Bioeconomia in Italia raggiunge 426,8 miliardi di euro nel 2024, seconda in UE per valore record

Bioeconomia in Italia: dati e prospettive per il 2024
Nel 2024, la bioeconomia si conferma come un settore cruciale per l’**Italia**, contribuendo in modo significativo alla crescita economica e all’occupazione. Secondo l’undicesimo Rapporto “La Bioeconomia in Europa”, presentato all’**Università Luiss Guido Carli** di **Roma**, l’output del comparto ha raggiunto la cifra di **426,8 miliardi di euro**, rappresentando il **10%** del valore della produzione totale italiana. Questo risultato è il frutto di un buon andamento nella filiera agro-alimentare, nonostante le difficoltà riscontrate in altri settori chiave come la **moda**, i **prodotti in legno** e i **mobili**. Con oltre **17 milioni di occupati** nel settore, la bioeconomia italiana incide per circa il **7,7%** sull’occupazione complessiva. L’Italia si afferma come la seconda nazione dell’**Unione Europea**, con una quota del **14%** riferita alle attività di bioeconomia, superiore alla media del **12,4%** per l’economia generale. Questi dati attestano un’elevata specializzazione italiana in campo bioeconomico, rendendo il paese un leader in innovazione e sostenibilità.
Performance della bioeconomia in Europa
L’analisi della bioeconomia a livello europeo mostra prestazioni significative, portando alla luce come alcune nazioni emergano per il loro impulso in questo settore vitale. Nel 2024, il valore della bioeconomia in **Europa** ha raggiunto i **3.042 miliardi di euro**, rappresentando il **8,7%** dell’intera economia europea e coinvolgendo oltre **17 milioni di addetti**. Questo insieme di attività, che si avvale di materie prime di origine biologica e rinnovabile, sta diventando un pilastro fondamentale per la resilienza economica. I dati mettono in evidenza come l’**Area Mediterranea**, nella quale spicca l’**Italia**, registri il più alto tasso di incidenza della bioeconomia, attestandosi al **10,3%** del totale economia, seguita dall’**Area Nordica** con un **9,7%**.
All’interno di questa cornice, è interessante notare l’importanza della filiera agro-alimentare, la quale rappresenta oltre la metà del valore generato dalla bioeconomia in tutte le aree analizzate. Tuttavia, vi sono differenze significative in termini di specializzazione tra le varie zone: i Paesi mediterranei si distinguono per il settore moda bio-based, mentre le nazioni nordiche emergono nel comparto legno e mobili bio-based. Si delinea, pertanto, un quadro complesso e stratificato, in cui ogni area europea contribuisce con le proprie specificità e vantaggi competitivi.
Settore packaging e innovazione bio-based
Il settore del **packaging** si sta rivelando cruciale nella transizione verso la bioeconomia, segnando un incremento significativo nell’uso di materiali di origine biologica. Secondo l’analisi condotta su 171 imprese italiane operanti nel comparto plastica, è emerso che quasi la metà di esse ha già implementato l’utilizzo di input naturali, evidenziando una spinta verso l’innovazione e la sostenibilità. Di queste, il **40%** utilizza questi materiali in modo significativo, sottolineando la crescente richiesta del mercato per soluzioni eco-compatibili.
La competitività del settore è alimentata da questa evoluzione, dal momento che diverse imprese hanno fatto della sostituzione con materie prime bio-based una priorità strategica. Inoltre, l’indagine ha rivelato che il **23%** delle aziende che attualmente non utilizzano tali materiali sta pianificando di introdurli nei propri processi produttivi. Fascino speciale ha anche la risposta delle aziende che già impiegano risorse bio-based marginalmente: ben il **68%** intende ampliare il loro uso, confermando una tendenza crescente verso questo approccio sostenibile.
In questo contesto, il packaging emerge come un elemento chiave per l’economia circolare, non solo per il suo ruolo nella sostenibilità ambientale, ma anche per la capacità di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori. L’utilizzo di materiali bio-based nel packaging non solo contribuisce a ridurre l’impatto ambientale, ma offre anche aziende innovative l’opportunità di posizionarsi come leader nel mercato. Questo settore rappresenta, quindi, una leva di sviluppo fondamentale in un panorama competitivo sempre più orientato verso la sostenibilità e l’innovazione.
Aree interne italiane: opportunità per la bioeconomia
Le Aree Interne dell’**Italia**, in particolare quelle del **Mezzogiorno**, rappresentano un’importante risorsa per il potenziamento della bioeconomia. Tali territori possiedono un capitale ecologico e produttivo notevole, che li rende particolarmente adatti a sostenere la transizione verso un’economia più sostenibile e basata su risorse rinnovabili. Il **Rapporto** mette in luce come queste aree, contrariamente a quanto si possa pensare, siano custodi di una biodiversità ricca e variegata, la quale gioca un ruolo cruciale per l’agricoltura biologica e la diffusione di pratiche ecosostenibili.
Elementi come la prevalenza di colture stabili, la presenza di sistemi agro-silvo-pastorali integrati e l’assenza di agricoltura intensiva servono a configurare queste zone come poli di innovazione e sostenibilità. L’analisi condotta da **SRM** ha evidenziato come tali caratteristiche non solo supportino l’economia locale, ma offrano anche opportunità strategiche per il rafforzamento della bioeconomia italiana. Gli **imprenditori** locali, impegnati nella valorizzazione di questi attributi, possono così contribuire attivamente a creare una rete di produzione sostenibile, in grado di attrarre investimenti e creare posti di lavoro.
Le Aree Interne, pertanto, non devono essere considerate solo come spazi da cui si estrae capitale umano e risorse naturali, ma come veri e propri hub di innovazione per la bioeconomia. I progetti che mirano alla salvaguardia della biodiversità e alla valorizzazione dei prodotti locali possono risultare fondamentali per fornire alle imprese l’accesso a mercati sempre più consapevoli e attenti alla sostenibilità ambientale. Adottando un approccio integrato e collaborativo, è possibile trasformare queste aree in protagoniste attive della bioeconomia, generando valore sia economico che sociale.
Strategia europea per la sostenibilità e la bioeconomia
La bioeconomia emerge come un elemento fondamentale all’interno della strategia industriale europea, avendo il potenziale di integrare sostenibilità e competitività. Secondo **Catia Bastioli**, presidente del **Cluster SPRING**, la bioeconomia costituisce una leva strategica per favorire pratiche industriali sostenibili in grado di rispondere alle sfide attuali del mercato. È cruciale l’implementazione di un riconoscimento normativo a livello europeo che faciliti la crescita di questo settore. Tra le azioni raccomandate si evidenziano l’introduzione di sottocodici NACE, che permetterebbero una categorizzazione più precisa delle attività bioeconomiche, e la valorizzazione dei contenuti bio-based prodotti.
In vista della revisione della Strategia europea per la Bioeconomia, attesa per la fine del 2025, il rapporto sottolinea l’importanza di consolidare il settore all’interno del **Clean Industrial Deal**. Un approccio strategico e coordinato può rendere la bioeconomia un pilastro per le politiche industriali attuali e future dell’Unione Europea. I passi da compiere includono anche il lancio di una nuova iniziativa di mercato leader a livello europeo, capace di stimolare investimenti e innovazioni che promuovano un’economia circolare.
Il spirito dell’azione normativa dovrà valorizzare non solo le pratiche sostenibili, ma anche incentivare le aziende ad adottare modelli di business bio-based. Una maggiore consapevolezza da parte delle imprese su quanto sia vantaggioso per la propria competitività integrare principi di sostenibilità nei processi produttivi sarà vitale. Con l’emergere di una domanda crescente da parte dei consumatori per prodotti e servizi ecologici, le politiche europee dedicate alla bioeconomia possono quindi efficientemente guidare la transizione verso un’economia più verde e resiliente. Questo non solo contribuirà alla crescita economica, ma favorirà anche la coesione sociale all’interno della comunità europea, rendendo la bioeconomia una delle chiavi per affrontare le sfide del futuro.