Svizzera guida il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite nel futuro
Switzerland al vertice del Consiglio per i diritti umani dell’ONU nel 2025
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, con sede a Ginevra, ha scelto di affidare la sua presidenza al brand ambassador svizzero Jürg Lauber per il 2025, segnando un momento storico poiché è la prima volta che la Svizzera assume un ruolo di leadership all’interno di questo organismo. La nomina, avvenuta durante le sessioni del Consiglio il 9 dicembre 2024, è stata accolta con applausi dai delegati, sottolineando un consenso quasi unanime tra i membri presenti.
Lauber, attualmente ambasciatore svizzero presso le Nazioni Unite a Ginevra, è un diplomatico di lunga data, con un ampio background nelle relazioni internazionali. Nel suo discorso di accettazione, ha enfatizzato i valori centrali della Svizzera, definendola una nazione «multilingue, multireligiosa, multiculturale, profondamente impegnata nei valori democratici, nel dialogo e nella costruzione di un consenso». Queste caratteristiche riflettono non solo l’identità nazionale, ma anche un’impostazione strategica necessaria per affrontare le crescenti sfide globali in materia di diritti umani.
La nomina di Lauber assume particolare importanza anche in vista delle difficoltà attuali che il Consiglio deve affrontare, dovute a tensioni geopolitiche e a crisi di liquidità all’interno delle Nazioni Unite. La sua leadership potrebbe giocare un ruolo cruciale nel promuovere un dialogo efficace e nel mantenere l’integrità e l’efficacia dell’organismo nei prossimi anni.
La nomina di Jürg Lauber
Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha designato Jürg Lauber come suo presidente per il 2025, un’accettazione che segna un’importante evoluzione per la Svizzera in questo ambito. Lauber, un diplomatico esperto di 61 anni, è attualmente ambasciatore svizzero presso le Nazioni Unite a Ginevra e porta con sé una vasta esperienza, avendo ricoperto ruoli significativi, tra cui quello di Rappresentante Permanente della Svizzera presso le Nazioni Unite a New York dal 2015 al 2020 e Chef de Cabinet al Presidente della Corte Penale Internazionale all’Aia. È noto per la sua capacità di navigare in situazioni complesse e per la sua attitudine al dialogo, un aspetto fondamentale per un presidente del Consiglio in un periodo di crescenti tensioni internazionali.
La nomina di Lauber non è stata il risultato di una competizione, bensì frutto di un consenso espresso dai membri del Consiglio, in conformità con il sistema di rotazione geografica. La sua elezione è avvenuta senza opposizione, evidenziando il supporto e la fiducia che i delegati ripongono in lui. Durante il suo discorso di accettazione, Lauber ha illustrato l’importanza dei valori che caratterizzano la Svizzera, ponendo enfasi sulla necessità di un approccio basato sul dialogo e sul rispetto dei diritti umani. Avrà il compito di presiedere le sedute, proponendo candidati per i mandati delle procedure speciali e nominando esperti per gli organi investigativi.
Lauber subentrerà all’attuale presidente, Omar Zniber del Marocco, nel gennaio del 2025. Il suo incarico non solo riflette la crescente influenza della Svizzera nel panorama internazionale, ma rappresenta anche una responsabilità significativa, data la difficile situazione globale dei diritti umani e le sfide interne che il Consiglio deve affrontare.
Sfide e criticità del Consiglio
La presidenza di Jürg Lauber arriva in un contesto di sfide significative per il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, che si trova ad affrontare una serie di problematiche sia interne che esterne. In primo luogo, le crescenti tensioni geopolitiche, tra cui la rivalità tra potenze come gli Stati Uniti e la Cina, e il conflitto in Ucraina, complicano il clima di cooperazione necessario per l’efficace funzionamento del Consiglio. La situazione nel Medio Oriente continua a generare divisione tra i membri, con paesi che adottano posizioni fortemente polarizzate.
In aggiunta, il Consiglio si trova a dover gestire le conseguenze di una crisi di liquidità all’interno delle Nazioni Unite, che minaccia di ridurre il budget e di limitare le sue capacità operative. Questa crisi porterà a un ridimensionamento dei programmi e alla cancellazione di eventi collaterali, compromettendo la capacità del Consiglio di realizzare iniziative efficaci sui diritti umani.
Con l’eventuale rielezione di Donald Trump alla presidenza nel 2025, ci sono crescenti preoccupazioni riguardo alla possibile diminuzione del contributo finanziario degli Stati Uniti all’Office of the UN High Commissioner for Human Rights. La storia recente mostra come gli Stati Uniti, sotto l’amministrazione Trump, abbiano abbandonato il Consiglio, citando un “pregiudizio cronico contro Israele”. Tali sviluppi potrebbero avere ripercussioni sul lavoro dell’organismo, influenzando la sua credibilità e capacità di operare in modo indipendente.
Anche la Svizzera non è esente da critiche, con rapporti che evidenziano la necessità di affrontare questioni interne quali il razzismo e la discriminazione strutturale. Questo contesto richiede alla presidenza di Lauber di navigare con cautela non solo le sfide esterne, ma anche le pressioni interne, per mantenere l’integrità e l’efficacia del Consiglio.
Obiettivi e priorità della Svizzera
La nomina di Jürg Lauber alla presidenza del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite rappresenta un’opportunità strategica per la Svizzera, che mira a svolgere un ruolo attivo e influente nella promozione dei diritti umani a livello globale. Durante il suo mandato, Lauber si propone di focalizzarsi su numerosi temi cruciali, tra cui l’abolizione della pena di morte, il divieto di tortura, la promozione della libertà di espressione e la protezione dei diritti delle minoranze e delle donne. Queste questioni non solo riflettono l’impegno della Svizzera nei confronti delle normative internazionali, ma evidenziano anche la volontà di affrontare problematiche contemporanee che riguardano la dignità umana.
In particolare, la Svizzera intende utilizzare la sua presidenza per facilitare un dialogo costruttivo tra le nazioni membri, contribuendo a superare le tensioni politiche che ostacolano frequentemente il lavoro del Consiglio. Un’altra priorità sarà quella di potenziare la cooperazione con le organizzazioni non governative e la società civile, elementi fondamentali per una governance trasparente ed efficace in materia di diritti umani.
Oltre agli obiettivi già menzionati, Lauber sottolinea l’importanza di affrontare le sfide interne che la Svizzera deve affrontare, rendendo partecipe anche la sua nazione nel dibattito globale sui diritti umani. Questo approccio inclusivo mira a rafforzare la legittimità della Svizzera come attore globale nella promozione di valori fondamentali, e di garantire che la sua presidenza non solo sia simbolica, ma anche operativa e concreta nella risoluzione delle criticità esistenti.
Processo di selezione del presidente del Consiglio
Processo di selezione del presidente del Consiglio
La scelta di Jürg Lauber come presidente del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite rispecchia un sistema di selezione ben definito e strutturato. La nomina segue il principio di rotazione geografica, un meccanismo che assegna la presidenza a diversi gruppi regionali, garantendo una rappresentanza equa all’interno dell’organismo. Nel caso specifico, il presidente per il 2025 è stato selezionato dal gruppo Western European and Others Group (WEOG), il quale ha designato Lauber come candidato unico. Questa situazione ha portato alla sua elezione senza necessità di votazione competitiva, evidenziando un consenso solido tra i membri del Consiglio.
La nomina di Lauber è stata formalizzata il 9 dicembre 2024 durante le sessioni del Consiglio, dove i delegati hanno applaudito la sua elezione, sottolineando la fiducia riposta nelle sue capacità di leadership. Il suo background diplomatico e la sua esperienza come rappresentante della Svizzera presso le Nazioni Unite in diverse sedi giocano un ruolo cruciale nel solido sostegno ricevuto. Nonostante il contesto difficile, caratterizzato da polemiche e sfide geopolitiche, la sua nomination è vista come un’opportunità per infondere nuove energie nell’organismo.
Il presidente ha la responsabilità di orchestrare le sessioni del Consiglio, di proporre candidati per le procedure speciali e di nominare esperti per gli organi investigativi. Con una preparazione adeguata e una visione orientata al dialogo, Lauber dovrà navigare in un mare di complesse dinamiche internazionali, ponendo l’accento su cooperazione e consapevolezza dei diritti umani a livello globale.