Trump e i votanti crypto: la verità su Harris e le sue colpe
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Trump ed il corteggiamento del mondo crypto
Donald Trump ha radicalmente cambiato la sua posizione sul mondo delle criptovalute con l’intento di attrarre un gruppo di elettori sempre più influente, i sostenitori delle criptovalute. L’inizio di questa nuova strategia risale a maggio, quando la sua campagna ha cominciato ad accettare donazioni in criptovaluta, un’evoluzione sorprendente rispetto al suo precedente scetticismo. Da quel momento, Trump ha messo in atto una serie di mossa strategiche per dimostrare di essere il candidato della comunità crypto.
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Nel mese di giugno, il suo sostegno ai miner di Bitcoin è diventato pubblico, con l’affermazione che desiderava che il Bitcoin rimanente venisse estratto “proprio qui in America”. Questo messaggio ha colpito chi temeva la migrazione delle operazioni di mining verso paesi come Russia e Kazakhstan. Un momento decisivo nella sua campagna è avvenuto alla conferenza Bitcoin di Nashville alla fine di luglio, dove ha promesso di istituire una riserva nazionale di Bitcoin se eletto, un’iniziativa senza precedenti nel panorama politico.
La promessa di Trump di licenziare il presidente della SEC, Gary Gensler, ha suscitato grande entusiasmo tra gli elettori crypto, molti dei quali percepiscono Gensler come un ostacolo alla crescita del settore a causa delle sue rigide regolamentazioni sulle attività digitali. La creazione di una riserva nazionale di Bitcoin, unita alla creazione di un Consiglio di consulenza su Bitcoin e criptovalute, ha ulteriormente differenziato Trump dai suoi rivali, in un contesto politico dove altri candidati hanno mostrato cautela nei confronti delle criptovalute.
Ma oltre alle promesse politiche, Trump ha compiuto gesti pubblici significativi per rinforzare la sua posizione pro-crypto. Durante una tappa della campagna al Pubkey, un bar a tema Bitcoin a New York, è diventato il primo ex presidente degli Stati Uniti a utilizzare la criptovaluta per una transazione, acquistando alcuni hamburger con Bitcoin.
Al centro degli sforzi di Trump per il settore crypto c’è il suo progetto personale, World Liberty Financial (WLF), una piattaforma di finanza decentralizzata lanciata nel settembre del 2024. Presentata come una banca crypto dove gli utenti possono prestare, prendere in prestito e investire, WLF ha chiare ambizioni di attrarre gli elettori crypto offrendo loro qualcosa di concreto. Il token nativo della piattaforma, WLFI, è stato lanciato con grande pompa, puntando a raccogliere 300 milioni di dollari a una valutazione di 1,5 miliardi, ma ha faticato a raggiungere gli obiettivi ambiziosi, fermandosi a soli 12,9 milioni di dollari raccolti finora.
La questione più controversa riguarda la suddivisione dei token: Trump e la sua famiglia si prevede possano ricevere il 75% dei ricavi netti del protocollo, ciò solleva interrogativi sulla trasparenza e sull’effettiva utilità del progetto per gli utenti. WLF si dichiara apolitico, ma il suo tempismo e il forte coinvolgimento di Trump dimostrano che questa iniziativa è tanto una mossa politica quanto un’opportunità finanziaria. Sebbene il progetto prometta grandi cose, il suo progresso lento e i vantaggi finanziari sproporzionati per la famiglia Trump hanno generato scetticismo. Tuttavia, i sostenitori di Trump vedono il progetto come parte di una narrativa più ampia di indipendenza finanziaria e forza economica americana, strettamente legata al suo messaggio politico.
Harris approccia le cripto con cautela
In un contesto in cui Trump ha adottato un approccio aggressivo nella sua campagna per attrarre la comunità crypto, Kamala Harris ha scelto una strategia più prudente. Attuale Vice Presidente, Harris non ha fatto del crypto un punto focale della sua campagna, ma recenti sviluppi indicano come sia consapevole dell’importanza crescente degli asset digitali e del loro impatto sugli elettori.
I primi segnali della strategia di Harris si sono manifestati durante un evento a tavola rotonda tenutosi alla Convenzione nazionale democratica di Chicago. Qui, il suo consulente senior, Brian Nelson, ha delineato potenziali politiche a favore delle criptovalute. Nel suo intervento, è emersa l’intenzione di Harris di promuovere politiche che consentano la crescita delle tecnologie emergenti, comprese le criptovalute, mantenendo però una regolamentazione adeguata. Anche se il messaggio era volutamente generico, ha segnato una presa di posizione pubblica da parte del team di Harris.
Questa cautela è diventata ancora più evidente con l’introduzione della sua “Opportunity Agenda”, un piano economico più ampio volto a migliorare l’inclusione finanziaria. Un aspetto chiave di questo programma riguarda la protezione degli investitori in criptovalute, in particolare all’interno delle comunità afroamericane, segmento demografico nel quale oltre il 20% possiede o ha posseduto asset digitali.
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Harris ha promesso di sviluppare un quadro normativo che consenta di sfruttare i vantaggi delle criptovalute in sicurezza, evitando i rischi associati a frodi, volatilità o manipolazioni di mercato. Tuttavia, il coinvolgimento diretto della Harris con la comunità crypto ha mostrato delle lacune. Una delle sue iniziative, un town hall virtuale organizzato dalla campagna “Crypto For Harris”, avrebbe dovuto rappresentare un momento di riconciliazione con il mondo delle criptovalute, ma si è rivelato un fiasco.
Il formato dell’evento, caratterizzato da interazioni limitate e dall’assenza della stessa Harris, ha frustrato figure prominenti come Tyler Winklevoss e Jake Brukhman. Winklevoss ha definito l’evento una “commedia”, esprimendo disappunto per quella che ha descritto come una mancanza di dialogo reale. Di fatto, l’appuntamento si è rivelato più una conferenza pre-registrata, privando gli spettatori della possibilità di interagire con i leader politici presenti.
Nonostante questo inciampo, la Harris ha guadagnato l’appoggio silenzioso di alcune personalità di spicco nel settore crypto. Chris Larsen, co-fondatore di Ripple (XRP), ha donato oltre 1 milione di dollari in XRP alla campagna di Harris, dimostrando fiducia nel fatto che la candidata potrebbe apportare un approccio più pragmatico e una maggiore chiarezza in merito alle normative su questo settore, un aspetto che attualmente manca sotto la direzione dell’amministrazione guidata da Gensler.
Mentre Harris non si è spinta fino ai limiti del suo avversario Trump nell’abbracciare l’industria crypto, ha intrapreso dei passi per distaccarsi dalle voci più critiche all’interno del Partito Democratico, come quella di Elizabeth Warren. Sebbene la sua attitudine non generi applausi come le promesse di Trump, la sua visione rappresenta un percorso verso una maggiore stabilità e protezione degli investitori, attirando l’attenzione di elettori in cerca di progresso senza il caos.
Le promesse di Trump e le loro implicazioni
Le promesse di Donald Trump riguardo al mondo delle criptovalute non sono solo dichiarazioni vuote, ma parte di una strategia più ampia per consolidare il suo supporto tra gli elettori crypto. La creazione di una riserva nazionale di Bitcoin rappresenta una delle sue iniziative più audaci. Questa proposta, sebbene futuristica, solleva interrogativi sulla sua fattibilità e sulle repercussioni che potrebbe avere. Non è solo una manovra per attrarre l’attenzione del crescente elettorato crypto, ma anche una dichiarazione che mira a diversificare l’economia americana, posizionando il Paese come un leader nel settore del Bitcoin e delle criptovalute.
Inoltre, l’impegno di Trump di formare un Consiglio di consulenza su Bitcoin e criptovalute riflette un tentativo di costruire una rete di supporto istituzionale per il settore. Se attuato, questo consiglio potrebbe influenzare le politiche economiche legate alle criptovalute, rendendo più accessibili le risorse per l’innovazione tecnologica. Tuttavia, resta da vedere quanto di questa struttura sarà in grado di operare in modo indipendente dalle pressioni politiche.
Nonostante le buone intenzioni, l’allocazione dei fondi raccolti tramite il suo progetto WLF ha generato scetticismo. L’idea che Trump e la sua famiglia possano ottenere il 75% dei ricavi netti del protocollo getta un’ombra sulle sue promesse. Gli oppositori sostengono che questo modello di profitto potrebbe sacrificare gli interessi degli utenti per il beneficio personale, mettendo così in discussione l’equità del progetto e la sua trasparenza. La mancanza di chiarezza riguardo all’uso dei fondi e alla direzione strategica di WLF solleva ulteriori preoccupazioni tra coloro che potrebbero essere attratti dal progetto.
In questo contesto, i sostenitori di Trump vedono nelle sue promesse un passo verso una maggiore indipendenza finanziaria e una potenziale revitalizzazione dell’economia statunitense. Promettere di abbattere le barriere imposte da regolatori come la SEC dimostra un approccio che, per alcuni elettori, risuona come un’affermazione di libertà nei confronti di un sistema tradizionale che percepiscono come oppressivo. Tuttavia, le promesse devono essere accompagnate da reali misure operative per guadagnarsi la fiducia della comunità crypto, una fiducia che è stata minata da precedenti indecisioni e incoerenze nel regno della regolamentazione finanziaria.
In definitiva, le promesse di Trump sui temi delle criptovalute saranno valutate non solo in base alla loro audacia, ma anche alla loro implementazione pratica. In un panorama politico sempre più competitivo e volubile, la capacità di Trump di concretizzare queste idee potrebbe risultare cruciale per il suo successo alle elezioni, così come per l’evoluzione delle politiche crypto negli Stati Uniti. Rimane ora da vedere se la sua visione si tradurrà in iniziative concrete o se rimarrà avvolta nella retorica elettorale.
L’agenda opportunità di Harris e il supporto alla comunità crypto
La manovra strategica di Kamala Harris nel contesto cryptovalutario si pone come un equilibrio tra promozione e prudenza, cercando di rispondere alle esigenze di un elettorato sempre più attento alle opportunità offerte dalla tecnologia blockchain. Il suo piano, l'”Opportunity Agenda”, è fondato sulla premessa di migliorare l’inclusione economica e offre un’approccio particolareggiato alla regolamentazione delle criptovalute. Un elemento cruciale di questo piano è la protezione degli investitori in criptovalute, con un focus specifico sulle comunità afroamericane, parte importante del panorama degli investitori digitali, dati i livelli di partecipazione in crescita di questo gruppo demografico.
Harris ha manifestato la volontà di stabilire un quadro normativo che faciliti l’accesso e l’uso delle criptovalute in sicurezza, riducendo i rischi legati a frodi e volatilità di mercato. Tuttavia, finora il suo approccio è rimasto più vago rispetto a quello di Trump, il quale ha presentato promesse concrete. Questo sous-voix ha generato un alone di ambiguità attorno alla sua posizione, spingendo molti a chiedersi in che misura la sua visione possa tradursi in pratiche efficaci.
Il primo passo in questa direzione è stato tracciato con l’intervento di Brian Nelson, un consulente senior della sua campagna, durante la Democratic National Convention a Chicago. Invocando la necessità di un sostegno equilibrato per le criptovalute, Nelson ha segnalato un’apertura verso politiche che incoraggiano l’adozione tecnologica, pur garantendo protezioni adeguate agli investitori. Tuttavia, questo messaggio ha mancato di dettagli pratici, lasciando molte domande senza risposta.
Un altro aspetto cruciale dell’agenda di Harris è rappresentato dalle difficoltà riscontrate nella comunicazione con la comunità crypto. Un town hall virtuale previsto dal raggruppamento “Crypto For Harris” si è rivelato un fallimento in termini di coinvolgimento, con criticità sollevate da figure principali del settore. L’assenza di Harris e il format scarsamente interattivo hanno fatto sì che l’incontro fosse percepito come un evento unidirezionale, non come un dialogo reale. Questo ha esacerbato le frustrazioni e l’origine delle aspettative tra i sostenitori del crypto.
Nonostante le risposte tiepide alla sua campagna, Harris ha ricevuto il sostegno di alcune figure influenti nel mondo delle criptovalute. Chris Larsen, co-fondatore di Ripple, ha dimostrato fiducia nella sua capacità di avvicinarsi a una regolamentazione più pragmatica e chiara. Questa riflessione, sebbene utile, sottolinea ulteriormente la necessità di una strategia più coerente da parte di Harris per soddisfare le esigenze della comunità crypto e costruire un legame reale con i suoi sostenitori.
La sua manovra cauta potrebbe rappresentare un’opzione attraente per coloro che desiderano stabilità e protezione degli investimenti, distaccandosi dal clima di caos che può derivare dalle politiche di Trump. Tuttavia, affinché Harris possa concretizzare l’”Opportunity Agenda” e conquistare il supporto necessario della comunità crypto, è fondamentale che le sue proclamazioni vengano accompagnate da azioni tangibili che sostengano il suo messaggio di inclusione e garanzia.
Le probabilità di vittoria e l’influenza del mercato crypto
Con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 2024, le probabilità di vittoria di Donald Trump e Kamala Harris oscillano significativamente, influenzate non solo dalle loro strategie di campagna ma anche dall’andamento del mercato delle criptovalute. Secondo i dati di Polymarket, una piattaforma di scommesse che ha visto transazioni superiori ai 2,06 miliardi di dollari, Trump gode attualmente di una probabilità di vittoria del 60,1%, mentre Harris si attesta al 39,8%. Questo divario rappresenta un cambiamento marcato rispetto a un paio di settimane fa, quando i due candidati erano quasi appaiati nelle scommesse.
Questo cambio di scenario può in parte essere attribuito a un rinnovato ottimismo nel mercato delle criptovalute. Da metà settembre, il valore di Bitcoin ha mostrato segni di ripresa, toccando livelli che non si vedevano da diversi mesi. In particolare, come riportato al 18 ottobre, Bitcoin era scambiato poco sotto i 70.000 dollari, segno di un sentiment positivo che sembra potenzialmente influenzare le opinioni degli elettori. Gli investitori crypto tendono a seguire il mercato non solo per profitto, ma anche per come le politiche economiche dei candidati possano impattare il futuro delle criptovalute. Di conseguenza, un’ottima performance di Bitcoin potrebbe spingere gli elettori a favorire un candidato come Trump, che ha abbracciato apertamente il mondo crypto, piuttosto che un candidato come Harris, che ha adottato un approccio più prudente.
Su un altro fronte, il panorama politico è influenzato anche dal modo in cui entrambi i candidati si pongono nei confronti della regolamentazione delle criptovalute. Le recenti statistiche tra i votanti evidenziano una crescente preoccupazione per la necessità di una guida chiara e di norme stabili nel settore crypto. Trump, che si è dichiarato a favore della creazione di una riserva nazionale di Bitcoin e si è impegnato a licenziare Gary Gensler dalla SEC, sembra attrarre utenti che percepiscono le sue promesse come opportunità di libertà economica. D’altra parte, l’approccio più sottotono di Harris, come esemplificato dalla sua “Opportunity Agenda”, punta a creare un contesto di crescita sostenibile per il settore, ma rischia di non risultare attraente a sufficienza per chi cerca interventi più diretti.
Le variazioni nelle probabilità di successo non riflettono solo l’attrattiva personale dei candidati, ma anche l’impatto tangibile delle loro politiche sulle comunità degli investitori in criptovalute. Il veicolo di Trump verso il supporto elettorale potrebbe rivelarsi efficace se le sue proposte troveranno risonanza nel settore. Al contempo, la cautela di Harris potrebbe giustificare una visione a lungo termine, ma deve tradursi in azioni concrete se intende mobilitare un elettorato crypto più ampio. Con le elezioni in arrivo e il mercato delle criptovalute sempre più in fermento, gli sviluppi futuri potrebbero modificare ulteriormente le dinamiche della campagna.
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