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Secondo acconto imposte: novità su rinvio e rateizzazione per contribuenti

  • Redazione Assodigitale
  • 9 Dicembre 2024
Secondo acconto imposte: novità su rinvio e rateizzazione per contribuenti

Secondo acconto imposte 2024: novità e opportunità

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Il Decreto Fiscale 155/2024, approvato dalla Camera, introduce significative misure a favore dei contribuenti italiani. Tra le novità più rilevanti emerge la possibilità di rinviare e rateizzare il secondo o unico acconto delle imposte 2024, rappresentando un importante aiuto per molte partite IVA. Questo intervento, simile a quello attuato per l’anno precedente, è una risposta diretta alle difficoltà di liquidità che affrontano i piccoli imprenditori e i professionisti.

Indice dei Contenuti:
  • Secondo acconto imposte: novità su rinvio e rateizzazione per contribuenti
  • Secondo acconto imposte 2024: novità e opportunità
  • Beneficiari della misura: chi può rinviare e rateizzare
  • Come funziona la rateizzazione: scadenze e condizioni
  • Esclusi dal rinvio: quali contribuenti non possono accedere
  • Criticità e considerazioni sulla misura: un confronto con il passato


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In particolare, il rinvio del pagamento consente di posticipare l’obbligo al 16 gennaio 2025, evitando penalità o interessi aggiuntivi. Gli interessati possono anche optare per un piano di rateizzazione, suddividendo l’importo in cinque rate mensili uguali a partire dalla stessa data. Questa flessibilità è pensata per alleviare l’impatto economico che la scadenza dell’acconto può avere su categorie professionali già messe a dura prova dagli attuali contesti economici e finanziari.

In aggiunta, anche i contribuenti che adottano il regime forfettario possono accedere a queste opportunità, ampliando dunque il numero di beneficiari della misura e rendendola accessibile anche ai professionisti e alle piccole realtà imprenditoriali. Si tratta, dunque, di un passo significativo verso il supporto di chi opera nel tessuto economico del Paese.

Beneficiari della misura: chi può rinviare e rateizzare


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La possibilità di rinvio e rateizzazione del secondo o unico acconto imposte 2024 è riservata esclusivamente ai titolari di partita IVA, specificamente le persone fisiche, che hanno registrato ricavi o compensi non superiori a 170.000 euro per l’anno fiscale 2023, come dichiarato nel Modello Redditi 2024. Questa iniziativa intende facilitare il pagamento delle imposte, rispondendo positivamente alle necessità di liquidità di molte piccole e medie imprese e liberi professionisti.

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A coloro che rientrano in questa categoria viene concessa l’opzione di rimandare il pagamento al 16 gennaio 2025 senza alcun aggravio di interessi, oppure di optare per un piano di rateizzazione che prevede cinque rate mensili, la prima dovuta sempre il 16 gennaio 2025. Questa opportunità è estesa anche ai contribuenti che operano sotto il regime forfettario, dimostrando l’inclusività della misura e il suo scopo di supportare le piccole realtà economiche.

È fondamentale che i contribuenti verifichino di soddisfare tutti i requisiti necessari per accedere a tali agevolazioni, in modo da pianificare efficacemente le proprie obbligazioni fiscali senza incorrere in sanzioni o difficoltà future. In un contesto dove la gestione finanziaria è cruciale, questa misura rappresenta un aiuto significativo per chi vive le incertezze del mercato.

Come funziona la rateizzazione: scadenze e condizioni

Per coloro che decidono di optare per la rateizzazione del secondo o unico acconto imposte 2024, è fondamentale seguire specifiche scadenze e condizioni stabilite dalla normativa. La prima rata, che costituisce l’importo totale della prima dilazione, deve essere versata entro il 16 gennaio 2025. Quest’importo iniziale non prevede l’applicazione di interessi, rappresentando una vera opportunità di alleggerimento economico per i contribuenti che si trovano a fronteggiare difficoltà di liquidità.

Le quattro rate successive seguiranno una periodicità mensile, ciascuna con scadenza fissata al giorno 16 di ogni mese fino a maggio 2025. È importante tenere presente che, a partire dalla seconda rata, sull’importo dovuto verranno applicati interessi, determinati secondo i tassi previsti dalla legislazione fiscale vigente. Questa applicazione di interessi può incrementare l’onere finale della rateizzazione, un aspetto che i contribuenti devono considerare nella loro pianificazione finanziaria.

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La rateizzazione si configura quindi come una modalità flessibile di pagamento, pensata per alleviare il peso del pagamento dell’acconto da una sola soluzione. Tuttavia, è essenziale che i contribuenti siano consapevoli delle implicazioni economiche ad essa associate, in modo da poter scegliere la soluzione più adatta alle proprie esigenze finanziarie. La misura intende, pertanto, garantire un adeguato supporto a chi, in un contesto economico complesso, cerca di gestire al meglio le proprie obbligazioni fiscali senza incorrere in sanzioni o difficoltà.

Esclusi dal rinvio: quali contribuenti non possono accedere

È cruciale evidenziare che non tutti i contribuenti possono beneficiare delle misure di rinvio e rateizzazione del secondo o unico acconto imposte 2024. In particolare, i soggetti esclusi comprendono coloro che hanno registrato ricavi o compensi superiori a 170.000 euro. Questi contribuenti, pur affrontando potenziali difficoltà economiche, non possono accedere a questa facilitazione fiscale, rimanendo così soggetti all’obbligo di pagamento nella scadenza ordinaria stabilita al 2 dicembre 2024.

In aggiunta, i non titolari di partita IVA e le società vedono anch’essi esclusa la possibilità di rinviare o rateizzare il pagamento. Questo sembra rappresentare una limitazione significativa, poiché molte realtà imprenditoriali, nonostante i loro ricavi superiori, potrebbero trovarsi in una situazione di necessità economica. Quindi, questi contribuenti sono invitati a considerare le opzioni di ravvedimento operoso, come stabilito dall’articolo 13 del D. Lgs. n. 13/1997, per regolarizzare eventuali inadempienze.

Nonostante il Decreto Fiscale 155/2024 possa apparire come un sostegno mirato, il suo ambito di applicazione suscita dibattiti. L’esclusione di una fascia di contribuenti, come quelli con ricavi oltre la soglia stabilita, potrebbe mettere in risalto un trattamento non uniforme delle necessità fiscali e la gestione della liquidità. Una questione che il legislatore potrebbe dover affrontare in futuro per garantire un supporto equo a tutte le categorie professionali.

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Criticità e considerazioni sulla misura: un confronto con il passato

Il rinvio e la rateizzazione del secondo o unico acconto imposte 2024, pur rappresentando un’opportunità di rilievo per molti, non sono privi di criticità. Rispetto agli interventi analoghi riscontrati nel 2023, si rinnova il dibattito sulle esclusioni e sull’impattante differenziazione nei benefici concessi ai soggetti con ricavi superiori a 170.000 euro. Questa limitazione evidenzia una disparità significativa in un settore dove molti professionisti e piccole imprese operano con margini ristretti, costretti a fronteggiare costi crescenti e sfide economiche. Nonostante la misura si propone di supportare i contribuenti più vulnerabili, non include una fascia potenzialmente in difficoltà, accrescendo le preoccupazioni riguardo all’equità del provvedimento.

È fondamentale considerare che il rinvio al 16 gennaio 2025 offre un respiro temporale, ma introduce anche il vincolo di un pagamento totale che potrebbe gravare sulla liquidità di quei contribuenti che, pur avendo superato la soglia di ricavi, non hanno accesso a misure di supporto. Inoltre, chi opta per la rateizzazione dovrà affrontare l’onere degli interessi sulla seconda rata e su quelle successive, un aspetto che potrebbe portarli a riconsiderare le loro strategie finanziarie a breve termine. Tali interessi possono trasformare una scelta inizialmente vantaggiosa in un impegno economico più gravoso.

La scelta di stabilire una soglia di ricavi, presentata eventualmente come un modo per concentrare il sostegno sulle micro e piccole imprese, potrebbe anche risultare poco lungimirante. Infatti, escludere professionisti e imprese che, sebbene superando questo limite, si trovino in difficoltà può apparire come un approccio non equo alle sfide economiche. La risposta alle esigenze fiscali non può essere limitata a categorie specifiche; piuttosto, un sostegno più ampio e inclusivo potrebbe giovare a una economia già provata.


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