Servizio Pubblico: Berlusconi da Santoro battezza ufficialmente la TwitterTelevisione
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8 milioni e seicentomila spettatori, il 33,5% di share televisivo, 33000 utenti Twitter connessi e 116.000 tweet durante le 2 ore di trasmissione con un picco durante la lettera che Berlusconi ha letto a Travaglio, questi i numeri che ha fatto ieri sera Servizio Pubblico su La7 nella puntata in cui ha partecipato Silvio Berlusconi.
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Nota di colore: Silvio Berlusconi si è presentato negli studi televisivi dell’emittente accompagnato da Massimo Boldi, autocandidatosi al ruolo di “capretta”, che come è noto nel mondo dell’ippica è l’animale che viene messo nel box dei purosangue la sera prima delle gare per allentare la tensione dei cavalli.
Altra nota di colore: lo scambio di sedie tra Berlusconi e Travaglio con Berlusconi, che prima di sedersi sulla sedia di Travaglio pulisce la sedia con un fazzoletto.
Ultima nota di colore, mentre Berlusconi era a Servizio Pubblico ieri sera Bersani era a Porta a Porta, dove lo stesso Berlusconi era stato ospite la sera prima e secondo dati sugli ascolti delle due puntate della trasmissione di Vespa, Berlusconi sembrerebbe aver battuto Bersani.
L’impressione che molti di noi hanno avuto seguendo ieri sera la puntata di Servizio Pubblico, è quella di una politica ad alto tasso di spettacolarizzazione con copioni e riti prestabiliti.
Chi ha vinto la sfida lanciata a Berlusconi da Servizio Pubblico ieri sera? Tutti, a partire da Berlusconi in gran spolvero, che ha gestito brillantemente ed efficacemente dal punto di vista comunicativo tutta la puntata, per arrivare a Santoro che ha sicuramente vinto triplicando gli ascolti della sua trasmissione. Ha vinto La7, perché la “miracolosa” presenza di Berlusconi ha trainato gli ascolti di 3/4 punti percentuali delle trasmissioni Otto e mezzo e Omnibus Notte, che precedono e seguono Servizio Pubblico.
La politica e la comunicazione politica che fine hanno fatto ieri sera? Ce lo siamo chiesti in molti.
L’uso attuale della televisione nella comunicazione politica sembra diventato quello di smuovere ascolti e platee televisive per riuscire poi nel post dibattito e nei giorni successivi a far parlare di se su altri mezzi. La televisione mantiene la propria ritualità, ma ci consegna una politica altamente spettacolarizzata, come quella che abbiamo visto ieri sera su Servizio Pubblico. Certamente ieri sera non abbiamo visto una grande pagina di giornalismo televisivo, o di approfondimento.
Quello che si registra attualmente è una convergenza tra il pubblico televisivo e il “popolo” della rete, gli utilizzatori della rete confluiscono e a quanto pare con piacere, nell’audience televisiva e invece di guardare in solitaria si riuniscono in una visione collettiva, commentando in diretta e poi proseguendo nelle ore e nel giorno successivi.
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Per il momento è il pubblico a tweettare, ma quando saranno i politici a tweettare direttamente durante l’incontro televisivo a cui stanno partecipando, sarà necessario riscrivere le regole sulla par condicio?
Ieri sera è mancato il fact checking, chiesto a gran voce in molti commenti su Twitter, ma siamo davvero pronti a rinunciare a un giornalismo televisivo spettacolarizzato a favore di un giornalismo di analisi e approfondimento?
Alla fine la grande liturgia televisiva si è svolta senza incidenti di percorso ne premature scomparse di scena e addii frettolosi e rancorosi, nonostante i bookmaker avessero tutti puntato sullo scontro in diretta e sul colpo di scena.
La domanda che però ci facciamo, è se la politica e la comunicazione politica riusciranno a capire il concetto di TwitterTelevisione, utilizzando al meglio le potenzialità comunicative offerte dall’uso contemporaneo dei due media.
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