Tassa di concessione governativa sul cellulare, si va verso l’eliminazione
Buone notizie per tutti i possessori italiani di dispositivi mobili: nel decreto del fare del Governo di Enrico Letta infatti è stata inserita come proposta l’abolizione della tassa di concessione governativa che da anni è stata applicata agli abbonamenti di telefonia mobile.
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Questa tassa, introdotta negli anni Novanta, obbliga gli italiani che firmano un contratto Tre, Wind o di altre compagnie a pagare allo stato 5,16 euro se operano come privati o 12,91 euro come aziende (con possibilità di detrazione fiscale fino al 80%). Le cifre non sono certo basse, e in questo periodo di ristrettezze farebbe comodo a molti avere uno “sconto” sull’importo del contratto. Inizialmente la tassa era diretta alle compagnie telefoniche, ma successivamente, poiché il cellulare era considerato un bene di lusso, si decise che toccasse ai consumatori l’onere di pagarla.
Il momento dell’abolizione sembra vicino, ma non è ancora detta l’ultima parola. Infatti il Senato ha approvato un ordine del giorno che non contiene alcun obbligo di abolizione, ma è solo un suggerimento che il Parlamento ha voluto dato al Governo.
Sarà quindi Enrico Letta a dover scrivere la parola fine alla vicenda, tenendo da conto l’effettiva convenienza di un provvedimento di una certa portata. È da sottolineare oltretutto che il Senato ha approvato l’abolizione con una maggioranza non schiacciante, 143 voti a favore, 118 contrari e 10 astenuti.
Il momento di festeggiare quindi non è ancora arrivato, ma ci sono buone speranze che qualcosa nel breve termine possa cambiare. È invece quasi impossibile che verrà anche solo presa in considerazione la richiesta pervenuta al governo dalle associazioni dei consumatori che avevano proposto un rimborso della tassa stessa.
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