Sconto IMU pensionati estero rischia stop da Bruxelles e l’Italia deve intervenire rapidamente

Requisiti italiani per lo sconto IMU pensionati estero
La normativa italiana che regola l’applicazione dello sconto IMU ai pensionati residenti all’estero impone condizioni piuttosto rigide, oggetto di notevole attenzione e contestazione a livello europeo. La legge di bilancio 2021 ha stabilito una riduzione pari al 50% dell’IMU sull’unica abitazione posseduta da pensionati che risiedono fuori dal territorio nazionale, a condizione che questi percepiscano una pensione derivante da convenzioni internazionali di sicurezza sociale stipulate con l’Italia.
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In particolare, per accedere a tale agevolazione l’immobile deve essere esclusivamente un’unità abitativa, non affittata né concessa in comodato d’uso, ed essere situata sul territorio italiano. I beneficiari devono essere fiscalmente non residenti in Italia e devono risiedere in uno Stato con cui l’Italia ha un accordo di sicurezza sociale che preveda la totalizzazione dei periodi contributivi, una condizione indispensabile per godere dello sconto.
Va ricordato che il beneficio ha subito una riduzione temporanea nel 2022, in cui lo sconto IMU si è limitato al 37,5% per quell’anno d’imposta, ma è stato poi ripristinato al 50% dal 2023. Inoltre, secondo quanto chiarito dal Dipartimento delle Finanze con la Risoluzione n. 5/Df dell’11 giugno 2021, non possono beneficiare dello sconto coloro che percepiscono pensioni derivanti dal cumulo di periodi assicurativi tra Italia e paesi come Messico o Repubblica di Corea, dove le convenzioni non prevedono la totalizzazione internazionale.
Queste restrizioni evidenziano una volontà normativa di circoscrivere gli aventi diritto, ma al contempo pongono limiti stringenti che hanno attirato l’attenzione degli organi comunitari.
Le contestazioni della Commissione Europea
La Commissione Europea ha sollevato rilievi sostanziali riguardo ai criteri adottati dall’Italia per l’accesso allo sconto IMU destinato ai pensionati residenti all’estero. Secondo Bruxelles, le condizioni richieste risultano eccessivamente restrittive, configurando una discriminazione nei confronti dei pensionati che risiedono in Stati membri dell’UE e dello Spazio Economico Europeo. Tali criteri limitano la libertà di stabilimento e la libera circolazione delle persone, principi fondamentali tutelati dall’articolo 49 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).
In particolare, la Commissione evidenzia come l’obbligo di possedere una pensione derivante esclusivamente da convenzioni bilaterali che prevedano la totalizzazione dei periodi assicurativi rappresenti una barriera ingiustificata. Ciò esclude automaticamente molti pensionati titolari di redditi pensionistici nei Paesi UE o SEE con accordi di sicurezza sociale diversi, creando così una disparità di trattamento rispetto ai residenti in Italia o ad altri pensionati.
La lettera di infrazione inviata all’Italia intimava una revisione delle normative nazionali entro due mesi dalla ricezione, richiedendo di adeguare i requisiti o fornire valide giustificazioni per evitare il deferimento alla Corte di Giustizia Europea. Nel caso ciò non avvenisse, lo Stato italiano potrebbe incorrere in sanzioni pecuniarie e in un danno reputazionale rilevante nel contesto comunitario.
Il richiamo della Commissione si iscrive in un quadro più ampio di verifiche sulle politiche nazionali che possano ledere i diritti fondamentali degli individui nel mercato interno, richiedendo una riflessione urgente sul bilanciamento tra tutela fiscale e principi di non discriminazione.
Prospettive e possibili sviluppi normativi
Il contesto attuale offre margini concreti per una revisione normativa che possa conciliare le esigenze fiscali italiane con gli obblighi comunitari in materia di libertà di stabilimento e non discriminazione. La pressione esercitata dalla Commissione Europea induce il Governo e il Parlamento a valutare modifiche mirate che rendano più accessibile lo sconto IMU per i pensionati residenti all’estero, estendendo l’agevolazione a un più ampio spettro di stati e condizioni pensionistiche.
Tra le possibili soluzioni al vaglio vi è l’eliminazione o l’alleggerimento del requisito della totalizzazione dei periodi assicurativi esclusiva, introducendo criteri più inclusivi che riconoscano anche pensioni erogate da Stati UE o SEE con sistemi di sicurezza sociale differenti. Un’ipotesi concreta è quella di armonizzare le disposizioni nazionali con i principi europei di equità fiscale, evitando la discriminazione indiretta legata al paese di residenza del pensionato.
In prospettiva, l’adeguamento normativo potrebbe concretizzarsi attraverso un decreto correttivo o un emendamento alla legge di bilancio, che chiarisca e ammorbidisca le condizioni di accesso allo sconto IMU, riducendo il rischio di contenziosi internazionali e penalizzazioni economiche per l’Italia. Parallelamente, potrebbe essere rafforzato il dialogo istituzionale con gli Stati membri per facilitare l’estensione o la modifica degli accordi bilaterali di sicurezza sociale, favorendo una maggiore inclusività.
Un passo essenziale sarà anche l’individuazione di criteri trasparenti e snelli per la verifica della residenza fiscale e delle condizioni pensionistiche, al fine di semplificare le procedure amministrative a beneficio dei pensionati esteri. In definitiva, l’evoluzione normativa dovrà armonizzare obiettivi di gettito con il rispetto dei diritti europei, assicurando una politica fiscale italiana più conforme e competitiva all’interno del mercato unico.
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