Until Dawn PS5: perché il remake non soddisfa le aspettative dei fan
Ritorno a Blackwood Pines: La storia di Until Dawn
La storyline di Until Dawn ci riporta all’inquietante scenario di Blackwood Pines, dove la famiglia Washington possiede una baita immersa nella foresta canadese, il contesto ideale per feste memorabili, ma anche per drammatici eventi. Iniziamo con l’incidente tragico che segna l’inizio della narrazione: Hannah Washington, oberata dal dolore e dall’umiliazione dopo uno scherzo crudele dei suoi amici, si allontana nella notte, seguita dalla sorella gemella Beth. Tragicamente, entrambe cadono in un dirupo, un evento che segna profondamente i loro amici.
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Questa premessa drammatica è solo l’inizio di una storia che si costruisce attorno a scelte ed interazioni. Gli amici delle due ragazze, tra cui Josh Washington, il fratello delle vittime, vengono riuniti in occasione di una festicciola in quella stessa baita, senza pertanto poter evitare il confronto con i fantasmi di un passato tragico. La narrativa si sviluppa attraverso una serie di eventi interattivi che pongono i giocatori di fronte a dilemmi morali e situazioni ad alta tensione. La possibilità di influenzare le scelte dei personaggi rende ogni replay potenzialmente unico, con finali diversi a seconda delle decisioni prese.
La struttura del gioco combina elementi di horror classico e avventura interattiva, invitando i giocatori a esplorare ambienti dettagliati e a rispondere ad eventi che si susseguono rapidi. Fino dal suo lancio originale nel 2015, Until Dawn si è distinto per la sua capacità di amalgamare il gameplay con una narrazione profonda e coinvolgente, mettendo in gioco i temi della paura, della perdita e della redenzione. Ogni personaggio, con peculiarità e storie personali, rappresenta un diverso aspetto dell’umanità e della reazione all’orrore, rendendo l’immedesimazione ed il coinvolgimento emotivo elementi chiave dell’esperienza ludica.
Il gioco riesce a stimolare una forte connessione tra i giocatori e i protagonisti, trasformando ogni decisione in una questione di vita o di morte. Mentre esplorano la baita e le sue immediate vicinanze, i giocatori devono affrontare le conseguenze delle loro scelte, mantenendo una tensione costante. Questo approccio narrativo sta alla base dell’immenso fascino di Until Dawn, un gioco che, pur essendo un titolo di horror interattivo, riesce a colpire nel profondo, rendendo ogni interazione e ogni azione di fondamentale importanza nella definizione del destino dei protagonisti.
Le novità del remake: Cosa è cambiato?
Il remake di Until Dawn per PS5 e PC porta con sé un insieme di modifiche significative che potrebbero sorprendere anche i più fedeli appassionati del titolo originale. In primis, l’inizio della storia è stato quasi interamente riscritto: le cutscene sono state rielaborate e arricchite da quick-time events (QTE) nuovi, aggiungendo un livello di interattività che intenzionalmente coinvolge maggiormente il giocatore fin dai primi momenti. Inoltre, sono stati introdotti nuovi finali sbloccabili e una scena inedita che suggerisce possibili sviluppi futuri per la saga, alimentando le speranze di un sequel che potrebbe espandere ulteriormente l’universo narrativo di Until Dawn.
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Un altro cambiamento degno di nota riguarda la telecamera. Abbandonando le inquadrature fisse del passato, ora i giocatori possono controllare i personaggi attraverso una visuale ad altezza spalla, offrendo un’esperienza più coinvolgente, almeno in teoria. Questo cambio di prospettiva mira a migliorare l’interazione con gli ambienti, eppure, in fase di gioco, la nuova telecamera può rivelarsi frustrante. Le animazioni dei movimenti non sempre risultano fluide e, in certe situazioni, è anche presente un leggero input lag che influisce negativamente sull’esperienza di controllo dei personaggi.
Per quanto riguarda la grafica, l’utilizzo dell’Unreal Engine 5 porta senz’altro vantaggi, come un sistema d’illuminazione migliorato e una palette di colori più calda, che conferisce agli ambienti una maggiore visibilità e immersione. I volti dei personaggi sono stati rimodellati e la risoluzione delle texture è stata notevolmente elevata. Tuttavia, è possibile notare difetti strutturali in questo aspetto, con un frame rate bloccato a 30 fps che risulta inaspettato, considerato che l’edizione originale di Until Dawn, giocata in retrocompatibilità su PS5, raggiunge prestazioni migliori.
In aggiunta, i totali premonitori sono stati riorganizzati, offrendo così un nuovo modo di esplorare le anticipazioni sugli eventi futuri. Tuttavia, la necessità di maneggiare i totem per attivare le loro visioni può risultare macchinosa e frustrante, una scelta che non sembra migliorare l’esperienza degli utenti che già conoscono i meccanismi originali del gioco. È chiaro che, mentre ci sono stati tentativi di rinfrescare il materiale esistente, molte delle modifiche non riescono a risaltare come avrebbero dovuto, lasciando alcuni giocatori con la sensazione che il lavoro svolto non rispecchi le aspettative generate da un vero e proprio remake.
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Aspetti tecnici: Pro e contro del nuovo motore grafico
L’adozione dell’Unreal Engine 5 in questo remake di Until Dawn sta portando a risultati contrastanti: sebbene il nuovo motore grafico prometta un’esperienza visiva all’avanguardia, ci sono diversi aspetti da considerare. Da un lato, il comparto visivo è indubbiamente impressionante, grazie a un sistema d’illuminazione avanzato che migliora notevolmente l’atmosfera del gioco. L’illuminazione è particolarmente efficace durante le sequenze diurne e notturne, contribuendo a rendere l’ambiente di Blackwood Pines ancora più suggestivo e credibile.
Tuttavia, la transizione all’Unreal Engine 5 non è stata esente da problematiche. Il frame rate, fissato a 30 fotogrammi al secondo su PlayStation 5, lascia perplessi, soprattutto per un titolo che, in retrocompatibilità, riesce a raggiungere prestazioni superiori. Questo limite risulta particolarmente evidente nelle sequenze ad alta intensità, dove cali di frame rate possono compromettere l’esperienza di immersione. Inoltre, ci si aspetterebbe che un nuovo motore permettesse prestazioni più fluide, soprattutto considerando il miglioramento rispetto al passato.
Un altro aspetto che suscita critiche è l’utilizzo dell’effetto pellicola, che introduce un eccessivo rumore visivo, rovinando in parte l’impatto estetico del titolo. Anche l’aberrazione cromatica si fa notare e, sebbene possa essere un effetto artistico intenzionale, risulta più fastidiosa che gradevole. D’altro canto, la risoluzione alta delle texture e la nuova modellazione dei volti dei personaggi mostrano nettamente il potenziale dell’Unreal Engine 5, regalando ai protagonisti dettagliati e affascinanti, arricchendo di conseguenza le sequenze di interazioni emotive.
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In termini di interattività, ci sono stati miglioramenti nel settore della fisica e delle reazioni ambientali: la vegetazione reagisce ai movimenti dei personaggi e compaiono dettagli come le impronte sulla neve. Questi elementi possono rendere l’esplorazione più immersiva e tangibile. Eppure, nel complesso, sembra che Ballistic Moon non sia riuscita ad adottare completamente le potenzialità del motore, lasciando alcuni problemi di ottimizzazione che affliggono l’esperienza visiva.
In definitiva, sebbene ci siano stati alcuni passi avanti significativi nella presentazione e nell’illuminazione, le inefficienze legate al frame rate, ai difetti visivi e alla gestione delle animazioni possono compromettere l’appeal di questo remake. Presentare un titolo con tali problematiche tecniche nell’era di hardware tanto evoluto risulta, perciò, difficile da giustificare, e solleva interrogativi su quali standard si possano accettare per un titolo di questa rilevanza. La sensazione di incompletezza permea l’intera esperienza, rendendo difficile per i giocatori godere appieno degli elementi positivi introdotti dal remake.
Esperienza di gioco: Dinamiche e meccaniche rivisitate
Il remake di Until Dawn per PS5 e PC propone un’esperienza di gioco che, pur mantenendo i fondamenti dell’originale, introduce varie modifiche alle dinamiche e meccaniche che definiscono il titolo. In primo piano, c’è il rafforzamento dell’interattività, non solo attraverso la narrazione ramificata, ma anche con nuovi quick-time events (QTE) e sequenze che mirano a rendere il giocatore parte attiva dello svolgimento dell’azione. Questi elementi cercano di intensificare la tensione durante i momenti critici, permettendo decisioni rapide e rendendo ogni scelta ancora più carica di conseguenze.
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Il sistema di controllo ha subito un cambiamento significativo con l’introduzione della telecamera in terza persona. Se da un lato questa modifica permette di seguire i personaggi con uno sguardo più intimo e di apprezzare la rinnovata ambientazione, dall’altro ha suscitato diversi dubbi. Molti giocatori hanno riscontrato una certa rigidità e un input lag durante il movimento, rendendo a volte frustrante l’orientamento e la navigazione negli spazi angusti e dettagliati di Blackwood Pines. La sensazione di controllo che si vorrebbe avere non è sempre soddisfatta, e questo può spezzare il ritmo dell’immersione tanto ricercata nei giochi horror.
In aggiunta, la decisione di limitare i personaggi a una corsa molto meno rapida rispetto a quanto consentito nella versione originale ha suscitato ulteriori perplessità. Sebbene camminare possa contribuire a creare un’atmosfera più tesa, una corsa limitata può trasformare alcuni momenti di alta suspense in occasioni in cui la frustrazione prevale sulla tensione. La necessità di muoversi con più cautela nei momenti in cui un pericolo si avvicina può indebolire l’elemento di paura che il gioco ha costruito, rendendo il gameplay meno fluido di quanto ci si aspettasse.
Le dinamiche di esplorazione sono state rinnovate, ma non senza alcune critiche. I nuovi totem premonitori sono stati reintrodotti con un sistema di interazione più complesso che richiede ai giocatori di ‘manipolarli’ prima di svelare il loro significato. Sebbene questo possa essere inteso come un modo per rendere l’esperienza più riflessiva, risulta in realtà un incespicare inutile nei momenti di tensione. Chi aveva familiarità con il sistema originale potrebbe sentirsi penalizzato da questa modifica, considerando l’efficienza del metodo precedente.
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Nonostante le innovazioni introdotte, il cuore del gioco rimane fondamentalmente lo stesso: il coinvolgimento emotivo e le scelte cruciali. Ogni decisione continua a influenzare profondamente il destino dei protagonisti, però le nuove meccaniche introducono fragilità in quel delicato equilibrio. L’approccio più scrupoloso ha il potenziale di affascinare i nuovi arrivati, ma i veterani potrebbero trovare le modifiche detrattive rispetto alla sofisticata forma originale, in particolare nei frangenti di maggior carico emotivo. Occorre infine notare che, nonostante alcune innovazioni, l’esperienza complessiva del remake sembra non aver approfittato appieno delle potenzialità che potevano derivare da un rifacimento più deciso e revisionato, lasciando così una sensazione di opportunità mancata nella rivisitazione di un classico.
Conclusioni: Un’operazione insoddisfacente?
Analizzando il remake di Until Dawn, è evidente che il lavoro svolto da Ballistic Moon si configura più come una remaster che come un vero e proprio rifacimento. Sebbene l’adozione dell’Unreal Engine 5 porti con sé alcuni aspetti positivi, come un’illuminazione migliorata e texture rimodellate, il risultato finale lascia a desiderare. Le prestazioni tecniche sono sotto le aspettative, con un frame rate bloccato a 30 fps su PlayStation 5, palesemente inferiore rispetto alle prestazioni stabili della versione originale in retrocompatibilità.
La scelta di non mantenere le inquadrature fisse, che caratterizzavano l’atmosfera del titolo del 2015, ha ridotto l’impatto emotivo che tali visuali potevano offrire. Mentre la telecamera in terza persona potrebbe far sperare a un maggiore coinvolgimento, in realtà ha portato a problemi di controllo e input lag, rendendo frustrante l’esperienza di movimento nel mondo di gioco. In aggiunta, il design delle nuove meccaniche, come il sistema di interazione con i totem premonitori, risulta macchinoso e di scarso valore pratico rispetto al sistema originale.
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Un’altro punto da considerare è il costo del remake, fissato a 69,99 euro. Questo prezzo risulta ingiustificato alla luce delle modeste evoluzioni rispetto all’originale, oggi disponibile a un prezzo molto più accattivante, ma comunque capace di offrire un’esperienza migliore sotto vari aspetti. Le aspettative attorno a questo remake erano alte, ma il prodotto finale non riesce a trasmettere quella sensazione di novità e freschezza che molti avrebbero auspicato da un titolo così venerato. Ci si aspetterebbe quindi che un investimento di tale portata fosse accompagnato da un livello di qualità e prestazioni che rendesse l’esperienza giustificabile.
Questo remake di Until Dawn non ha saputo fare breccia nei cuori dei fan storici e degli estimatori del genere horror interattivo. Al contrario, la sensazione predominante è quella di un’opportunità sprecata, soprattutto in vista della continua evoluzione dei videogiochi e delle attese per sviluppi futuri nel franchise. I problemi tecnici, insieme a scelte di design discutibili, portarono a considerare questa operazione come un passo indietro piuttosto che come una celebrazione di un classico amato, lasciandoci con molte domande in merito alla direzione futura del titolo e del suo franchise.
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