Da Arduino a Pierduino: l’open hardware italiano cresce e si differenzia
Il fenomeno open hardware ha una forte connotazione italiana: il prodotto-piattaforma più diffuso in quest’ambito è Arduino, una piccola scheda logica sviluppata a Ivrea dal team capitanato dall’ormai famoso Massimo Banzi. Non tutti gli appassionati di tecnologia hanno però recepito che, in piena logica “open”, Arduino è allo stesso tempo un prodotto autonomo e un modello da modificare liberamente. Chiunque può scaricare gli schemi di Arduino e realizzare una scheda logica derivata, compatibile con quella di partenza ma personalizzata in base a esigenze specifiche o idee di prodotto personali. Non è immediato comprendere la portata di questa innovazione, abituati come siamo ad aziende che si fanno causa non appena una sembra aver vagamente copiato il prodotto dell’altra.
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Questa possibilità di differenziazione è stata colta da moltissimi maker, diversi dei quali italiani. Tra questi troviamo Pier Calderan: la sua scheda Pierduino nasce come versione ottimizzata ed evoluta del progetto più famoso, chiaramente evocato nel nome scelto. “Nella scheda Arduino originale – spiega Calderan – mancava la possibilità di montare direttamente un modem Wi-Fi per il collegamento wireless. Poi, essendo un appassionato di musica e del multimediale, ho pensato di costruire un modulo di espansione completo di funzionalità audio MIDI e dotato di un display”. Da questo approccio sono nati due kit di assemblaggio (il più caro costa 60 euro) espandibili facilmente con funzioni Wi-Fi e dalla buona connotazione musicale, con tanto di software preinstallati per generare suoni polifonici. E ovviamente programmabili secondo il modello Arduino.
Con Pierduino, Calderan sta seguendo un percorso diverso dal solito che, a tendere, vede una sinergia con un altro fenomeno recente tra gli appassionati di elettronica e informatica, ossia il mini-PC Raspberry Pi. I mini-PC sono computer di piccole dimensioni, di solito grandi quanto un pacchetto di sigarette, ma che offrono potenza sufficiente per far girare un sistema operativo (quasi sempre Linux) e altri software open source totalmente gratuiti.
L’idea è che l’open hardware sia sempre più trasversale, ossia non riguardi solo schede logiche di basso livello, come Arduino, ma anche oggetti più simili ai computer tradizionali a cui è abituato il grande pubblico. “Anche se è oggettivamente difficile costruire di sana pianta un Raspberry Pi – spiega Calderan – è sicuramente ala portata di tutti la progettazione di schede aggiuntive, un po’ come per Arduino. Quello che voglio fare è unire l’open hardware Arduino, Raspberry Pi e schede simili al mondo dei mini PC attraverso miei progetti hardware e software mirati”.
L’impegno di Calderan si dipana quindi su diversi fronti dell’open hardware e questo lo distingue dalla maggioranza dei colleghi-maker, che preferiscono specializzarsi su una singola piattaforma. Alla base di tutto c’è la convinzione che l’open hardware avrà certamente successo anche in Italia. “È il futuro che deve arrivare – commenta Calderan – anche se come al solito con molto ritardo rispetto ad altri Paesi. Arduino è un prodotto al 100% italiano ed è un successo mondiale senza precedenti da almeno sei anni, ma in Italia Arduino sta cominciando a ‘balbettare’ da poco. C’è qualcosa che non va…”
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Articolo di Francesco Pignatelli, editor di MakeTank (www.maketankitaly.it)
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