Sportelli bancari in Italia: continua il declino con 508 chiusure in nuovi comuni
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Sparizione degli sportelli bancari in Italia
Negli ultimi anni, il panorama bancario in Italia ha subito profondi mutamenti, culminando nel 2024 con la chiusura di 508 sportelli, riportando il numero totale di filiali sotto la soglia delle 20mila unità. I dati dell’Osservatorio sulla desertificazione bancaria di First Cisl evidenziano un calo del 2,5% rispetto al 2023, con un’accelerazione significativa nel quarto trimestre dell’anno, nel quale sono stati chiusi ben 432 sportelli. Questo fenomeno non è soltanto un dato statistico, ma ha un impatto concreto sulle vite di circa 230mila italiani che si sono trovati privi di un accesso fisico alla banca nel loro comune di residenza. La tendenza fa emergere una realtà preoccupante, dove l’accesso ai servizi bancari sta diventando un privilegio per pochi.
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In totale, dall’inizio dell’anno sono stati registrati 609 sportelli chiusi, anche se questa cifra è attenuata da 101 nuove aperture, soprattutto attraverso le iniziative del Gruppo Bper, che ha avviato servizi di private banking all’interno di filiali già esistenti. Tuttavia, sebbene queste aperture possano sembrare un alleviamento della desertificazione bancaria, non compensano il numero crescente di chiusure, contribuendo anzi a rendere evidente il divario tra le aree maggiormente servite e quelle abbandonate. In questo contesto, le conseguenze della desertificazione bancaria non si limitano soltanto alla diminuzione delle filiali, ma si estendono anche alla qualità e alla tipologia dei servizi disponibili per i cittadini e le imprese, rischiando di compromettere gravemente la loro inclusione economica e sociale.
Aumento delle chiusure nel 2024
Nel 2024, la situazione per gli sportelli bancari in Italia è diventata ancor più critica con l’accelerazione delle chiusure. In questo contesto, 508 sportelli hanno cessato l’attività, un ulteriore colpo al già impoverito sistema bancario locale. Questo andamento ha portato la rete complessiva di filiali a scendere al di sotto delle 20mila unità, evidenziando una tendenza non solo preoccupante, ma anche irreversibile. Il calo dell’offerta bancaria ha un impatto diretto su circa 230mila cittadini che non hanno più accesso a occupazioni fisiche nelle loro comunità. Le dati redatti dall’Osservatorio di First Cisl mostrano una diminuzione del 2,5% rispetto al 2023, rimarcando una gravità crescente per le frazioni di popolazione già vulnerabili.
Durante l’ultimo trimestre del 2024, sono stati chiusi 432 sportelli, un numero che sottolinea come il processo di desertificazione stia accelerando. Le chiusure non avvengono in modo uniforme: sebbene ci siano state nuove aperture da parte di alcuni istituti, il saldo netto rimane negativo, con 609 sportelli chiusi dall’inizio dell’anno, contrapposti a sole 101 aperture. Queste ultime sono in gran parte localizzate in aree più centrali e rappresentano più una mossa strategica per il private banking che una soluzione per le zone sottoservite.
Le conseguenze di questo fenomeno possono risultare devastanti non solo per i singoli cittadini, ma anche per la vitalità economica dei comuni colpiti. Con l’aumento delle chiusure, cresce il rischio di esclusione finanziaria per una parte crescente della popolazione.
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Il 2024 segna un anno di allarmante decadenza per la rete bancaria in Italia, e le implicazioni di questo fenomeno si estendono ben oltre le statistiche, toccando la vita quotidiana di milioni di individui e mettendo in discussione l’accesso a servizi essenziali per una larga parte di territorio nazionale.
Impatto geografico delle desertificazioni bancarie
La desertificazione bancaria in Italia non è distribuita uniformemente, ma ha colpito in modo differente le varie regioni del Paese. Tra le aree più gravemente interessate si trovano la Valle d’Aosta con una riduzione del 7,5%, seguita dall’Umbria con un calo del 4,3% e dalla Sardegna che registra un decremento del 3,9%. Al contrario, regioni come l’Emilia Romagna e la Calabria hanno visto meno impatti, rispettivamente con una diminuzione dello 0,9% e dello 0,6%. In questo scenario, la Liguria ha mantenuto un saldo invariato, evidenziando come le chiusure e le aperture non siano distribuite equamente sul territorio.
Ad aggravare ulteriormente la situazione è il dato che, nel solo ultimo trimestre del 2024, sono stati 432 gli sportelli chiusi, una situazione che testimonia un’accelerazione preoccupante del processo di desertificazione. Sebbene le aperture di nuove strutture da parte di Banca Private Cesare Ponti abbiano avuto luogo, esse sono state limitate e concentrate in ambito di private banking, e non hanno certamente compensato le chiusure. Questo squilibrio si traduce in una crescente difficoltà per i cittadini, che devono affrontare viaggi più lunghi per accedere ai servizi bancari, con l’intento di trovare una soluzione da parte delle istituzioni coinvolte che appare insufficiente.
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Non solo il numero delle chiusure ha raggiunto quota 609 dall’inizio dell’anno, ma anche il contesto demografico dei comuni privi di sportelli sta evolvendo. Ora si trovano in questa situazione ben 3.381 comuni, cifra che rappresenta il 42,8% del totale; la condizione è ulteriormente allarmante poiché, per la prima volta, un comune con oltre 20mila abitanti, come Trentola Ducenta in provincia di Caserta, ha visto l’estinzione della propria filiale bancaria. Inoltre, la presenza di comuni più grandi, come Rivalta di Torino, nel calderone delle chiusure evidenzia un allargamento della desertificazione verso il Nord, suggerendo una progressiva estensione del fenomeno anche nelle aree precedentemente considerate meno vulnerabili.
L’accesso ai servizi bancari e le persone colpite
La desertificazione bancaria ha un impatto significativo e crescente su un numero sempre maggiore di cittadini, ponendo serie questioni di accesso ai servizi finanziari. I dati rivelano che circa 11 milioni di persone in Italia non posseggono più un accesso adeguato ai servizi bancari, un aumento di mezzo milione rispetto all’anno precedente. Questo aumento è reso ancora più inquietante dal fatto che oltre 4,6 milioni di individui vivono in comuni completamente privi di sportelli bancari, evidenziando una carenza di servizi essenziali.
In aggiunta, circa 6,3 milioni di persone risiedono in comuni in fase di desertificazione, nei quali è presente solo un singolo sportello. Questa situazione di vulnerabilità non colpisce solo i singoli cittadini, ma si estende anche alle imprese, con circa 282.688 attività presenti in comuni desertificati—un incremento di 18.834 unità rispetto al 2023, il che sottolinea come la desertificazione non influisca solo sugli utenti ma sull’intera economia locale.
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Le conseguenze di questa mancanza di accesso ai servizi bancari sono gravi. Le comunità si vedono sempre più isolate nel contesto economico e sociale, con i cittadini che affrontano difficoltà nel gestire operazioni finanziarie quotidiane come il pagamento di bollette o l’accesso a crediti. L’analisi di questi dati evidenzia un trend allarmante: l’incapacità di accedere ai servizi bancari tradizionali non solo compromette il benessere individuale, ma comporta anche un rischio di esclusione sociale, specialmente per le fasce più anziane della popolazione, che spesso possiedono competenze digitali limitate.
Il tasso di utilizzo dell’internet banking in Italia è infatti ancora modesto, con solo il 55% degli utenti che si avvale di questa opzione, a fronte di una media europea del 67,2%. Questo divario è ancor più accentuato tra i cittadini di età compresa tra i 65 e i 74 anni, dove solo il 33,9% utilizza i servizi online. Questa situazione rappresenta un ulteriore ostacolo all’inclusione finanziaria e sociale di una parte rilevante della popolazione, amplificando i rischi connessi alla desertificazione bancaria.
Indicatore di desertificazione provinciale e classifiche
Il fenomeno della desertificazione bancaria in Italia ha suscitato preoccupazione tra esperti e istituzioni, tanto che è stato creato un indicatore appositamente dedicato a misurare questa problematica. Si tratta dell’Indicatore di desertificazione provinciale (Ipd), il quale fotografa la situazione delle province italiane attribuendo punteggi basati su diversi fattori. Questi includono la percentuale di comuni privi di un sportello bancario o con un solo sportello, il numero di residenti in tali comuni, la presenza di imprese registrate e la superficie dei comuni stessi. Un’analisi delle province ha fatto emergere una netta disparità: le province meno desertificate, come Barletta-Andria-Trani, Brindisi e Grosseto, registrano punteggi significativamente più alti rispetto a metropoli come Milano e Roma, che occupano posizioni più arretrate nella classifica.
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In particolare, Vibo Valentia e Isernia risultano essere tra le province più colpite, evidenziando come la problematica non sia limitata alle zone rurali, ma colpisca anche aree urbane. L’analisi dei dati rivela che le città di grandi dimensioni, frequentate da una vasta popolazione, non sono immuni all’impatto delle chiusure degli sportelli. Questo porta a una riflessione critica sul futuro della rete bancaria e sull’approccio delle istituzioni finanziarie nei confronti della responsabilità sociale. Si registra quindi una crescente preoccupazione che, in assenza di interventi mirati, la desertificazione bancaria possa accelerare non solo il divario tra le diverse aree del Paese, ma anche imporre limitazioni sugli accessi ai servizi bancari essenziali per una porzione sempre più ampia della popolazione.
Nella stessa ottica, gli indicatori di desertificazione provinciale offrono spunti per valutare le politiche fiscali e di supporto da parte del governo e degli enti locali, affinché possano essere attuate misure straordinarie per contrastare la chiusura dei servizi bancari in ognuna delle province. Le classifiche emerse devono servire non solo come un quadro di riferimento, ma anche come un appello all’azione per garantire che il sistema bancario continui a servire tutte le comunità, indipendentemente dalla loro posizione geografica o demografica.
Riflessioni sul futuro della rete bancaria in Italia
La situazione attuale della rete bancaria in Italia solleva interrogativi significativi circa il futuro dell’accesso ai servizi finanziari per i cittadini. Con l’aumento costante delle chiusure di sportelli, le banche sembrano orientate a una strategia di razionalizzazione che mette a rischio non solo la presenza fisica delle filiali, ma altresì la relazione tra gli istituti e le comunità locali. Questo approccio potrebbe portare a una crescente concentrazione dei servizi bancari nelle aree più centrali, lasciando scoperte le periferie e i piccoli centri, già fragili dal punto di vista socioeconomico.
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Un aspetto critico di questa desertificazione è la vulnerabilità delle fasce più deboli della popolazione, tra cui anziani e residenti di comuni abbandonati dalle filiali. La loro esclusione dal mondo bancario non si limita a una mera difficoltà di accesso, ma si traduce in problematiche quotidiane, come la gestione delle operazioni finanziarie di base e la necessità di effettuare pagamenti o accedere a crediti. Inoltre, un aggravamento della situazione potrebbe avere ripercussioni anche sull’economia locale, con le piccole imprese che farebbero fatica a operare senza un adeguato supporto bancario.
Il rischio di una spirale negativa di esclusione e impoverimento sembra pertanto concreto. Le istituzioni finanziarie devono affrontare il dilemma di mantenere la redditività operativa in un contesto di forte competitività, ma allo stesso tempo hanno la responsabilità sociale di contribuire al benessere delle comunità in cui operano. In questo quadro, è imperativo che vengano sviluppate strategie integrate che considerino non solo la redditività economica, ma anche l’inclusione sociale e l’accesso equo ai servizi. Le politiche pubbliche potrebbero giocare un ruolo fondamentale nel promuovere la presenza bancaria nelle aree sottoservite, favorendo così una maggiore equità nella distribuzione dei servizi finanziari.
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