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Sesso di gruppo a cena in ristorante e foto condivise su WhatsApp cause denuncia per revenge porn

  • Redazione Assodigitale
  • 28 Luglio 2025
Sesso di gruppo a cena in ristorante e foto condivise su WhatsApp cause denuncia per revenge porn

dettagli della serata e diffusione delle immagini

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Nel corso di una serata privata in un ristorante di Bogliasco, un gruppo di amici ha condiviso momenti di intimità che sono stati immortalati tramite fotografie non autorizzate. Tra i presenti figuravano un notaio, un medico, la titolare del locale, la compagna di quest’ultima e una donna, protagonista involontaria del caso. Le immagini sono state scattate dopo la cena utilizzando lo smartphone del notaio, e senza alcun consenso esplicito sono state in seguito diffuse all’interno di chat private su WhatsApp. La circolazione non autorizzata delle foto, che ritraggono scene di natura sessuale, è stata scoperta solo a distanza di due giorni, quando la donna coinvolta ha appreso che tali contenuti erano già condivisi tra più persone senza il suo permesso. Tale situazione ha portato la stessa a rivolgersi alle autorità competenti per denunciare il fatto.

Indice dei Contenuti:
  • Sesso di gruppo a cena in ristorante e foto condivise su WhatsApp cause denuncia per revenge porn
  • dettagli della serata e diffusione delle immagini
  • intervento della procura e indagini in corso
  • aspetti legali e conseguenze della denuncia per revenge porn

intervento della procura e indagini in corso


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La procura di Genova ha prontamente avviato un’indagine approfondita in seguito alla denuncia presentata dalla donna coinvolta nella vicenda. Gli inquirenti stanno raccogliendo testimonianze e analizzando i dispositivi elettronici dei partecipanti per accertare la dinamica esatta dei fatti, in particolare l’origine e la modalità di diffusione delle immagini compromettenti. Parte fondamentale dell’indagine è verificare se vi sia stata violazione della privacy e diffusione illecita di materiale intimo senza il consenso dell’interessata. Inoltre, gli accertamenti mirano a stabilire se nel corso della serata siano state assunte sostanze in grado di influenzare il comportamento dei presenti, elemento essenziale per valutare la sussistenza di eventuali responsabilità penali.

Le attività investigative sono in corso e riguardano sia i soggetti direttamente coinvolti, sia le chat private in cui le immagini sono circolate, al fine di identificare tutti i responsabili della diffusione. La Procura sta operando con la massima riservatezza, coordinandosi con le forze dell’ordine per garantire l’efficacia dell’inchiesta e tutelare i diritti della vittima, assistita da un legale che ha preferito non rilasciare dichiarazioni pubbliche in questa fase.

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aspetti legali e conseguenze della denuncia per revenge porn

La denuncia presentata per revenge porn apre un complesso iter giuridico volto a tutelare la vittima dal trattamento illecito di immagini intime. In Italia, la legge 19 luglio 2019, n. 69, ha introdotto norme specifiche per punire la diffusione non consensuale di materiale sessualmente esplicito, definito appunto revenge porn o vendetta porno. Chiunque diffonda immagini o video intimi senza autorizzazione, con l’intento di ledere la reputazione o arrecare danno morale, può essere perseguito penalmente con sanzioni che prevedono anche la reclusione. Nel caso specifico, la Procura di Genova sta valutando la configurabilità di tali reati, esaminando le modalità della diffusione e il ruolo di ogni partecipante alla circolazione delle immagini.

L’azione legale non si limita all’aspetto penale: la vittima ha diritto a tutelarsi anche in sede civile, richiedendo risarcimenti per danni morali e materiali subiti a causa della divulgazione illecita. Importante è inoltre il ruolo dell’avvocato, che coordina le azioni per la tutela della privacy e il ripristino della dignità della persona offesa. La complessità del caso richiede un’attenta analisi delle prove digitali, compresi i dati relativi allo scambio nelle chat di WhatsApp, strumenti fondamentali per l’accertamento giudiziario.

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Le conseguenze per gli indagati, qualora ritenuti responsabili, possono includere multe elevate, restrizioni personali e l’obbligo di rimozione immediata dei contenuti. Il caso sottolinea con forza la necessità di una consapevolezza maggiore in merito all’uso responsabile delle tecnologie digitali, per prevenire violazioni della privacy dal forte impatto psicosociale.

 


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