Mostra la sorveglianza tecnologica
Dal 17 settembre al 28 settembre, presso la Biblioteca Salaborsa di Bologna, l’esposizione delle opere di Dries Depoorter si concentra sul tema della sorveglianza tecnologica. L’arte diventa un mezzo per esplorare e mettere in discussione la crescente presenza di sistemi di monitoraggio nelle nostre vite quotidiane. Con installazioni che coinvolgono il pubblico in modo attivo, il visitatore è invitato a riflettere sulle implicazioni etiche e sociali del monitoraggio da parte delle macchine, spingendo a interrogarsi su come questi sistemi possano influenzare la nostra libertà personale e la nostra privacy.
Depoorter utilizza tecnologie interattive che coinvolgono videocamere di sorveglianza, accessibili da remoto, per riflettere su come queste pratiche possano modificare la nostra percezione dello spazio pubblico. Le sue opere non solo catturano immagini in tempo reale dei visitatori, ma pongono anche domande cruciali riguardo la legittimità e l’invasività della sorveglianza. Grazie a questa interazione diretta, l’artista riporta il dibattito sulla sorveglianza tecnologica in una dimensione visiva e concreta, permettendo agli spettatori di considerare gli effetti di tali pratiche sui diritti individuali.
La mostra si distingue per la sua capacità di trattare questi temi in modo neutrale, lasciando ai visitatori la libertà di formarsi un’opinione personale. Prima della mostra, l’arte di Depoorter ha già contribuito a sollevare questioni cruciali nel dibattito contemporaneo sulla sorveglianza, offrendo un importante spazio di riflessione su questi temi così attuali e controversi. Questo approccio aiuta a demistificare la tecnologia di sorveglianza e puntare il dito sulla necessità di una maggiore consapevolezza verso le sue funzioni nella società moderna.
Opere di Dries Depoorter
Dries Depoorter presenta tre opere principali nella mostra: Surveillance Speaker, Jaywalking e Border Birds, affiancate dal famosissimo progetto Glass Room di Tactical Tech. Ciascuna di queste installazioni sfida il pubblico a contemplare il ruolo della tecnologia nella sorveglianza quotidiana e nella privacy.
Surveillance Speaker utilizza un sistema di audio e video per trasformare gli spettatori in parte dell’opera stessa. Le immagini catturate dalle videocamere di sorveglianza vengono rese pubbliche attraverso audio, creando una sinergia tra ciò che viene visto e udito. Questa interattività invita i visitatori a relazionarsi direttamente con il concetto di essere osservati, approfondendo la riflessione sulla possente influenza della tecnologia nelle dinamiche sociali.
La seconda installazione, Jaywalking, si distingue per la sua innovativa modalità d’uso delle videocamere di sorveglianza. Depoorter ha accesso a filmati in diretta che rivelano i momenti in cui un pedone attraversa una strada con il semaforo rosso, illustrando come il monitoraggio possa catturare azioni quotidiane e trasformarle in dati analizzati. Questo progetto mette in evidenza l’ambiguità morale dietro la sorveglianza: l’atto di pedonalità non conforme, immortalato da una macchina, solleva interrogativi su legge e giustizia.
Infine, Border Birds, un’opera collaborativa con la sorella Bieke, si focalizza sul confine visivo e simbolico. Attraverso un’installazione che utilizza le immagini di uccelli sognanti, l’opera invita a riflettere sul concetto di confini e su come la sorveglianza può trascendere la semplice osservazione, avvalendosi di droni e tecnologie avanzate.
Il Glass Room rappresenta un corollario fondamentale, offrendo una panoramica sulle pratiche di raccolta dati delle aziende tecnologiche e sulle loro implicazioni per la nostra vita quotidiana. Ogni opera di Depoorter, nel suo insieme, invita il pubblico non solo a rimanere spettatore, ma a diventare attore consapevole nel dibattito riguardante la sorveglianza e i diritti individuali.
Contestualizzazione del tema
La mostra When They See Us, che si tiene dal 17 al 28 settembre presso la Biblioteca Salaborsa di Bologna, è il risultato di una sinergia tra diverse associazioni e realtà impegnate nella tutela dei diritti umani digitali. Le organizzazioni coinvolte, The Good Lobby Italia e Hermes Center, hanno un obiettivo comune: sensibilizzare il pubblico riguardo agli effetti deleteri della sorveglianza tecnologica nella vita quotidiana.
Questa iniziativa non è solo un’esposizione artistica, ma anche un’importante occasione di dibattito e riflessione. La collaborazione con Info.Nodes e il collettivo curatorial Sineglossa ha permesso di creare un contesto favorevole per l’approfondimento del tema, collocando la mostra all’interno di un programma più ampio di eventi dedicati all’arte digitale, intitolato The Next Real.
Il programma di The Next Real, che si estenderà da settembre 2024 a giugno 2025, includerà mostre, talk e laboratori, bracciando interrogativi sull’interazione tra arte, intelligenza artificiale e società. Questo approccio multidisciplinare arricchisce l’esperienza visitatoria, creando un ponte tra arte, tecnologia e diritti umani.
In tal modo, la mostra When They See Us si inserisce perfettamente in un dibattito più ampio e necessario, specialmente alla luce delle attuali questioni legate all’AI Act e alla sorveglianza da parte delle forze dell’ordine. La presenza di installazioni interattive e di opere provocatorie da parte di Dries Depoorter rende il pubblico partecipe attivo, invitandolo a porsi domande cruciali su temi difficili e controversi.
Iniziativa e collaborazioni
Il dibattito sull’etica della tecnologia è oggi più rilevante che mai, soprattutto in un’epoca caratterizzata da avanzamenti rapidi e continui nel campo della sorveglianza. L’arte, attraverso le opere di Dries Depoorter, funge da specchio critico per esaminare le implicazioni morali della sorveglianza tecnologica, in particolare quelle che riguardano la privacy e la libertà individuale. Ogni installazione non si limita a mostrare la realtà di un mondo monitorato, ma invita il pubblico ad interrogarsi sulla legittimità e sull’accettabilità di tali pratiche.
Numerosi interrogativi sorgono: fino a che punto possiamo accettare di essere osservati? E che tipo di società stiamo costruendo quando la sorveglianza diventa la norma piuttosto che l’eccezione? Le opere di Depoorter non forniscono risposte definitive, ma stimolano una riflessione profonda che spinge a considerare le conseguenze delle scelte collettive in merito all’uso della tecnologia.
L’intreccio tra arte e tecnologia solleva questioni di grande attualità, come la responsabilità delle aziende tecnologiche nella raccolta e gestione dei dati e l’uso delle informazioni da parte delle forze dell’ordine. Le installazioni, infatti, pongono l’accento sulla vulnerabilità dell’individuo di fronte a sistemi che possono facilmente trasformarsi in strumenti di controllo sociale.
Inoltre, l’artista invita il pubblico a non essere semplicemente spettatore, ma a diventare un attore consapevole nel dialogo su questi temi. Attraverso esperienze interattive, il visitatore è spinto a considerare il proprio ruolo e la propria responsabilità in un contesto caratterizzato dalla sorveglianza pervasiva. È questo il fulcro della provocazione artistica di Depoorter: l’arte riesce a rendere tangibili e visibili i rischi etici insiti nella tecnologia, favorendo una presa di coscienza necessaria per il futuro.
Riflessi sull’etica della tecnologia
Il dibattito sull’etica della tecnologia è oggi più rilevante che mai, soprattutto in un’epoca caratterizzata da avanzamenti rapidi e continui nel campo della sorveglianza. L’arte, attraverso le opere di Dries Depoorter, funge da specchio critico per esaminare le implicazioni morali della sorveglianza tecnologica, in particolare quelle che riguardano la privacy e la libertà individuale. Ogni installazione non si limita a mostrare la realtà di un mondo monitorato, ma invita il pubblico ad interrogarsi sulla legittimità e sull’accettabilità di tali pratiche.
Numerosi interrogativi sorgono: fino a che punto possiamo accettare di essere osservati? E che tipo di società stiamo costruendo quando la sorveglianza diventa la norma piuttosto che l’eccezione? Le opere di Depoorter non forniscono risposte definitive, ma stimolano una riflessione profonda che spinge a considerare le conseguenze delle scelte collettive in merito all’uso della tecnologia.
L’intreccio tra arte e tecnologia solleva questioni di grande attualità, come la responsabilità delle aziende tecnologiche nella raccolta e gestione dei dati e l’uso delle informazioni da parte delle forze dell’ordine. Le installazioni, infatti, pongono l’accento sulla vulnerabilità dell’individuo di fronte a sistemi che possono facilmente trasformarsi in strumenti di controllo sociale.
Inoltre, l’artista invita il pubblico a non essere semplicemente spettatore, ma a diventare un attore consapevole nel dialogo su questi temi. Attraverso esperienze interattive, il visitatore è spinto a considerare il proprio ruolo e la propria responsabilità in un contesto caratterizzato dalla sorveglianza pervasiva. È questo il fulcro della provocazione artistica di Depoorter: l’arte riesce a rendere tangibili e visibili i rischi etici insiti nella tecnologia, favorendo una presa di coscienza necessaria per il futuro.