Sandro Franchina alla Tate Modern di Londra
Il film Morire Gratis è parte della rassegna If Arte Povera was Pop: Artists’ and experimental cinema in Italy 1960s–70s alla Tate Modern di Londra domenica 25 ottobre 2015.
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«Morire gratis è morire per niente ma io non ho paura della morte… artista delegato, impotente, alcolizzato». Sono le parole di Franco Angeli, nella vita come nel film artista romano di piazza del Popolo, in viaggio on the road da Roma a Parigi in compagnia della sua ultima creazione artistica: una lupa capitolina. In netto anticipo rispetto a Easy Rider (la droga viene nascosta nel ventre della scultura, nel film statunitense veniva collocata nel serbatoio delle motociclette), Morire gratis è uscito solo di recente da un oblio vergognoso.
«Curioso road movie in anticipo sui tempi, anche se calato in un’atmosfera d’avanguardia anni Sessanta, con il frequente ricorso a voci fuori campo e musiche sarcastiche o stranianti. Il ritratto del maledetto senza perché, dell’annoiato post-Sartre e post-Camus, sa certo di letteratura: ma colpisce, oggi, il modo di raccontare fenomenologico, aspro, asciutto, che rischia anche la lungaggine per far entrare lo spettatore in una dimensione vagamente allucinata» (Mereghetti).
Sandro Franchina (1939-1998), figlio dello scultore Nino Franchina, è uno dei grandi protagonisti dell’arte del Novecento. Nipote di Gino Severini, maestro del futurismo, ha respirato aria d’arte sin dalla tenera età. Non solo: a dodici anni ha la grande fortuna d’interpretare il piccolo Michel, il figlio trascurato di Ingrid Bergman, nel capolavoro di Rossellini Europa ’51. Lo zio di Sandro, Basilio, sceneggiatore nonché uno dei protagonisti del neorealismo, lo mette a diretto contatto con il mondo del cinema.
L’ossessione di Sandro è quella di unire arte con cinema. Gli amici degli anni ’60 comprendono infatti artisti come Tano Festa, Mario Schifano, Mimmo Rotella, Franco Angeli. Ed è proprio Angeli il protagonista del primo (e unico) lungometraggio di Sandro Franchina, Morire gratis, girato nel 1966.
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Dal 1968 scrive moltissimi soggetti e sceneggiature, anche per la televisione, spesso con l’amico Marco Gherardi. Nel 1974 esce finalmente il suo documentario dedicato a suo nonno Gino Severini e per Sandro inizia un nuovo campo da esplorare: il documentario d’arte.
L’incontro con Miuccia Prada e Carlo Bertelli, agli inizi degli anni Novanta, crea un sodalizio produttivo con i due mecenati attraverso la realizzazione di documentari dedicati a Eliseo Mattiacci, Nino Franchina, David Smith, Mark di Suvero, Anish Kapoor, Jannis Kounellis e diventa così celebre nell’ambiente dell’arte che il MOMA di New York gli dedica una personale.
Nel 1997 gira, in Francia, con Jean Rouch, suo antico maestro, una serie di piccoli film ispirati ai poemi del bisnonno materno Paul Fort e battezzati Ciné-poèmes. «Sandro era un amico meraviglioso, di rara eleganza di spirito. Aveva questo “cuore smisurato”, sempre pronto a battersi per i suoi “compagni”… L’altro ieri, il 21 febbraio 1998, alle undici del mattino, mi ha fatto l’ultimo regalo, il suo sorriso… Fu il mio “triste privilegio”» (Jean Rouch).
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