Auto elettriche obbligatorie in Europa rischiano crisi secondo De Meo ed Elkann esperti del settore

L’impatto delle normative europee sull’industria automobilistica
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Le direttive europee volte a favorire la transizione verso l’elettrico stanno modificando profondamente il tessuto dell’industria automobilistica continentale. Tuttavia, questa trasformazione imposta con rigore normativo comporta una serie di effetti collaterali a lungo termine che rischiano di compromettere la salute economica e competitiva del settore. Le nuove regolamentazioni si traducono in veicoli sempre più complessi e costosi da produrre, un fattore che limita drasticamente il potere d’acquisto di una larga fetta di consumatori.
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Questa dinamica ha come paradosso che le misure ideate per accelerare la diffusione dei veicoli a basse emissioni possano, in realtà, rallentare il ricambio del parco circolante. Fondamentalmente, l’aumento dei costi di produzione e l’inasprimento degli standard tecnici allontanano gli acquirenti dal mercato del nuovo, favorendo il mantenimento in uso di auto più vecchie e inquinanti. Inoltre, le norme europee applicano criteri di sicurezza uniformi a categorie motoristiche molto diverse, per esempio, trattando SUV e utilitarie allo stesso modo durante i crash test, con inevitabile aumento dei costi a danno dei modelli più accessibili.
Questo approccio rigido, spesso definito dogmatico, ignora le reali condizioni economiche della popolazione europea e rischia di creare una frattura tra l’offerta industriale e la domanda di mercato. La regolamentazione stringente, in assenza di adeguate politiche di supporto o flessibilità tecnica, rende il settore automobilistico europeo vulnerabile e meno competitivo rispetto a paesi che adottano strategie più pragmatiche. In tal modo, si può assistere a un rallentamento dell’intera transizione ecologica e un danno irreversibile all’industria, compromettendo posti di lavoro e la stessa struttura della filiera produttiva.
La concorrenza globale e la sfida cinese
La competizione internazionale si sta rapidamente intensificando, mettendo l’Europa in una posizione di crescente vulnerabilità nel settore automobilistico. Nel confronto con potenze come Cina e Stati Uniti, il Vecchio Continente rischia di trovarsi spiazzato dalle strategie più dinamiche adottate oltreoceano e in Asia. John Elkann ha sottolineato come il progresso cinese nel settore automotive sia una realtà inarrestabile: “Entro il 2025, la Cina produrrà più automobili di Europa e Stati Uniti messi insieme”. Questo dato evidenzia la necessità di un ripensamento urgente e pragmatico delle politiche europee, mirate ad evitare la perdita di autonomia e leadership industriale.
L’Europa è l’unico grande mercato che ancora non ha recuperato i livelli produttivi pre-pandemia, un ritardo che rischia di accentuarsi se non verranno adottate misure più incisive di tutela e supporto all’industria locale. Nel frattempo, altri paesi investono in politiche industriali ben strutturate, capaci di sostenere non solo la produzione, ma anche la ricerca e lo sviluppo di tecnologie avanzate. Questo approccio crea uno scenario competitivo nel quale le imprese europee si trovano penalizzate da rigide normative e da un quadro regolatorio poco flessibile.
In questo contesto, la finestra temporale per reagire in modo efficace si sta rapidamente chiudendo. L’assenza di una strategia comune e la lentezza nelle decisioni rischiano di trasformare il continente in un semplice mercato di consumo, privandolo della capacità di produrre e innovare a livello globale. Elkann punta il dito contro questa situazione, evidenziando la necessità di una maggiore sinergia tra regolatori e industria per rappresentare una forza economica credibile e competitiva nei confronti degli attori emergenti.
Accessibilità economica e sostenibilità: le critiche di De Meo ed Elkann
L’accessibilità economica dei veicoli elettrici rappresenta una delle principali criticità sollevate da Luca de Meo e John Elkann rispetto all’attuale percorso normativo europeo. Le regolamentazioni in vigore stanno trasformando le auto in prodotti sempre più complessi e costosi, un trend che esclude di fatto una parte consistente della clientela potenziale dal mercato del nuovo. Questo fenomeno è amplificato dalle norme sui test di sicurezza che applicano requisiti uniformi a modelli molto diversi, allineando i costi di produzione ai parametri tipici dei veicoli premium e rendendo insostenibile l’offerta di modelli economici per il grande pubblico.
De Meo evidenzia come l’aumento dei costi non sia accompagnato da un reale miglioramento dell’accessibilità ai consumatori. La proliferazione di soluzioni tecnologiche avanzate e l’obbligo di materiali più pesanti e sicuri contribuiscono a gonfiare i prezzi finali, peggiorando il rapporto qualità-prezzo per le famiglie di reddito medio-basso. Di conseguenza, si configura un effetto paradossale: a fronte di un impegno verso la sostenibilità, il mercato si contrae e la domanda si sposta su mezzi usati, meno efficienti dal punto di vista ambientale.
John Elkann sottolinea come l’orientamento normativo europeo sia largamente influenzato dalle logiche dei produttori premium, a discapito dei brand generalisti e della massa dei consumatori. Questo squilibrio normativa non solo mina la competitività delle aziende che operano nel segmento popolare, ma rischia anche di allontanare milioni di potenziali acquirenti, indebolendo così la diffusione complessiva di veicoli a basse emissioni.
Entrambi gli amministratori delegati concordano sulla necessità di una maggiore flessibilità normativa e di un approccio pragmatico che tenga conto della diversa composizione socioeconomica del mercato europeo. Secondo loro, la transizione ecologica non può prescindere da un equilibrio tra innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e accessibilità economica, pena il rischio di un fallimento della strategia stessa. Solo attraverso regole calibrate e realistiche sarà possibile favorire il ricambio del parco circolante, ridurre le emissioni e preservare l’industria europea dell’auto.
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