UberPop: servizio bloccato in Italia
Il Tribunale di Milano ha disposto il blocco dell’app UberPop, uno dei servizi messi a disposizione dalla società americana Uber per il noleggio di auto con conducente su tutto il territorio nazionale. Le motivazioni? La “concorrenza sleale” e la “violazione della disciplina amministrativa che regola il settore taxi”. Sul sito di UberPop, infatti, gli aspiranti autisti possono candidarsi semplicemente inviando i documenti necessari per mettersi alla guida.
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Una volta ottenuta l’approvazione, ricevono uno smartphone con installata l’applicazione per poter interagire con i clienti. Oltre a inibire la app, che tramite geo-localizzazione consente di prenotare online il conducente disponibile più vicino, la magistratura milanese ha stabilito anche il divieto di erogare il servizio.
Sulla decisione ha pesato anche l’Esposizione universale: “Il previsto consistente numero di visitatori della manifestazione Expo 2015 — è uno dei passaggi del provvedimento — pur interessando Milano appare suscettibile di ampliare anche l’afflusso turistico in altre città italiane, tra le quali anche quelle dove operano i ricorrenti”. Più domanda, indotta dalla maggiore affluenza di turisti, più possibilità di avvantaggiarsene per UberPop. È stato dunque accolto il ricorso presentato ad aprile dalle associazioni di categoria dei tassisti. “L’effettivo vantaggio concorrenziale” — si legge ancora nell’ordinanza — deriverebbe dalla possibilità, per gli autisti di UberPop, di “applicare tariffe sensibilmente minori rispetto a quelle del servizio pubblico, con sviamento indebito di clientela”.
Secondo il giudice di Milano Claudio Marangoni, della sezione specializzata in imprese, UberPop non è paragonabile al servizio di car sharing perché nel caso della app “l’autista non ha un interesse personale a raggiungere il luogo indicato dall’utente e, in assenza di alcuna richiesta, non darebbe luogo a tale spostamento”.
“Ciò sembra ingenerare anche un dubbio sull’effettiva attitudine di UberPop a creare vantaggi alla collettività in termini di riduzione dell’inquinamento atmosferico e consumo energetico, posto che esso sembra al contrario stimolare l’uso di mezzi privati senza che rispetto a tale uso possano essere poste in essere misure di programmazione e regolazione generale della mobilità che sembrano unanimemente considerate come lo strumento principale di intervento nel settore del trasporto urbano e non”.
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A ricorrere al Tribunale civile erano stati i tassisti milanesi, dopo mesi di polemiche, proteste e scioperi selvaggi contro l’app statunitense. Le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi, assistite da un team legale (composto dagli avvocati Marco Giustiniani, Nico Moravia, Giovanni Gigliotti e Alessandro Fabbi), avevano chiesto l’oscuramento della app UberPop, uno dei servizi messi a disposizione dalla multinazionale americana che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza, e l’inibizione dal servizio.
Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso, accertando la “concorrenza sleale” del servizio del gruppo Uber. Il giudice, con un provvedimento cautelare, ha disposto il blocco di UberPop e l’inibitoria dalla prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Nel suo provvedimento il magistrato ha chiarito che Uber avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi al provvedimento, altrimenti scatteranno delle penali: 20 mila euro di multa per ogni giorno di mancato adempimento. Uber ha comunque la possibilità di presentare, a sua volta, ricorso.
“Siamo dovuti arrivare in un’aula di giustizia perché qualcuno decidesse, nessuno voleva prendersi questa responsabilità: prima di ricorrere in Tribunale ci siano rivolti a Comune, Regione, al governo, tutto inutile”. Così Pietro Gagliardi, responsabile sindacale per la categoria dei tassisti dell’Unione Artigiani della Provincia di Milano. “È una grande vittoria — ha aggiunto — e non l’abbiamo fatto solo per noi e il nostro lavoro, ma anche per la sicurezza degli utenti”.
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Il Tribunale di Milano ha pienamente compreso la situazione nonostante la sua complessità, ha riconosciuto la concorrenza sleale del servizio UberPop nei confronti dei taxi e ordinato al Gruppo Uber l’immediata inibizione dello stesso su tutto il territorio italiano. Siamo convinti che Uber vorrà dare un pronto adempimento a quanto stabilito dal giudice e che questa decisione spronerà anche le amministrazioni a controlli più attenti di quelli sino ad ora svolti».
Sulla vicenda è intervenuto anche l’ex ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi che, su Twitter, ha commentato così la decisione dei giudici: “Su UberPop il Tribunale di Milano mi dà ragione: è concorrenza sleale ai tassisti. Io avevo detto che era illegale. Legge e buon senso prevalgono”.
In controtendenza la posizione del Codacons: “La sentenza del Tribunale di Milano che ha bloccato il servizio UberPop in tutta Italia — si legge in un comunicato dell’associazione dei consumatori — rappresenta un danno enorme per gli utenti, perché limita la concorrenza e riduce le possibilità di scelta per i cittadini”. “È impensabile che un Paese moderno possa essere privato di sistemi innovativi come Uber, che rispondono ad esigenze di mercato e sfruttano le nuove possibilità introdotte dalla tecnologia — ha affermato il presidente Carlo Rienzi. Così facendo si finisce per produrre un duplice danno al consumatore finale: da un lato una minore scelta sul fronte del servizio, dall’altro tariffe più elevate per effetto della minore concorrenza”.
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