Temporary Management: Italia ed Europa a confronto
Il “temporary management” in Europa. Questo è il tema affrontato dalla Transition Management Group in Austria, Germania, Italia, Francia, Spagna e Svizzera. La ricerca è stata condotta tra luglio e settembre 2014 su circa 2.000 managers, che operano su base temporary. La ricerca offre un quadro completo su un’attività che, nata intorno agli anni ’80, si è sviluppata moltissimo in Europa in questi ultimi cinque anni.
Uno degli aspetti più importanti che caratterizzano l’attività di temporary management in Italia è costituito dall’elevata età media dei managers (la cosiddetta “seniority”). Infatti è ben l’82% dei temporary managers italiani ad avere più di 50 anni, rispetto al 58% del dato europeo. Forse questo significa che in Italia c’è ancora grande rispetto per l’esperienza guadagnata sul campo, mentre in altri Paesi europei è più marcata l’attitudine dei managers più giovani a mettere in gioco la propria professionalità a vantaggio di più aziende.
In Italia hanno utilizzato temporary managers prevalentemente aziende di piccola e media dimensione (fatturato nel primo caso fino a 10 milioni di euro, nel secondo caso compreso tra 10 e 50 milioni di euro): si tratta del 63% in Italia contro il 45% in Europa. I gruppi multinazionali e le consociate di gruppi multinazionali rappresentano il 10% in Italia e il 27% in Europa.
Entrando nel dettaglio, l’attività è più richiesta nel settore industria (70% in Italia contro il 58% in Europa) mentre il comparto servizi costituisce soltanto il 23% in Italia e il 33% in Europa. Il 48% dei temporary managers ha avuto incarichi superiori ai 12 mesi in Italia, contro solo il 34% in Europa. Incarichi compresi tra 1 mese e 6 mesi sono in Italia solo il 21% contro il 30% in Europa.
L’unico dato un po’ controtendenza sta nell’apprezzamento che soggettivamente i managers intervistati attribuiscono al livello di soddisfazione che traggono dai loro incarichi: l’attività è considerata dal 78% dei manager italiani stimolante, il che comunque è un dato molto positivo. Ma in questo campo il valore medio europeo è dell’ 84%. Evidentemente, in Italia il coinvolgimento personale è meno sentito o forse le situazioni da gestire sono più complicate e ci si può scontrare con problemi non sempre piacevoli.
Angelo Vergani, Amministratore Unico di Contract Manager, la società che ha svolto l’indagine per la parte italiana, afferma che «quanto è emerso lascia ampi spazi di manovra per lo sviluppo del temporary management sia in Italia che all’estero. Sempre maggiore sarà l’importanza delle aziende specializzate, nonostante la centralità che, in Italia, ancora rivestono i contatti personali. Le aziende hanno bisogno di professionalità e di specializzazione. E’ sempre più difficile individuare le risorse giuste in tempi rapidi».
Maggiori informazioni si possono ricavare dal report della ricerca pubblicato sul sito www.contractmanager.com