Telegram, la rivoluzione delle chat di messaggistica
Dal Presidente del Consiglio all’ultimo consigliere comunale, ormai, Facebook è uno strumento indispensabile per tutta o quasi la nostra classe dirigente.
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La maggior parte di loro trova il tempo anche per twittare, anche se i 140 caratteri non sono per tutti come dimostra l’assenza dalla piattaforma del profilo personale di Silvio Berlusconi.
La nuova frontiera, in realtà quasi una riproposizione di modalità di comunicazione di un passato nemmeno troppo recente, appare oggi la messaggistica.
Al posto del servizio Salvini News su Whatsapp, per dare in tempo reale ogni news ai suoi elettori, il leader della Lega Nord è ora sbarcato su Telegram. Matteo Salvinisi conferma uno dei politici più attivi e intraprendenti nell’utilizzo a fini propagandistici delle nuove tecnologie.
Le sperimentazioni, c’è da scommetterci, andranno avanti nei prossimi mesi, per farsi trovare pronti all’appuntamento con il prossimo anno. La caduta di Ignazio Marino, che va a sommarsi al voto già in calendario in città come Milano, Torino, Napoli, Bologna e Palermo, fa delle Amministrative 2016 un voto chiave, un momento destinato a avere conseguenze sullo scenario politico nazionale.
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Per questo motivo abbiamo chiesto una consulenza a due esperti del settore: Luca Alagna, docente Social Media e Marketing Digitale e Digital Strategist durante la campagna per le Elezioni Europee 2014 del Partito Democratico, e Matteo Flora, fondatore della società di analisi e protezione della Reputazione Online The Fool.
“Faccio una premessa – attacca Alagna – sul fronte della comunicazione politica l’Italia è messa benone, a livello europeo siamo tra i più innovativi. Lo dimostra il fenomeno Grillo e la sua campagna elettorale del 2013, capace di portare quotidianamente in tv contenuti prodotti per il web. Il suo successo in termine di consensi ha rappresentato una prima volta, credo, a livello mondiale, che ha portato i competitor a reagire e cercare nuove strade. Certo, negli Stati Uniti le campagne digital sono spesso efficaci e finanziate con cifre importanti, ma noi ci difendiamo”
“I sistemi di messaggistica offrono una serie di vantaggi alla politica: sono a basso affollamento, hanno una reach organicamolto alta e nella maggior parte dei casi sono gratis. Sui social network ci troviamo davanti a una pluralità di fonti e a sovraffollamento di notizie.
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In media leggiamo il 5% di ciò che appare sulla nostra bacheca, la vera visibilità è a pagamento. Il costo per contatto di Facebook rischia di essere più alto di quello dei vecchi strumenti.
Diverso il discorso per la Telegram e gli altri, che arrivano in modo più diretto e difficilmente cadono nel vuoto perché il sistema gode di un alto livello di attenzione. Oltretutto sono a costo zero e questo in una campagna massiva non è esattamente un dettaglio”.
Il ricorso alla messaggistica, dunque, come un tentativo di creare un coinvolgimento reale, meno di facciata. E per evitare loslacktivism.
“Spesso i social network, nonostante numeri alti, non attivano per davvero. È insito nello strumento, la politica fa il resto. Whatsapp, Telegram e gli altri servizi sono più vicini alla gente, generano meno dispersione.
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Il processo funziona però solo in presenza di un piano e di obiettivi ben precisi, oltre che di contenuti validi da veicolare. Sono azioni che richiedono tempo, ma che potrebbero dare frutti se condotte con criterio” spiega Luca Alagna.
La conclusione dei due ricercatori è la stessa. È finita l’epoca dello sparare nel mucchio: il domani della comunicazione politica è la ricerca delle comunità.
Spiega Alagna: “I grandi blocchi di opinione non esistono più sono stati sostituiti da gruppi più o meno piccoli, che passano più o meno tempo online. Mentre tv e giornali sono per definizione generalisti, i social media offrono l’opportunità di raggiungere queste comunità e interagire con loro.
La comunicazione politica non è una scienza, si procede per tentativi. Fondamentale sarà la capacità di utilizzare i big data: per capire quali argomenti interessano e quali sono le reazioni del nostro pubblico non è più possibile basarsi solo sulle analisi qualitative”.
“Non c’è dubbio che il futuro della comunicazione politica passi dal microtargeting – aggiunge Matteo Flora -. Lo ha dimostratoBarack Obama, che ha dedicato le sue ultime campagne alla conquista di segmenti mirati del corpo elettorale.
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L’operazione è semplice: si individuano delle nicchie e si propone loro, in modo strategico, un paio di argomenti sensibili. L’azione diretta su una o più comunità è garanzia di engagement e riduce di parecchio gli sforzi”.
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