Telefoni cellulari: è vero che fanno male alla salute?

Dopo che nel 2011 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro aveva classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza tra gli agenti “possibilmente cancerogeni”, ora è l’Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, a provare a dire qualche cosa in più sul rapporto tra cellulari e salute.
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Lo studio è stato commissionato ad Arpa Comitato Regionale per le Comunicazioni (CoReCom) del Piemonte. Grazie a uno specifico sistema di misura della potenza trasmessa dai telefoni mobili messo a punto dalla stessa Agenzia, è stato possibile quantificare le emissioni elettromagnetiche dei telefonini in funzione del tipo di rete utilizzata (2G o 3G) e delle condizioni di ricezione del segnale.
Al di là dei presunti effetti sulla salute, i ricercatori hanno scoperto in quali condizioni si è più esposti alle emissioni. E’ emerso che l’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha portato a una riduzione dell’esposizione personale a telefoni cellulari in quanto una chiamata effettuata in modalità 3G dà luogo ad esposizioni dalle dieci alle cento volte più basse di una chiamata in modalità 2G.
Inoltre è stato verificato che la potenza emessa dal telefonino si riduce fortemente all’aumentare del livello di segnale ricevuto. Telefonare in aree dove è presente un buon livello di ricezione (pieno campo) può condurre ad esposizioni dalle decine di volte alle diverse centinaia di volte più basse rispetto alle aree dove la ricezione del segnale è scarsa.
Reti nuove e una migliore copertura, quindi, dovrebbero essere in grado di ridurre drasticamente l’esposizione.
Tenere il cellulare ad almeno trenta centimetri dall’orecchio diminuisce del 90% i livelli di esposizione alle onde elettromagnetiche.
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