Lo strano rapporto (Italiano) tra il turismo e il mondo dei social
E’ stato un mese intenso, iniziato con un viaggio a fianco del Ministro Franceschini da Milano a Roma, prima, e due settimane dopo al tavolo cena in compagnia del ministro del turismo Giordano, ad Amman, durante una cena di gala di #gojordan evento organizzato da Turismo Giordania per portare 200 viaggiatori internazionali a spasso per il paese a raccontare le eccellenze e i lati nascosti e misteriosi del deserto. E con entrambi ho avuto l’occasione di un rapido scambio di battute: per quanto simili possano sembrare le posizioni di entrambi sono molto diversi i metodi. Entrambi ministri di settori in crisi nei loro paesi e chiamati a fare qualcosa: il primo mi ha invitato, a mie spese, ad un tavolo di lavoro a Napoli per un convegno sul turismo sostenibile di cui non trovo traccia in Rete (gli Stati Generali sul Turismo Sostenibile di cui nulla è dato sapere), il secondo ha stretto la mia e la mano di altri 199 blogger (di cui 10 Italiani) che aveva invitato ad una enorme tavolata in uno dei più bei ristoranti di Amman, con vista sulla città dalla grande terrazza, per sedersi e confrontarsi coi vari team sui limiti, i vantaggi e le necessità turistiche nel proprio paese. Chapeau, Mr Nayef Hmeidi Al Fayez, questo si chiama avere una strategia.
Sono impegnati, tra l’altro, a spiegare al mondo che la Giordania è un paese sicuro, questo il mio primo articolo (che parla di questo punto in particolare), come me altri 199 blogger in tutto il mondo stanno facendo lo stesso, raccontando ciò che hanno vissuto.
In Italia il primo elemento, evidente, è la totale mancanza di strategia, tavoli di lavoro veramente condivisi e operazioni di rete e di coinvolgimento attivo degli attori allo scopo di prendere decisioni e valutare l’andamento del mercato, ad esempio, e mettere in campo le necessarie soluzioni. Esistono molti, forse troppi, progetti di analisi degli stessi temi non coordinati tra loro, e in questo il Governo ci mette la sua mano (dis)organizzativa, rendendo tutto ancora più difficile. Con situazioni imbarazzati come italia.it o il supporto ad innovativi progetti come verybello.it continuano a portare avanti un messaggio di abbassamento del livello qualitativo, e promozione a progetti assolutamente inutili al fine ultimo della promozione turistica: verybello è in pesante discesa su Alexa, calato dal momento del lancio al di sotto di un comunissimo blog di turismo, e Italia.it rimane un bel sito wordpress con grandi community che parlano di posti in Italia, senza nessun altri livello di interazione che non sia cliccare mi piace ad un post, o retwittare un contenuto. Creare una rete e una community per il turismo e fare sistema, ahimè, è un’altra cosa.
Verybello, così come la inspiegabile strategia turistica per Expo, che prevedeva che le strutture turistiche pagassero una grossa quota d’entrata (1.200 €) per essere presenti su un sito che non dava garanzia alcuna di prenotazione è contrario ai principi e alle logiche verso cui il mercato si sta muovendo. Non lo dico io, lo dice Google, che al
massimo chiede una percentuale sulla transazione, ma garantisce l’afflusso costante di nuovi clienti e opportunità, contrariamente al progetto prenotazioni turistiche legate ad Expo2015 i cui risultati in termini di prenotazioni sono stati deprecabili, da quello che ci risulta dai feed delle strutture turistiche iscritte a PiutUrismo. Tradotto: il mercato va nella direzione opposta.
Il grido di battaglia è infatti disintermediazione, autopromozione e valorizzazione del territorio, delle scelte costruttive e gestionali, del rispetto del benessere dell’ospite e della persona al centro di tutto, massificazione e gestione di un flusso che renda almeno il doppio dell’investimento se lo può permettere Google, non certo un sito che viene messo online una settimana prima di un evento di sei mesi, le cui prenotazioni alberghiere erano già iniziate da un anno.
Disintermediazione perché i carichi provvigionali di alcuni circuiti esteri arrivano al 30/35% dell’incasso, e spesso è talmente penalizzante per la struttura che può mandarla in crisi. Ovviamente, a differenza di paesi come l’Austria e la Svizzera, la mancanza di una strategia, di un contenitore istituzionale (quale dovrebbe essere Italia.it) che faccia da aggregatore di tutte le categorie turistiche, le offra all’utente come esperienza vissuta o come prenotazione da richiedere, ne supporti i flussi e ne regolamenti i funzionamenti sono fattori che rendono l’Italia un paese che, turisticamente digitalmente parlando, può dirsi messo malissimo.
Il 60% dei siti di settore, e l’80% dei siti delle strutture non è adeguato agli standard “moderni”: tolto che su 3.000 siti di turismo analizzati il 90% si definisce “Il più importante sito di turismo in Italia” la maggior parte di questi non è full responsive, non è quindi consultabile da mobile (cosa che piace molto poco a Google) o è privo delle corrette informazioni necessarie al visitatore (in molti casi non capivo neppure in che città si trovasse l’albergo o l’agriturismo dalla home page). Gli albergatori sono brevi a dare ospitalità, non devono necessariamente capirne di siti e di social, hanno bisogno di strumenti che oggi sul mercato mancano (e anche su questo ci stiamo lavorando)
Valorizzazione, perché le aziende turistiche italiane ci tengono ad essere green ed eco sostenibili, a farne un valore non solo marketing, offrendo all’ospite cibo locale, costruzioni a basso impatto e riciclo dei rifiuti. Da una nostra analisi su un campione di 2200 iscritti al circuito piuturismo è emerso che delle 124 strutture che hanno iniziato a fare il test di profilazione green ben il 70% si è rivelato essere in linea con i parametri previsti dall protocollo elaborato con il gruppo di lavoro WWFNaTuRe
Fortunatamente la rete riesce a fare da aggregatore, ad esempio, tra professionisti di settore e le figure emergenti dei travel blogger, un valido supporto alla promozione del territorio e alla valorizzazione fatta personalmente da parte di un soggetto autorevole. Profilati a seconda del tipo di esperienza proposta, dai viaggi coi bambini al turismo sportivo outdoor, è una rete di qualche centinaio di autori di blog, giornalisti e scrittori che vengono attivati da tour operator, agenzie di promozione del territorio ed enti privati per raccontare e diffondere informazioni e stimoli a visitare il territorio.
Oltre a Piuturismo, che è un circuito aperto e partecipativo (a cui qualsiasi soggetto interessato si può iscrivere e può interagire con gli autori e le community connesse) esistono varie associazioni di settore, spesso costituite per dare un riconoscimento di professionalità e per veder riconosciuto in maniera più autorevole il ruolo di travel blogger. E’ il caso della neo nata associazione italiana travel blogger, che segue le orme e parte degli intenti della media agency TBNET, attiva nell’organizzazione e coordinamento di Blog Tour per campagne di comunicazione turistica. Oltre a queste spicca l’associazione italiana startup turismo, a cui Piuturismo ha deciso di aderire come prossima alla startup, dopo un anno di incubazione e auto finanziamento da parte della associazione Green Geek, che ha costruito e strutturato la piattaforma, il motore di ricerca e il sistema di gestione geo localizzata della presenza delle aziende turistiche e le varie funzionalità del sito.
Nella mia interpretazione delle cose quello che spesso manca è un vero spirito di aggregazione, che porti tutti questi attori, dai giornalisti a blogger, dai tour operator alle strutture sportive sul territorio, a fare rete e sistema tra loro.
E’ un modello che funziona in tutta Europa, assente qui, come in Bosnia, dove presto torneremo con parte del team. La continua creazione di nuovi progetti “innovativi” spesso privi di contenuti, o parzialmente realizzati, che si trasformano spesso in discreti flop. Serve andare un po’ più in la.
Una maggiore collaborazione tra tutti questi soggetti, per primo il Governo, che involontariamente snobba gli interlocutori a loro indispensabili come i blogger e la rete, e una collaborazione maggiore tra operatori e strutture sul territorio può essere un buon inizio per proporre soluzioni sensate alla crisi che il nostro turismo vive. Invece di spendere milioni di euro per finanziare siti inutili ha più senso, come ho appena fatto io in Austria e in Giordania, partecipare a degli educational internazionali, con 20 nazioni e 10 rappresentanti autorevoli per nazione, portanti in giro a raccontare ai loro amici e nella loro lingua come si vive e cosa colpisce o incanta di un territorio. Valorizzando per prime quelle mete meno note e meno battute, e più colpite dell’assenza di turisti, invece di oberare le città d’arte solo per determinati periodi, in occasione di particolari eventi raddoppiando il prezzo di affitto delle stanze. E’ una politica del mordi e fuggi a cui i viaggiatori esteri si adeguano, loro malgrado, ma sono alla ricerca di emozioni, panorami, accoglienza e benessere, tutti valori che continuo a vedere sempre meglio espressi all’estero che in Italia.
Tornando al mio volo con il Ministro Franceschini, che ho incontrato andando a Roma, ho apprezzato la sua battuta, che si riferiva alla situazione difficile nel turismo digitale in Italia. Ho provato ad essere stimolo e ricordargli che guardare a dove va il mercato è indispensabile, se si vuole ipotizzare una azione anche di Governo che sia utile al sistema, e non ai “soliti noti”. Ho paura che rimarrà, un po’ come lo erano rimaste le poche comunicazioni che avevo avuto nei suoi confronti (la petizione per la gestione di Italia.it e qualche dovuto sarcasmo su verybello) un voce tra le tante che non avrà risposta, continuo a pensare che il tavolo di confronto con noi “ultimo miglio e baluardo” della promozione turistica sia importante almeno per avere un punto di vista diverso da tripadvisor o booking, noi che con le aziende turistiche e gli operatori ci parliamo tutti i giorni.
E visto che non ce ne è stata la possibilità ora, almeno in queste mie considerazioni, trovo dovuto esprimere un concetto banale e semplice: il turismo in Italia, e il turismo digitale, è in crisi, profonda crisi, anche grazie al fatto che come avviene in molti altri settori la maggior parte dei capitali finiscono in progetto inutili e senza alcun ritorno utile e futuro, senza investire, valorizzare e far crescere quello che sul territorio già c’è, le strutture e gli operatori. Finché le strutture non saranno incentivate a inquinare meno e dare un servizio sempre migliore difficilmente potranno confrontarsi con un mercato che vede poche prenotazioni, o che ha una rete di trasporti inadeguata la territorio.
Servono investimenti, da un lato, e strategia (diversa dal mordi e fuggi) dall’altro, mettendo in rete veramente le numerose realtà di che esistono e che sono attive in questo settore, sia al nord che al sud, non solo per un week-end.
Discuteremo e ci confronteremo su questo e molti altri temi anche a Rimini, al TTG, chi ha voglia di incontrarci ci trova nella zona startup (TTG Next) dall’8 all’10 Ottobre.
Foto: In copertina il team di lavoro di Travel Blogger in Giordania con #gojordan e la gallery si riferisce ai due workshop, quello Austriaco #atb_exp e quello Giordano #gojordan, a cui faccio riferimento nell’articolo