Star di Hollywood contro Google, un danno da 100 milioni di dollari
All’inizio del mese di settembre è scoppiato il caso noto come “The Fappening” ovvero la pubblicazione di foto private rubate dagli account iCloud di celebrità del calibro di Jennifer Lawrence, Kate Upton, Rihanna, Selena Gomez e molte altre.
Inizialmente si pensava ci fosse una falla nella “nuvoletta” di Apple, ma in seguito alle dichiarazioni della stessa casa di Cupertino, iCloud non era la causa del furto di foto. Le celebrità avevano utilizzato dei dati facilmente reperibili per la procedura di recupero password tramite domanda e risposta segreta.
Quando la situazione sembrava essersi placata, c’è stata una seconda ondata di foto che ha coinvolto altri VIP. Probabilmente ne vedremo altre perchè questi hacker sembrano aver accumulato diverso materiale proprio con l’obiettivo di rilasciarlo nel tempo.
I principali canali di diffusione sono stati 4chan e Reddit ma adesso nell’occhio del ciclone c’è il celebre motore di ricerca. Il nuovo capitolo della vicenda vede le star di Hollywood contro Google per la mancata cancellazione delle foto e si parla di ben 100 milioni di dollari di risarcimento danni.
Marty Singer, l’avvocato che rappresenta circa una dozzina di celebrità del mondo dello spettacolo, ha inviato a Google svariate richieste per la rimozione delle immagini, a partire da settembre sino ad oggi.
Google è accusata di aver sfruttato immagini che umiliano e danneggiano le donne per trarne profitto tramite le inserzioni pubblicitarie. L’avvocato evidenzia l’eccessiva lentezza e negligenza da parte di Google nel gestire la situazione. Non parliamo soltanto dei risultati presenti sul motore di ricerca ma delle foto che sono state pubblicate sia su YouTube sia sulla piattaforma Blogger, di proprietà del colosso di Mountain View.
L’avvocato ha minacciato una richiesta di indennizzo pari a 100 milioni di dollari. Vedremo come e cosa risponderà Google e se la vicenda finirà in tribunale.
Probabilmente in Europa ci sarebbero stati meno problemi grazie alla sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea relativa al diritto all’oblio. Con una semplice richiesta di rimozione dei link dal motore di ricerca, la situazione sarebbe stata più gestibile.