Usufrutto e nuda proprietà vendita rischiano doppia tassazione secondo le nuove indicazioni dell’Agenzia delle Entrate

trattamento fiscale separato di usufrutto e nuda proprietà
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La compravendita separata di usufrutto e nuda proprietà su uno stesso immobile comporta un trattamento fiscale distinto per ciascuno di questi diritti reali. Pur essendo strettamente legati nella titolarità complessiva dell’immobile, usufrutto e nuda proprietà mantengono una netta autonomia giuridica che si riflette anche nella determinazione degli obblighi tributari. L’usufruttuario gode del diritto di utilizzare e trarre utilità dal bene, mentre il nudo proprietario detiene il titolo giuridico, ma non può disporre pienamente del bene fino alla cessazione dell’usufrutto. Questo dualismo giustifica che, anche se la vendita avviene in un unico atto, ogni trasferimento debba essere considerato fiscalmente come un negozio autonomo.
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In termini pratici, il corrispettivo ricevuto dalla cessione dell’usufrutto viene qualificato come reddito diverso, ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera h) del TUIR. La vendita del diritto di godimento genera quindi un reddito assimilato ad altri redditi diversi, non riconducibili né a redditi da capitale né ad attività d’impresa o professionale, e soggetto a tassazione secondo gli ordinari scaglioni IRPEF.
Al contrario, il prezzo realizzato con la vendita della nuda proprietà si inquadra nella disciplina delle plusvalenze immobiliari. Secondo l’articolo 67, comma 1, lettera b), e l’articolo 68 del TUIR, questa plusvalenza diventa imponibile se la cessione avviene entro cinque anni dall’acquisto o costruzione dell’immobile, salvo le eccezioni previste — ad esempio, l’abitazione principale o gli immobili acquisiti per successione. Tale distinzione è fondamentale per valutare il corretto trattamento fiscale delle operazioni, evitando che si configurino situazioni di doppia tassazione ingiustificata, ma richiede una scrupolosa individuazione delle quote attribuite ai due diversi trasferimenti.
novità normative introdotte dalla legge di bilancio 2024
La Legge di Bilancio 2024 ha apportato significative modifiche alla disciplina fiscale che interessa la compravendita di beni immobili, con un impatto diretto sulla tassazione di usufrutto e nuda proprietà. In particolare, l’articolo 67 del TUIR è stato rivisitato per chiarire e rafforzare i criteri con cui si qualificano e si tassano i redditi diversi derivanti dalla cessione di immobili e dei relativi diritti reali.
Una delle principali novità riguarda l’estensione del periodo minimo di possesso per l’esenzione da plusvalenze, fissato ora a cinque anni anche per i beni ricevuti per donazione, calcolando tale termine a partire dalla data di acquisto originaria del donante. Inoltre, la normativa conferma che il reddito derivante dalla cessione onerosa di diritti reali di godimento, come l’usufrutto, rientra nella categoria dei redditi diversi, escludendo quindi la possibile applicazione di regimi fiscali semplificati riservati ad altre tipologie di reddito quali quelli da capitale o d’impresa.
Questa evoluzione normativa tende a consolidare la necessità di valutare separatamente ciascun trasferimento quando usufrutto e nuda proprietà sono oggetto di vendita contestuale. Ne deriva un inasprimento della compliance fiscale a carico dei contribuenti, chiamati ad applicare correttamente regole distinte per la determinazione e la dichiarazione dei redditi prodotti da ciascun negozio.
La Legge di Bilancio 2024 impone una maggiore attenzione nel monitoraggio temporale del possesso e nella qualificazione giuridico-fiscale delle operazioni immobiliari, al fine di evitare contestazioni e adeguarsi all’interpretazione rigorosa dell’Agenzia delle Entrate.
indicazioni della cassazione e implicazioni operative per le parti coinvolte
La Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi sulle implicazioni fiscali e giuridiche della cessione separata di usufrutto e nuda proprietà, confermando l’autonomia negoziale e tributaria dei due trasferimenti. Attraverso diverse pronunce, come le ordinanze n. 7154/2021 e 11922/2021, la Suprema Corte ha stabilito che, pur essendo stipulati nell’ambito dello stesso atto, usufrutto e nuda proprietà configurano due negozi distinti e indipendenti, con trattamento fiscale separato.
Questa impostazione impedisce di applicare una tassazione unica o unificata, poiché non sussiste un nesso funzionale oggettivo tra le due operazioni, ma solo una collegamento volontario delle parti. Conseguentemente, ciascun trasferimento è soggetto alle proprie imposte di registro, ipotecarie e catastali, con obblighi dichiarativi e fiscali autonomi.
Dal punto di vista operativo, venditori e acquirenti devono pertanto valutare attentamente gli effetti fiscali. Il cedente dell’usufrutto dovrà includere il corrispettivo percepito come reddito diverso nella propria dichiarazione, applicando l’imposizione progressiva IRPEF, mentre il venditore della nuda proprietà dovrà considerare la possibile tassazione della plusvalenza se l’alienazione si verifica entro cinque anni dall’acquisto originario.
Inoltre, gli acquirenti dovranno assoggettare ciascun acquisto alle imposte d’atto specifiche, rispettando le aliquote e le basi imponibili relative a ciascun diritto reale, evitando errori nell’adempimento tributario dovuti alla percezione erronea di un’unica operazione.
Questi indirizzi giurisprudenziali, richiamati puntualmente dall’Agenzia delle Entrate, sottolineano l’importanza di un approccio fiscale rigoroso e distinto nella gestione delle compravendite frazionate, incrementando la compliance e riducendo il rischio di contenziosi tributari.
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