Scienziati scoprono nuovo colore mai osservato prima e rivoluzionano la percezione visiva umana

La stimolazione selettiva dei coni nella retina
La stimolazione selettiva delle cellule coniche nella retina rappresenta un avanzamento cruciale per comprendere la percezione cromatica umana in modo finora inesplorato. La retina è composta da diversi tipi di fotorecettori, tra cui i bastoncelli, sensibili alla luce in condizioni di bassa luminosità, e i coni, responsabili della visione a colori. I coni si dividono in tre sottotipi principali: S, M e L, che rispondono rispettivamente alle lunghezze d’onda del blu, verde e rosso. Normalmente, la stimolazione di un singolo tipo di cono è accompagnata dall’attivazione di coni adiacenti, rendendo impossibile per il cervello ricevere input isolati da un unico canale cromatico.
Non buttare via soldi per comprare contenuti effimeri sui social media. ==> LEGGI QUI perchè.
ISCRIVITI ORA USANDO IL CODICE – SWISSBLOCKCHAIN10 – PER AVERE LO SCONTO DEL 10% SUL BIGLIETTO DI INGRESSO! ==> CLICCA QUI!
Attraverso l’uso di tecnologie avanzate come il dispositivo Oz, un laser di precisione è stato impiegato per colpire selettivamente solo i coni M, senza coinvolgere contemporaneamente i coni L e S. Questo ha permesso di inviare al cervello un segnale cromatico atipico, non riscontrabile nella visione naturale, aprendo così la strada alla percezione di una gamma di colori che non possono essere visualizzati nel mondo reale senza assistenza tecnologica.
Questa tecnica di stimolazione mirata non solo consente di isolare la risposta di specifiche cellule receptrici, ma offre anche una base concreta per studiare con maggior dettaglio i meccanismi neurologici alla base della percezione del colore, potenzialmente rivoluzionando la ricerca sui difetti visivi, come il daltonismo.
La scoperta del colore olo: caratteristiche e sperimentazione
Il colore olo rappresenta un fenomeno visivo unico, risultato di un esperimento volto a stimolare esclusivamente i coni M della retina, producendo una percezione cromatica mai osservata in condizioni naturali. Il team di ricercatori guidato dall’Università della California di Berkeley ha coinvolto cinque volontari con una visione cromatica normale, tra cui tre coautori dello studio, sottoponendoli a una stimolazione precisa tramite il dispositivo Oz. Questo strumento, grazie a impulsi laser calibrati, ha attivato soltanto i coni sensibili al verde, isolando il loro segnale dagli altri tipi di coni, evento impossibile nella normale visione a occhio nudo.
I partecipanti hanno descritto olo come un colore estremamente saturo, più brillante di qualsiasi altra tonalità osservata precedentemente, simile a un verde acqua ma con una vividezza e intensità fuori dal comune. Questo ha confermato l’ipotesi che il cervello, ricevendo un input inedito da un singolo tipo di cono, può costruire una percezione cromatica che non esisteva nella gamma di colori conosciuti.
La sperimentazione ha inoltre dimostrato che olo non è riproducibile su schermi convenzionali né negli oggetti naturali, rendendo necessaria una stimolazione artificiale per la sua visualizzazione. Lo studio, pubblicato su Science Advances, segna un punto di svolta nella comprensione dei limiti e delle potenzialità del sistema visivo umano, aprendo nuove prospettive per la ricerca neuroscientifica e ottica.
Implicazioni e controversie nel mondo scientifico
La scoperta del colore olo ha suscitato un acceso dibattito all’interno della comunità scientifica, tra entusiasmo per l’innovazione tecnologica e scetticismo riguardo alla natura stessa del fenomeno. L’impiego del dispositivo Oz per stimolare selettivamente i coni M rappresenta infatti un progresso tecnologico significativo, ma la definizione di “nuovo colore” rimane controversa. Alcuni esperti ritengono che olo non sia effettivamente un colore aggiuntivo al visibile, bensì un artefatto della stimolazione neurale specifica, che potrebbe essere interpretato dal cervello come una combinazione insolita di stimoli già esistenti.
John Barbur, noto ricercatore della City St George’s University di Londra, ha sottolineato come la percezione di olo sia da considerare più una questione di interpretazione del segnale visivo che una reale estensione dello spettro cromatico umano. Secondo questa prospettiva, il colore percepito è frutto di un “inganno” del sistema visivo, stimolato in modo non fisiologico. Tuttavia, il valore della ricerca non è messo in discussione, dato che l’esperimento permette di esplorare nuovi modi di modulare la percezione visiva con applicazioni potenziali nel trattamento di condizioni come il daltonismo.
Il coautore Ren Ng ha rimarcato che, nonostante la complessità tecnica e la difficoltà di osservare olo senza dispositivi ad hoc, questa scoperta può aprire la strada a strumenti che, in futuro, potrebbero consentire a persone con deficit di visione cromatica di percepire gamme di colore solitamente inaccessibili. Tale approccio sarebbe però ancora limitato dalla natura temporanea e artificiale della stimolazione, richiedendo ulteriori sviluppi per tradursi in soluzioni pratiche e durature.
Sostieni Assodigitale.it nella sua opera di divulgazione
Grazie per avere selezionato e letto questo articolo che ti offriamo per sempre gratuitamente, senza invasivi banner pubblicitari o imbarazzanti paywall e se ritieni che questo articolo per te abbia rappresentato un arricchimento personale e culturale puoi finanziare il nostro lavoro con un piccolo sostegno di 1 chf semplicemente CLICCANDO QUI.