Vaping e disinformazione sanitaria in Europa: il commissario europeo sotto accusa per comunicazioni errate

dichiarazioni del commissario europeo sulla salute e i nuovi prodotti a base di nicotina
Le dichiarazioni del commissario europeo per la salute Olivér Várhelyi sulle sigarette elettroniche e i prodotti alternativi a base di nicotina sollevano preoccupazioni rilevanti in ambito istituzionale e scientifico. Nel documento divulgato il 16 luglio, associato alla proposta della Commissione europea per una nuova tassazione di questi prodotti, il commissario ha equiparato i rischi per la salute derivanti da tali dispositivi a quelli delle sigarette tradizionali, una presa di posizione netta e controversa.
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Secondo Várhelyi, i cosiddetti “nuovi prodotti a base di tabacco e nicotina” includono elementi quali il tabacco riscaldato, le sigarette elettroniche e le bustine di nicotina, per i quali ancora mancherebbe una regolamentazione specifica all’interno della Direttiva europea vigente. La sua affermazione si fonda sul rapporto 2021 del Comitato scientifico per la salute, l’ambiente e i rischi emergenti, che sottolinea l’assenza di livelli sicuri di consumo di nicotina o tabacco.
Nel rispondere a un’interrogazione parlamentare, il commissario ha ribadito che questi prodotti presentano rischi per la salute comparabili a quelli dei tradizionali prodotti da fumo, citando anche il loro crescente uso tra i giovani e il potenziale effetto di “innesco” verso il fumo classico. Ha inoltre auspicato che l’incremento delle imposte su tali dispositivi possa limitarne l’attrattiva come alternativa al tabacco.
Questa posizione sembra implicare un rifiuto del concetto di riduzione del danno, privilegiando invece un approccio restrittivo basato su un principio di precauzione, che rischia di accentuare la confusione tra consumo di nicotina e fumo dannoso, senza riconoscere le evidenze scientifiche che distinguono nettamente i profili di rischio.
reazioni scientifiche e politiche alle affermazioni del commissario
Le dichiarazioni di Olivér Várhelyi hanno immediatamente suscitato critiche forti e articolate da parte di comunità scientifiche e rappresentanti politici europei. Un ampio fronte di esperti ha evidenziato come la posizione espressa dal commissario ignori evidenze consolidate che mostrano una significativa riduzione del rischio associato ai prodotti non combustibili, specialmente le sigarette elettroniche.
Il cardiologo greco Konstantinos Farsalinos, una voce autorevole nel campo della riduzione del danno da fumo, ha stigmatizzato la decisione dell’Ue di equiparare i dispositivi a rischio minore al tabacco tradizionale, definendo la scelta come una grave negazione della realtà scientifica, che stima una diminuzione del rischio superiore al 95% rispetto al fumo convenzionale.
Dal punto di vista politico, tre eurodeputati svedesi del gruppo Conservatori e riformisti europei (ECR) hanno formalmente interrogato la Commissione, esigendo chiarimenti sulle basi scientifiche e sulla legittimità delle affermazioni di Várhelyi. La loro iniziativa sottolinea la necessità di una posizione comunitaria più trasparente e fondata su dati oggettivi, piuttosto che su mere presunzioni o posizioni ideologiche.
La risposta ufficiale, inviata dall’ufficio del commissario, ha confermato la linea dura, ribadendo che i nuovi prodotti a base di nicotina rappresentano «un rischio per la salute pubblica» e alimentano la dipendenza tra i giovani, senza distinguere adeguatamente tra i diversi livelli di danno associati.
L’intervento ha provocato dure reazioni anche da parte dei consumatori e delle associazioni di categoria. Michael Landl, direttore di World Vapers’ Alliance, ha denunciato una strategia basata sulla disinformazione istituzionale, sottolineando come tale equiparazione rappresenti un sostanziale ostacolo alla riduzione del tabagismo e alla tutela della salute pubblica.
impatti sulla politica europea e sulla percezione pubblica del vaping
Le scelte politiche adottate a livello europeo in relazione al vaping evidenziano una crescente difficoltà nel bilanciare salute pubblica e innovazione nel campo della riduzione del danno da fumo. La posizione espressa dal commissario europeo Olivér Várhelyi influenza direttamente le strategie regolatorie, spingendo verso un inasprimento fiscale e normativo nei confronti di dispositivi come le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato. Questo approccio tende a equiparare tali prodotti al tabacco combusto, nonostante le prove scientifiche che ne attestano un profilo di rischio significativamente inferiore.
Tale impostazione contribuisce a consolidare una percezione pubblica distorta, dove il vaping viene visto come un pericolo pari o addirittura maggiore rispetto al fumo tradizionale. Il risultato è un clima di informazione confusa, che alimenta la paura e scoraggia i fumatori dall’adottare alternative meno dannose, vanificando così gli sforzi di riduzione del danno a livello comunitario.
Inoltre, l’innalzamento delle imposte sui prodotti a base di nicotina non combustibile rischia di aumentare la spesa per i consumatori, rendendo meno accessibili a chi desidera smettere di fumare strumenti efficaci e supportati dai dati. Questo contesto normativo rigido si traduce in un potenziale rallentamento nell’adozione diffusa di tecnologie meno nocive, con impatti negativi sulla salute pubblica e sull’obiettivo UE di riduzione del tabagismo complessivo.
Le tensioni generate da queste politiche si riflettono anche nella polarizzazione tra istituzioni e comunità scientifica, che richiede un approccio basato su evidenze rigorose piuttosto che su linee ideologiche. Senza un cambiamento di rotta, la strategia europea rischia di divenire controproducente, favorendo il mantenimento delle vecchie abitudini invece di promuovere una transizione consapevole verso soluzioni meno dannose.
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