Steve Jobs, la sottile linea tra genio e follia

La morte di Steve Jobs ha lasciato un vuoto nel cuore degli Apple user ma soprattutto nella stessa azienda che sembra aver perso quello smalto che soltanto Jobs sembrava avere.
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Una presentazione di un prodotto, se condotta da Jobs, diventava uno spettacolo. Voglio citare quella del primo Macintosh ad interfaccia grafica e “in grado di parlare” che, ahimè, ho visto su YouTube perchè non ero ancora nato e quella del primo modello di iPhone.
Su Steve Jobs si è detto molto, tanti aneddoti e leggende riguardanti questo uomo che ha ispirato molte persone e che ha portato Apple sulla strada del successo con idee rivoluzionarie, basti dire iPod e iPhone.
Purtroppo c’è anche il rovescio della medaglia, Jobs aveva una personalità molto forte e spingeva i suoi dipendenti a dare il massimo finchè non otteneva i risultati sperati.
Il New York Times riporta la tesi che il fondatore di Apple sia stato l’ideatore e promotore della creazione di un cartello tra le aziende della Silicon Valley per tenere bassi gli stipendi dei dipendenti.
Una vicenda conclusasi recentemente con un patteggiamento da parte di aziende come Apple, Google, Adobe, Intel e altre nei confronti di una class-action lanciata da oltre 64.000 lavoratori.
Secondo il New York Times, Jobs aveva violato lo Sherman Antitrust Act e quindi per legge sarebbe da considerare colpevole di reato. Quindi, se fosse vivo, sarebbe in prigione?
Secondo il suo biografo, Walter Isaacson, Jobs era un uomo che non amava le regole e credeva che non si applicassero a lui. Questa era la chiave della sua genialità che gli ha permesso di fare cose straordinarie.
Ma dove finisce la genialità e inizia l’illecito?
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