Lo sfruttamento degli stagisti cinesi di Foxconn per la produzione della Ps4, Sony sollecita il rispetto del codice di condotta
A poche settimane dal lancio sul mercato dell’ultima console Sony, la PS 4, nuove ombre emergono sull’azienda che fornisce i componenti, la taiwanese Foxconn, impegnata anche nella produzione di dispositivi elettronici per altre multinazionali del settore, come Microsoft, Nintendo e Samsung.
Dopo le critiche per l’utilizzo di manodopera minorile dello scorso anno, in questi giorni la Foxconn ha dovuto prendere le distanze da chi l’ha accusata di costringere studenti universitari a turni di notte e straordinari.
Le lamentele sono trapelate su alcuni quotidiani cinesi prima di rimbalzare in tutto il mondo, producendo una nuova ondata di sdegno verso le multinazionali e la Sony nello specifico, che per risparmiare sulla nuova console (prezzo di lancio 399 euro) si è rivolta all’estero (la PS 3 era stata inizialmente prodotta in Giappone).
Quello che è emerso dal racconto di alcuni testimoni vede coinvolto, oltre all’azienda taiwanese, anche lo Xi’an Institute of Technology, politecnico di rilievo in Cina, che ha stipulato con la Foxconn un contratto di tirocinio (gratuito) per mille studenti dell’istituto, costretti a turni estenuanti sulla catena di montaggio, da agosto a ottobre, per vedere riconosciuto il numero di crediti necessari a conseguire il titolo di studio (in materie diverse, da finanza a ingegneria).
Ma il tipo di stage, stando ai racconti, non ha aggiunto nulla alle conoscenze e alle competenze nel settore di specializzazione di ciascuno: diversamente da quanto annunciato dal politecnico, che ha parlato di un “occasione per imparare qualcosa dalla società”, in realtà si è rivelato un puro lavoro meccanico, sganciato dal percorso di studi.
Alcuni studenti affermano di aver rimosso pellicole protettive e attaccato adesivi per 11 ore di fila, facendo solo una pausa di trenta minuti per il pranzo e dieci per un piccolo break la mattina.
La Foxconn ha inizialmente sottolineato che si trattava di lavoratori volontari e che nessuno è stato costretto a rimanere contro la sua volontà, ma di contro alcuni studenti hanno sostenuto che l’abbandono dell’apprendistato avrebbe comportato una penalità di sei crediti con il conseguente blocco del percorso di studi.
Nel frattempo, visto probabilmente il clamore suscitato, la stessa azienda taiwanese ha avviato un’indagine interna, che ha stabilito che in alcuni casi effettivamente non erano state applicate le politiche Foxconn relative agli straordinari, promettendo perciò provvedimenti immediati.
La Sony nelle ultime ore ha preso le distanze da quanto avvenuto e pare abbia invitato l’azienda taiwanese ad aderire al proprio codice di condotta che impone ai fornitori il rispetto dei lavoratori, dei diritti umani e dell’ambiente.