Vanna Marchi e Stefania Nobile rispondono alle campagne d’odio sui social media
Vanna Marchi e Stefania Nobile querelano per diffamazione
Vanna Marchi e la figlia Stefania Nobile hanno intrapreso un’azione legale per contrastare gli attacchi subiti sui social media, presentando una querela per diffamazione aggravata presso la procura di Milano. Questa decisione scaturisce da un commento ritenuto offensivo e inaccettabile, pubblicato da un utente anonimo. Le due donne hanno chiarito in una nota ufficiale che hanno già scontato la pena, dopo un processo di grande rilevanza mediatica, e dichiarano di condurre le loro vite come normali cittadini, lavorando onestamente.
Nel comunicato, Marchi e Nobile sottolineano che le accuse fatte nei loro confronti non sono solo ingiuriose ma anche gravemente calunniose. Affermano di non tollerare affermazioni false e dannose che mettono in discussione la loro integrità e reputazione. La querela è quindi motivata dal desiderio di difendere la propria dignità personale e professionale, evidenziando la necessità di proteggersi dalle **campagne di odio** che possono derivare da tali affermazioni infondate.
I commenti diffamatori sui social
Il caso è emerso in seguito a un commento particolarmente offensivo pubblicato sul profilo di un noto locale milanese, frequentato da Vanna Marchi e Stefania Nobile. L’utente, identificato con il nickname “Tonisixsnine”, ha rilasciato una dichiarazione alla quale le due donne hanno immediatamente reagito. Nel suo post, risalente al 6 dicembre, il commentatore ha accusato le destinatarie di un presunto coinvolgimento in attività illecite, qualificando il denaro guadagnato come “denaro rubato” e insinuando che fosse oggetto di riciclaggio.
Al di là del linguaggio volgare utilizzato, le affermazioni contenute nel commento sono state giudicate da Marchi e Nobile come gravemente diffamatorie. L’accusa, che le vede coinvolte in una rete di riciclaggio e truffa, trascende il semplice insulto, andando a compromettere la loro reputazione. Le due donne hanno puntualizzato che le insinuazioni circa il loro operato commerciale sono infondate e pericolose, rischiando di alimentare una percezione pubblica negativa e ingiustificata.
In sostanza, l’accusa di essere “fantomatiche commercianti” dedite a crimini gravi ha raggiunto un livello di gravità tale da motivare la loro risposta legale. Marchi e Nobile hanno chiesto esplicitamente alle autorità di identificare l’autore del post e di perseguire penalmente le insinuazioni calunniose, ponendo l’accento sull’importanza di combattere l’odio e la disinformazione nei contesti online.
La denuncia contro l’utente Antonio
Il passo successivo da parte di Vanna Marchi e Stefania Nobile si concretizza nella richiesta di denuncia formale nei confronti dell’utente che ha pubblicato tali affermazioni. L’utente in questione, conosciuto col nickname “Tonisixsnine”, è stato citato per il suo commento diffamatorio sulla pagina di un celebre locale milanese, che conta un vasto seguito di oltre 259 mila follower. Le accuse e l’insinuazione di pratiche illecite hanno colpito profondamente entrambe, spingendole a agire legalmente per proteggere la loro reputazione e dignità.
La denuncia, redatta dall’avvocato Davide Steccanella, specifica chiaramente che l’intento è di portare l’utente davanti agli organi competenti per chiarire la gravità delle affermazioni fatte. Marchi e Nobile considerano che tali commenti, che vanno oltre la mera offesa verbale, costituiscono una forma di diffamazione aggravata. Infatti, l’utente non solo ha utilizzato un linguaggio volgare, ma ha anche attribuito a entrambe la responsabilità di una serie di reati, insinuando che avrebbero condotto un’attività commerciale per il riciclaggio di denaro di dubbia provenienza.
In questa fase, l’attenzione è focalizzata sull’identificazione dell’utente e sui passi legali necessari per procedere contro di lui. Marchi e Nobile sperano che il riconoscimento di tali atti offensivi possa rappresentare un deterrente per future campagne diffamatorie, contribuendo così a preservare la loro integrità in un contesto frequentemente avvelenato da insulti e maldicenze. La loro azione legale mira, pertanto, non solo a ottenere giustizia per se stesse, ma anche a richiamare l’attenzione su una questione più ampia legata alla responsabilità e all’accountability nell’ambito dei social media.
Rischi di campagne d’odio e risposte legali
Vanna Marchi e Stefania Nobile hanno espresso preoccupazione per le conseguenze devastanti che commenti diffamatori come quelli pubblicati da “Tonisixsnine” possono avere sulla loro vita personale e professionale. Le due donne denunciano che affermazioni infondate sugli illeciti da esse commessi non solo ledono la loro reputazione, ma possono anche innescare vere e proprie campagne d’odio nei loro confronti. Secondo quanto riportato, tale dinamica rischia di generare una percezione pubblica distorta e potenzialmente pericolosa, alimentando un clima di ostilità ingiustificata.
Marchi e Nobile hanno chiarito che simili affermazioni non sono da considerarsi meri insulti, poiché implicano la loro responsabilità in serie di reati gravi, incluso il presunto riciclaggio di denaro. Di fronte a tutto ciò, hanno deciso non solo di difendersi legalmente, ma anche di richiedere interventi da parte delle autorità competenti per arginare la diffusione di disinformazione nei social media. La querela si configura quindi come un campanello d’allarme per quanti pensano di poter diffondere notizie false senza ritenersi responsabili.
Le loro intenzioni vanno oltre la mera vendetta contro un commento lesivo: si tratta di un appello alla responsabilità e alla sobrietà nell’uso dei social, strumenti ormai vitali nella comunicazione contemporanea. Marchi e Nobile intendono chiarire che le parole possono avere conseguenze gravi e che è fondamentale mantenere un certo rispetto per la verità e la dignità altrui nel dibattito pubblico.
La posizione di Vanna Marchi e della figlia
Vanna Marchi e Stefania Nobile si sono dichiarate determinati a tutelare la propria reputazione, affermando con fermezza che non tollereranno ulteriori attacchi infondati. In un comunicato, le due donne hanno ribadito che le insinuazioni che le riguardano sono inconsistente e profondamente ingiuste. Hanno evidenziato che, nonostante il passato legale complesso, hanno scontato la pena e, da tempo, conducono la propria vita in modo onesto, come chiunque altro. Sottolineano che l’ingiustificata riproposizione di accuse deve essere contrastata in modo incisivo, non solo per loro stesse, ma anche per tutti coloro che possono diventare bersagli di campagne diffamatorie sui social.
Marchi e Nobile hanno anche fatto riferimento ai rischi associati a questo tipo di attacchi, sostenendo che tali affermazioni possono avere ripercussioni ben oltre il danno immediato alla loro immagine pubblica. Infatti, la loro integrità e quella dei loro cari possono essere messe a repentaglio. Hanno espresso preoccupazione per l’ecosistema di disinformazione che circola online, che consente a chiunque di esprimere giudizi gravemente dannosi senza alcuna accountability.
La loro posizione è chiara: non si tratta solo di una questione legale, ma di un principio che riguarda il rispetto reciproco e la verità. Vanno oltre la difesa personale, mirando a sensibilizzare il pubblico e le autorità sull’importanza di un uso responsabile dei mezzi di comunicazione moderni. Infine, sperano che la loro iniziativa legale possa fungere da esempio e contribuire a creare un ambiente online più sano, dove le affermazioni siano supportate da prove e non da pregiudizi o malintesi.