Infanzia e radici familiari
Vanessa Incontrada, attrice e presentatrice amata dal pubblico, condivide ricordi significativi della sua infanzia, un periodo che ha profondamente influenzato la sua vita. Nata a Barcellona, si è trasferita a Follonica con i genitori, un cambiamento dettato dall’avvio di un’attività commerciale: “Mio padre al militare conobbe un amico e decisero di aprire un’azienda, facevano pupazzi di tela e facevano i mercati.” Questo nuovo percorso di vita ha comportato non solo un trasferimento fisico ma anche una ridefinizione del concetto di famiglia e di lavoro.
Dopo la separazione dei genitori, sua madre tornò a Barcellona mentre suo padre continuò l’attività di venditore. “Oggi il papà ha un negozio a Follonica e fa i mercati: ‘Abbiamo un negozio, si chiama Incontrada per voi. È di mio padre, che continua a fare anche le bancarelle e io vado quando posso.'” Questa eredità commerciale ha lasciato un’impronta indelebile nella sua anima, tanto che Vanessa confessa di amare il contatto con il pubblico e la vendita.
Un’esistenza segnata dalla strada e dal mercato ha caratterizzato la sua infanzia: “Da bambina dormivo sotto la bancarella perché i miei genitori lavoravano e io dovevo stare lì con loro, tante volte facevano le notti e dormivo lì sotto.” Questo legame con la vendita e l’ospitalità non è solo un ricordo, ma un modello di vita che ha alimentato la sua crescita personale e professionale. “Ho una vita davvero particolarissima.”
Adolescenza e vita a Barcellona
Durante la sua adolescenza, Vanessa Incontrada ha vissuto un periodo che ha fortemente influenzato la sua personalità e il suo sviluppo. Trasferitasi nella periferia di Barcellona, ha trascorso questi anni in un contesto urbano vitale ma complesso, dove ha imparato importanti lezioni di vita. “Viaggio da quando ho 5 anni,” racconta, esprimendo la sua esperienza di spostamenti costanti tra Follonica e Barcellona, un ritmo che ha accompagnato la sua crescita: “Le elementari le ho fatte a Follonica, le medie e il liceo in Spagna.” Le lunghe trasferte richiedevano organizzazione e adattamento, rendendola consapevole delle dinamiche della vita e del lavoro fin da giovane.
Nella periferia di Barcellona, Vanessa ricorda momenti di spensieratezza e socializzazione: “Stavo sempre in un parchetto, con tutti quelli del quartiere.” Lì, aveva costruito legami e amicizie che hanno arricchito la sua infanzia. “Ci passavamo l’estate e l’inverno.” Questo legame con il territorio e le persone ha consolidato in lei valori come l’istinto di protezione e lealtà, elementi che oggi riconosce come fondamentali nella sua vita personale e professionale.
La sua gioventù è stata segnata dalla ricerca di identità e appartenza, e le esperienze di vita nella periferia l’hanno aiutata a strutturare una mentalità resiliente. “L’istinto di strada infatti ce l’ho anche oggi, l’istinto di lealtà, di protezione,” confessa, riflettendo su come queste esperienze l’abbiano preparata ad affrontare le sfide della vita adulta. Con una profondità di pensiero che riflette la sua maturazione, Vanessa guarda indietro non solo come a un periodo di transizione, ma come a una fase cruciale in cui si è formata la donna e l’artista che è oggi.
L’esperienza nel commercio
La passione di Vanessa Incontrada per il commercio si radica profondamente nelle sue esperienze infantili. “Mi piace stare nel commercio, amo vendere,” afferma l’attrice, illustrando come questo amore sia cresciuto insieme a lei, radicato nei ricordi di una vita vissuta tra le bancarelle e i mercati. La sua infanzia, intrisa di impegni commerciali, ha plasmato non solo il suo approccio al lavoro, ma anche il suo modo di relazionarsi con gli altri.
Un episodio significativo della sua vita lavorativa recente risale all’estate scorsa, quando ha deciso di prendersi una pausa dai suoi impegni professionali per dedicarsi al negozio di famiglia: “L’anno scorso mi ero presa 3 mesi di pausa, avevo bisogno di staccare,” racconta, rivelando il legame emotivo che ha con il luogo. In un momento delicato della vita del padre, che ebbe un incidente in moto, Vanessa ha assunto le redini dell’attività: “Aprivo la bancarella, la montavo, la smontavo.” Questa scelta non solo evidenzia la sua disponibilità, ma anche la sua affezione per le radici familiari.
La presenza di Vanessa nel commercio non si limita a un dovere familiare, ma si configura come un vero e proprio ritorno alle origini. “Ho una vita davvero particolarissima,” dice, riflettendo su come il suo passato l’abbia preparata a raccogliere le sfide del presente. Nel suo spirito di venditrice, si intravede un desiderio genuino di connessione con le persone che la circondano, una dimostrazione di come ogni esperienza vissuta abbia contribuito a forgiare la sua identità.
In questo contesto, la bancarella non è solo un luogo di lavoro, ma un simbolo di vita, di interazione sociale e di tradizione. Ogni giorno passato tra i mercati è un tassello di un mosaico che racconta non solo la sua storia, ma anche quella della sua famiglia. “Sono cresciuta così,” conclude, sottolineando quanto il commercio abbia giocato un ruolo fondamentale nella sua storia personale e professionale.
La maternità di Vanessa
La maternità è un capitolo cruciale nella vita di Vanessa Incontrada, che l’ha trasformata non solo come individuo ma anche nel suo approccio alla vita e al lavoro. “Sono in un momento della mia vita in cui cerco protezione,” afferma, rivelando le sfide emotive che affronta come madre di Isal, il suo unico figlio, avuto con il compagno Rossano Laurini. Questo legame profondo ha generato in Vanessa una consapevolezza della fragilità e della bellezza della crescita dei propri figli.
Il rapporto con Isal, che ha già compiuto 16 anni, è contraddistinto da sentimenti di ansia e di orgoglio: “Sto vivendo male la sua crescita.” Le difficoltà nell’accettare l’indipendenza del ragazzo la portano a riflessioni profonde sulla maternità e sull’educazione. “È giusto che faccia le sue scelte, che cominci ad uscire e ad avere la sua indipendenza,” spiega, mentre l’idea di perdere il controllo sulla vita di Isal la preoccupa. Questa dicotomia tra la necessità di proteggere e il riconoscimento del bisogno di libertà del figlio anima il suo discorso, rivelando una vulnerabilità autentica.
La transizione verso l’età adulta del giovane ha comportato delle sfide, in particolare riguardo alla sua crescente libertà. “La lotta per il motorino c’è stata, perché io non volevo, ma alla fine ha il motorino,” condivide, mostrando come, nonostante le sue riserve, si trovi ad adattarsi ai desideri e alle necessità del figlio. Queste esperienze di apprendimento reciproco riflettono un viaggio di crescita per entrambi, in cui Vanessa cerca di condividere le sue paure senza trasmettere l’angoscia che prova.
La maternità, quindi, è per Vanessa un processo di continua evoluzione, un’opportunità per esplorare le sue emozioni e per costruire un rapporto solido e sano con Isal. Le sue parole risuonano con una sincerità disarmante e mettono in luce il legame speciale che esiste tra madre e figlio, un legame che, pur attraversando alti e bassi, rimane indissolubile.
Le sfide del rapporto con il figlio
Nel corso di questa fase della sua vita, Vanessa Incontrada si confronta con le emozioni legate alla crescita di suo figlio Isal, il quale ha recentemente compiuto 16 anni. La transizione verso l’età adulta del giovane suscita in lei una serie di sentimenti contrastanti, tra ansia e orgoglio: “Sto vivendo male la sua crescita.” Questo sentimento si radica nella difficoltà di accettare la crescente indipendenza di Isal, nonché il desiderio di protezione che ogni genitore nutre per il proprio figlio.
Vanessa esprime la sua preoccupazione per non avere più il controllo sulla vita del ragazzo: “Non avere più il controllo mi fa stare male.” Le sfide educative che emergono in questa fase, come la necessità di permettere a Isal di prendere decisioni autonome, si rivelano complesse. Vanessa desidera che il figlio possa esplorare il mondo e formarsi come individuo, ma nel contempo teme di non riuscire a gestire questa evoluzione. “Spero che lui non viva questa angoscia che ho io,” confida, esprimendo un genuino desiderio di non trasmettere le proprie paure al ragazzo.
La lotta interiore che vive si riflette anche nel contesto quotidiano: “La lotta per il motorino c’è stata, perché io non volevo, ma alla fine ha il motorino.” Questo episodio rappresenta un simbolo della crescente autonomia di Isal e della necessità per Vanessa di adattarsi ai cambiamenti. La sua vulnerabilità emerge chiaramente, segnalando quanto sia difficile per lei vedere il figlio diventare sempre più indipendente.
Vanessa si impegna a sostenere Isal nella sua crescita, riconoscendo il valore del suo sviluppo personale. “Vorrei che non mi succedesse questa cosa. La vivo malissimo,” ammette, accogliendo le sue emozioni e cercando di trovare un equilibrio tra protezione e libertà. La maternità, in questo contesto, non è solo un ruolo, ma un percorso di apprendimento reciproco che sfida tanto lei quanto il suo bambino e che riflette, in fondo, la bellezza e la complessità della relazione madre-figlio.