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Sensore innovativo nei capelli per rispondere al telefono con il pensiero e rivoluzionare le comunicazioni.

  • Redazione Assodigitale
  • 9 Aprile 2025
Sensore innovativo nei capelli per rispondere al telefono con il pensiero e rivoluzionare le comunicazioni.

Sensore innovativo per comunicare con il pensiero

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La capacità di rispondere a una chiamata telefonica semplicemente con il pensiero si avvicina sempre di più alla realtà grazie a un innovativo sensore posizionato tra i capelli. Questo dispositivo, progettato per operare senza necessità di ricarica per oltre 12 ore, rappresenta un avanzo significativo nel campo delle interfacce cervello-macchina. Le micro-puntine, sviluppate da un team di ricerca dell’Università Yonsei in Corea del Sud, si integrano nel cuoio capelluto e sono in grado di funzionare anche durante l’attività fisica.

Indice dei Contenuti:
  • Sensore innovativo nei capelli per rispondere al telefono con il pensiero e rivoluzionare le comunicazioni.
  • Sensore innovativo per comunicare con il pensiero
  • Origine e sviluppo della tecnologia
  • Funzionamento e caratteristiche del dispositivo
  • Test e risultati della ricerca
  • Prospettive future e possibilità di commercializzazione


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Questa tecnologia, illustrata sulla rinomata rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, segna un importante passo avanti nella comunicazione uomo-macchina. In precedenza, gli sforzi per creare interfacce cerebrali si erano concentrati su sistemi impiantabili, che presentano complicazioni e rischi significativi. L’innovazione coreana evita tali problematiche utilizzando un approccio non invasivo che promette di essere più sicuro e accessibile. Le placchette, solo pochi millimetri, si inseriscono con facilità tra i follicoli piliferi, trasformando i segnali elettrici generati dal cervello in comandi utilizzabili per interagire con dispositivi elettronici, come smartphone e computer.

Origine e sviluppo della tecnologia

Il concetto di interfaccia cervello-macchina ha radici profonde nella ricerca neuroscientifica, ma è grazie alle recenti innovazioni che possiamo assistere a passi concreti verso l’applicazione pratiche di queste tecnologie. L’idea di collegare il cervello a dispositivi esterni non è nuova; essa è emersa a partire dagli anni ’60 con i primi tentativi di registrazione dei segnali cerebrali. Tuttavia, è stato solo negli ultimi due decenni che la tecnologia ha fatto progressi significativi, alimentata dallo sviluppo di materiali avanzati e dalla comprensione più profonda del funzionamento del cervello.

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Del tutto innovativo è l’approccio sviluppato dal gruppo di ricerca guidato da Kim Hodam presso l’Università Yonsei. La ricerca ha portato alla creazione di sensori ultra-sottili capaci di rilevare segnali cerebrali senza la necessità di impianti invasivi. Questi dispositivi emergono come un’alternativa promettente agli elettrodi tradizionali, che sono spesso fastidiosi e limitati nella loro applicabilità. L’integrazione del sensore con i follicoli piliferi consente una connessione diretta e continua con l’epidermide, garantendo così una trasmissione dei dati più efficace e duratura.

In particolare, lo sviluppo delle micro-puntine rappresenta un traguardo rilevante, rendendo la tecnologia non solo accessibile dal punto di vista operativo, ma anche comoda da indossare. Gli studi approfonditi e i test realizzati nel corso degli anni hanno gettato le basi per la realizzazione di questo prototipo, rendendo possibile l’interazione diretta con dispositivi elettronici attraverso il semplice pensiero.

Funzionamento e caratteristiche del dispositivo

Il dispositivo innovativo progettato dal team di ricerca coreano si basa su una serie di micro-sensori che svolgono un ruolo cruciale nella traduzione dei segnali elettrici generati dal cervello in comandi operativi per vari strumenti tecnologici. Queste minuscole placchette, delle dimensioni di pochi millimetri, sono progettate per essere posizionate tra i follicoli piliferi, permettendo una connessione molto più semplice e meno invasiva rispetto ai tradizionali metodi di interfaccia cervello-macchina.

Ogni sensore è dotato di microaghi che penetrano delicatamente nella pelle, consentendo la rilevazione dei segnali neuronali con un’efficacia senza precedenti. L’innovazione non si limita solo all’efficienza di lettura, ma include anche la capacità di operare per un periodo prolungato, fino a 12 ore, senza alcuna necessità di ricarica. Questo aspetto rappresenta un significativo vantaggio per l’utilizzo quotidiano del dispositivo, in quanto non pone limitazioni all’uso intenzionale durante le normali attività giornaliere.

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Per garantire la massima funzionalità, i sensori sono progettati per resistere a diverse condizioni, inclusi movimenti rapidi come la corsa, mantenendo un livello di precisione elevato anche in situazioni dinamiche. L’interazione con il dispositivo si realizza attraverso il pensiero, permettendo all’utente di gestire semplici funzioni come rispondere o rifiutare una chiamata senza la necessità di utilizzare le mani. Questa tecnologia non solo inizia a delineare un futuro promettente per la comunicazione uomo-macchina, ma segna anche un passo fondamentale verso device accessibili a un pubblico più ampio, aprendo la strada a possibili applicazioni in vari settori come la salute, la comunicazione e l’intrattenimento.

Test e risultati della ricerca

Le indagini condotte dal gruppo di ricerca dell’Università Yonsei hanno portato a risultati significativi riguardanti l’efficacia del sensore realizzato per facilitare la comunicazione tramite pensiero. Durante gli esperimenti, sei volontari hanno partecipato a sessioni in cui è stato testato il funzionamento del dispositivo in situazioni di uso reale. Queste prove hanno permesso di esaminare non solo la capacità del dispositivo di rilevare i segnali cerebrali, ma anche l’affidabilità dell’interfaccia in condizioni quotidiane.

I partecipanti hanno riuscito a controllare alcune funzioni basilari durante delle videochiamate, dimostrando la funzionalità del sistema. In particolare, sono riusciti a rispondere, rifiutare o interrompere chiamate semplicemente attraverso il pensiero, confermando la validità e l’efficienza della tecnologia sviluppata. Nonostante il contesto di mobilità, i sensori si sono dimostrati in grado di operare con precisione, rilevando segnali senza interferenze anche mentre i volontari camminavano o correvano.

I risultati della ricerca indicano un livello elevato di affidabilità nella lettura dei segnali cerebrali. I test hanno evidenziato che il sensore può funzionare per un periodo prolungato, fino a 12 ore, senza necessità di ricarica, rappresentando una soluzione promettente per l’uso quotidiano. Questi dati incoraggianti pongono le basi per ulteriori sviluppi nel campo delle interfacce cervello-macchina e alimentano l’interesse verso la commercializzazione di questa tecnologia, che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui interagiamo con i dispositivi digitali.

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Prospettive future e possibilità di commercializzazione

Le prospettive legate alla commercializzazione di questo innovativo sensore sono estremamente promettenti e potrebbero segnare un cambiamento sostanziale nel modo in cui interagiamo con la tecnologia. Grazie al successo dei test condotti, la possibilità di integrare questi dispositivi nel mercato consumer si avvicina. Le applicazioni pratiche si estendono ben oltre la semplice comunicazione, aprendo la strada a utilizzi nel settore medico, nell’assistenza ai disabili e in vari ambiti di intrattenimento.

Il prototipo attuale ha dimostrato una capacità di funzionamento prolungata e una notevole precisione nell’interpretazione dei segnali cerebrali, il che favoreggia l’adozione su larga scala. Con un’industrializzazione ben pianificata, i produttori possono mirare a rilasci commerciali compatibili con smartphone, computer e altri dispositivi elettronici, migliorando notevolmente l’esperienza utente.

A livello commerciale, esiste un forte interesse sia da parte degli investitori che delle aziende tecnologiche. Collaborazioni tra start-up e grandi società possono accelerare lo sviluppo e la distribuzione di tali dispositivi, favorendo l’integrazione con sistemi già esistenti, come le piattaforme di realtà aumentata e virtuale. Inoltre, il supporto di normative regolatorie che favoriscano l’adozione di tecnologia non invasiva amplificherebbe ulteriormente il potenziale di mercato.

Mentre i dettagli della commercializzazione rimangono da definire, le ricerche attuali pongono le basi per un futuro eccitante, in cui comunicazioni dirette col pensiero potrebbero diventare non solo una possibilità, ma una realtà quotidiana, rivelando applicazioni inimmaginabili fino a poco tempo fa.


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