” su larga scala non era possibile. Ora che lo è, confligge con la concezione del mondo della maggior parte delle persone. Ecco il motivo per cui quando si cerca di spiegare il concetto di crittovaluta alle persone, esse cercano immediatamente di capire l’agente centrale o l’autorità che stabilisce la fiducia, il valore ed ha il controllo: “Sì, ok, ho capito che è decentralizzato, ma chi lo gestisce? Chi lo controlla? Non può essere controllato da qualcuno?” Queste domande rivelano il contesto della fiducia centralizzata, che é profondamente radicato nella nostra cultura e nel nostro pensiero. Ci hanno insegnato a temere gli utenti disonesti ed a ricercare individui “fidati”, col Bitcoin non dobbiamo più farlo.”
Per chi volesse approfondire il post integrale di Antonopoulos in inglese é reperibile a questo link. Le conclusioni che si possono trarre da quanto detto finora sono semplici: il Bitcoin è uno dei tanti colpi di mazza che stanno sgretolando il totem della cosiddetta “autorità centrale fidata” che tutto deve gestire e garantire.
L’obiezione che sento nell’aria è evidente: come la mettiamo con le truffe, i milioni di dollari svaniti in “hackeraggi” come quello ad MtGox, i furti di bitcoin? Semplice: tutti questi eventi non sono stati dovuti a falle nel sistema Bitcoin, ma a debolezze dei servizi che si appoggiavano sul sistema Bitcoin. Per capirsi: sarebbe come dire che i contanti sono inaffidabili perché le banche possono essere svaligiate o andare in bancarotta (la parola stessa lo dice), ci posso organizzare delle truffe o ci posso comprare cose illegali. La “selezione naturale” operata dal libero mercato premierà alla lunga i servizi affidabili ed emarginerà i truffatori, come accade in qualsiasi settore.
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Per concludere ecco la mia opinione: il Bitcoin va ad inserirsi in una più ampia “evoluzione” verso la decentralizzazione in tutti i campi della società. Se questo è vero e se effettivamente porterà qualche beneficio lo scopriremo solo seguendone il percorso verso la piena maturità (siamo ancora alla versione 0.9). Una sola cosa è certa: oggi abbiamo una possibilità che prima del Bitcoin non avevamo, sta a noi decidere se sfruttarla o meno.
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