Venezia e la privacy: sanzioni per eccessiva raccolta di dati personali da parte del Comune

Il sistema di raccolta dati e le categorie coinvolte
Il sistema di raccolta dati adottato dal Comune di Venezia ha previsto la richiesta di informazioni personali a un numero considerevole di persone che accedono alla città, comprese categorie solitamente esentate dalla tassa di ingresso. Oltre ai turisti occasionali soggetti al pagamento del ticket, sono stati coinvolti anche studenti, pendolari, residenti temporanei e persone che si recano per motivi sanitari. Questi soggetti, pur non dovendo corrispondere alcuna somma, hanno comunque dovuto fornire dati sensibili quali domicilio e motivazione della visita, con modalità ritenute dal Garante della privacy non conformi ai principi di minimizzazione e proporzionalità della raccolta dati.
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Le categorie effettivamente esentate dal pagamento e dalla raccolta dati risultano essere molto più ristrette: nati a Venezia, residenti nella regione Veneto, portatori di disabilità e i loro accompagnatori, bambini al di sotto dei 14 anni, nonché appartenenti alle forze armate, di polizia e ai vigili del fuoco. Questi gruppi hanno avuto accesso libero senza dover comunicare informazioni personali o sostenere alcun costo. Tuttavia, la generalizzazione dell’obbligo di registrazione ha interessato una platea ben più ampia rispetto alle reali esenzioni previste, comportando una raccolta e conservazione non giustificata di dati personali.
La metodologia adottata, quindi, ha posto numerose persone in una condizione di dover “pagare” in termini di privacy, anche quando lo status giuridico o la finalità della loro presenza in città non lo avrebbe richiesto, mettendo in luce una criticità gestionale e normativa che ha dato spunto a successive verifiche e sanzioni da parte delle autorità competenti.
Le motivazioni del Garante della privacy e la sanzione
Il Garante per la protezione dei dati personali ha motivato la sanzione nei confronti del Comune di Venezia sottolineando l’assenza di una reale necessità di raccogliere dati personali così estesi e dettagliati. La chiave dell’irregolarità risiede nella mancata definizione di un limite quantitativo massimo di ingressi in città correlato al sistema di ticketing. Senza un tetto chiaro sull’afflusso dei visitatori, la raccolta massiccia di informazioni personali non può essere giustificata come strumento per il controllo o la gestione del flusso turistico.
In assenza di criteri precisi e restrittivi, la richiesta di dati quali domicilio e motivo del soggiorno è stata valutata come sproporzionata rispetto all’obiettivo dichiarato del Comune, configurando una violazione del principio di minimizzazione previsto dal Regolamento Europeo GDPR. La mancata trasparenza e la mancanza di una concreta necessità hanno così determinato il rigetto della legittimità del trattamento dati effettuato.
Nonostante la gravità della violazione, la sanzione pecuniaria inflitta ammonta a 10.000 euro, cifra contenuta rispetto all’idea iniziale di una multa ben più elevata, quantificata in 20 milioni di euro. Questo ridimensionamento è stato possibile grazie alla collaborazione dimostrata dall’amministrazione comunale nel correggere le procedure e nell’impegnarsi a tutelare in modo più rigoroso la privacy delle categorie esenti dal pagamento del ticket.
Il caso di Venezia riporta al centro del dibattito pubblico la delicata gestione del bilanciamento tra monitoraggio dei flussi turistici e rispetto dei diritti fondamentali alla protezione dei dati personali, evidenziando quanto sia cruciale una normativa chiara e applicata con rigore per evitare abusi e inutili raccolte di informazioni sensibili.
Il funzionamento e gli effetti del ticket di ingresso a Venezia
Il ticket di ingresso a Venezia è stato introdotto dal Comune per contenere l’impatto dell’overtourism, mirando a regolare i flussi soprattutto nei momenti di maggiore affluenza. Rivolto esclusivamente ai turisti giornalieri, il contributo prevede una tariffa di 5 euro per chi visita la città in un’unica giornata tra le 8:30 e le 16:00, che aumenta a 10 euro per prenotazioni inferiori a quattro giorni. L’intento dichiarato è di incentivare la visita in periodi meno affollati e garantire una gestione più sostenibile del turismo.
Nel 2024 la misura è stata applicata per 29 giorni, durante i quali 484mila ingressi sono stati soggetti al ticket, generando un introito complessivo di 2,4 milioni di euro. I visitatori esenti, appartenenti a specifiche categorie, sono stati circa 3 milioni. Grazie a questo esperimento, nel 2025 i giorni di applicazione sono stati estesi a 54, con un totale di 5,4 milioni di euro incassati.
Pur non configurandosi come una tassa a scopo di lucro, il contributo si configura anche come compensazione delle spese di gestione e manutenzione dei servizi pubblici gravati dall’eccessivo afflusso turistico. Il sindaco Luigi Brugnaro ha ribadito l’obiettivo di spostare l’afflusso turistico verso periodi meno critici, facilitando una distribuzione più equilibrata dei visitatori e una maggiore tutela del patrimonio cittadino.
Il sistema evidenzia però una complessità gestionale che dovrà essere monitorata nel tempo per valutarne l’efficacia, anche in relazione alla necessità di conciliare equità, sostenibilità e rispetto della privacy, elementi ormai imprescindibili nella gestione del turismo urbano moderno.
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