Usare il cellulare in auto alla guida è sempre più un pericolo e causa di incidenti per i guidatori ma anche per i pedoni nonostante le gravi multe e sanzioni
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L’uso del cellulare sulle strade continua a provocare incidenti e causare vittime. In Italia, così come in altri Paesi, le autorità hanno cercato di arginare il fenomeno attraverso l’introduzione della patente a punti. Nonostante i provvedimenti adottati dai vari Stati e le continue campagne di sensibilizzazione, tuttavia, il problema non sembra risolto. Secondo l’Università dello Stato dell’Ohio, dal 2005 al 2010 sono raddoppiati gli incidenti che hanno coinvolto pedoni distratti dall’uso di un cellulare.
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Data l’importanza del tema, l’ateneo non è stato il primo a occuparsene. Qualche settimana fa, proprio nel nostro Paese, il Centro Studi e Documentazione della compagnia assicurativa Direct Line aveva divulgato i risultati di un’interessante ricerca che analizzava il comportamento degli automobilisti nei confronti di pedoni, ciclisti e motociclisti. Una rilevazione dello sguardo dei guidatori – effettuata con tecnologia eye tracking – ha dimostrato che, rispettivamente, il 4, il 22 e il 15% di questi soggetti non viene percepito dall’occhio di chi guida un’auto.
Un dato molto elevato che, se aggiunto a quello emerso dalla ricerca statunitense, delinea un quadro preoccupante. Tornando ai risultati emessi dall’Ohio State University e pubblicati sulla rivista Accident analysis and prevention, infatti, si può vedere come il fattore di rischio non sia causato solo dalla distrazione degli automobilisti, ma anche da quella dei pedoni stessi.
Le persone che hanno riportato dei danni tali da finire in ospedale per cure o accertamenti in seguito a un incidente provocato dall’uso del telefonino sono raddoppiate nel corso di 5 anni, arrivando a toccare i 1.500 individui nel 2010. A questi vanno aggiunti quelli – non quantificabili – coinvolti in incidenti che non hanno richiesto l’intervento della sanità. A rendere ancora più drammatica la situazione c’è l’attestazione della fascia d’età più colpita da questo fenomeno, quella compresa tra i 16 e i 25 anni.
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