Russia intensifica i blocchi alle VPN per limitare l’accesso a Internet globale
Sistema di blocco degli utenti VPN
Il governo russo ha recentemente intrapreso un’iniziativa per testare un sistema in grado di limitare severamente l’accesso a internet globale, inclusa la disattivazione delle reti private virtuali, conosciute come VPN. Questo sviluppo rappresenta un passo significativo verso l’obiettivo dichiarato del governo di creare un “internet sovrano”. Secondo un rapporto di NetBlocks, i primi test sulla capacità di bloccare l’accesso a internet estero sono già stati avviati.
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Durante le prove, i residenti di Makhachkala, in Dagestan, hanno riportato che molti siti internet, compresi quelli locali, erano inaccessibili. Le limitazioni non hanno risparmiato famosi servizi come YouTube e Telegram, oltre ad applicazioni pratiche come quelle di taxi. Un lettore del notiziario locale Chernovik ha descritto uno scenario caotico in cui “niente funzionava”.
Le restrizioni si sono verificate a partire dal 6 dicembre, alle 16:00, e dovevano durare circa 24 ore, durante le quali le autorità avevano programmato il blocco di numerosi siti e servizi. Nonostante le prove siano state localizzate, l’ufficio del regolatore delle telecomunicazioni rosso, Roskomnadzor, ha indicato che il sistema potrebbe potenzialmente estendersi ad altre regioni. Le caratteristiche del nuovo sistema includono funzioni avanzate di ispezione del traffico e la possibilità di reindirizzare i dati, rendendo più difficile l’accesso ai contenuti bloccati da parte dei cittadini, anche con strumenti di elusione tradizionali.
Prove di disconnessione in Dagestan
Nel dicembre 2024, il governo russo ha condotto test su larga scala per verificare la disattivazione dell’accesso a Internet in Dagestan, con un focus particolare sull’impatto delle restrizioni nelle aree circostanti come Chechnya e Ingushetia. Durante queste prove, che sono state monitorate in tempo reale, residenti a Makhachkala hanno sperimentato gravi interruzioni. Le informazioni fornite da Chernivik, un outlet locale, hanno riportato l’impossibilità di accedere a molte piattaforme, evidenziando una significativa interruzione dei servizi digitali. Questo includeva l’impossibilità di fruire di applicazioni popolari come YouTube e Telegram, oltre ad applicazioni pratiche come le app di taxi.
Le limitazioni, programmate dalle autorità per essere in vigore per un periodo di circa 24 ore, sono state annunciate dalle stesse autorità tramite l’operatore locale, Ellko, che ha informato i suoi utenti delle restrizioni impostate su vari siti web e servizi. Le attività di prova hanno generato preoccupazione tra i cittadini, che hanno segnalato la loro frustrazione per il fatto che “niente funzionava” durante il blocco. Le autorità hanno specificato che le prove erano parte di una più ampia strategia di disabilitazione dell’accesso alla sezione estera di Internet, in un contesto di crescente controllo governativo sulla rete.
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La durata delle prove e l’impatto diretto sulle comunicazioni locali pongono interrogativi significativi sull’approccio della Russia alla gestione e al controllo dell’informazione. Queste operazioni di test non rappresentano un episodio isolato, ma segnano un passo verso un futuro in cui il governo potrebbe esercitare un controllo sempre maggiore su ciò che i cittadini possono o non possono vedere su Internet, rendendo sempre più difficile l’accesso alle informazioni non approvate o a contenuti esteri.
Investimenti nella censura online
Il governo russo sta investendo considerevolmente nello sviluppo e nel potenziamento del proprio sistema di censura online, con un impegno finanziario che si avvicina ai 60 miliardi di rubli, equivalenti a circa 660 milioni di dollari, nei prossimi cinque anni. Questa iniziativa, guidata dal ministero dello Sviluppo Digitale, mira a rafforzare le capacità di controllo del traffico web attraverso l’implementazione di strumenti di gestione del traffico sviluppati localmente. Tali strumenti, ideati e gestiti da Roskomnadzor, il regolatore statale delle comunicazioni, sono parte di una strategia che sostiene il progetto di un “internet sovrano”, singolare nei suoi intenti di limitare l’influenza esterna e di promuovere una rete controllata.
Il sistema di censura, noto come TSPU (Sistema di Gestione del Traffico Dati), permette alle autorità russe di ispezionare e filtrare il traffico online, con l’obiettivo di bloccare l’accesso a siti e servizi non approvati, mantenendo nel contempo l’accesso a risorse domestiche autorizzate. Questa metodologia è stata definita dagli esperti di Censored Planet come un approccio sofisticato alla sorveglianza e al controllo di internet, consentendo un monitoraggio più profondo delle attività online rispetto a quanto fatto in precedenza.
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Nel perseguire questo obiettivo, le autorità russe non si limitano a una semplice censura dei contenuti, ma mirano a creare un ecosistema digitale autonomo. Tale approccio non solo mira a limitare l’accesso alle informazioni esterne ma implica anche un’aggressiva promozione di servizi e piattaforme locali, sostenendo un’infrastruttura che possa resistere all’influenza straniera. Questo ambizioso piano sembra evidenziare l’intensificarsi delle politiche di controllo governativo su tutto il cyberspazio russo, riflettendo un trend globale di crescente regolamentazione e sorveglianza nella sfera digitale.
Tendenze globali nella censura di internet
Sfide dell’isolamento totale del web russo
La strategia russa di isolamento totale del web solleva significative sfide tecniche e pratiche. Nonostante l’intento di creare un’infrastruttura completamente autonoma, la complessità della rete Internet russa e la sua interconnessione con le reti globali rappresentano un ostacolo notevole. La Russia si trova ad affrontare la difficoltà di disaccoppiare completamente il proprio web senza incorrere in interruzioni severe dei servizi e delle comunicazioni. La variegata architettura della rete nazionale, essendo parte di un ecosistema globale ben integrato, rende improbabile un isolamento totale.
Secondo esperti del settore, il tentativo di replicare un modello simile a quello della Cina o della Corea del Nord in Russia potrebbe risultare problematico. Andrew Sullivan, presidente dell’Internet Society, identifica la sua preoccupazione nel fatto che la Russia ha una storia di connessione a Internet molto più recente e con un contesto culturale e sociale più complesso rispetto a quello cinese. Questa realtà implica una potenziale resistenza da parte della popolazione russa, abituata a un certo grado di libertà informatica e scambio di informazioni, che potrebbe manifestarsi come un crescente dissenso verso misure di censura estesa.
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Inoltre, nonostante le proposte dell’amministrazione per un Internet sotto controllo governativo, il ripristino della totale libertà di accesso rappresenterebbe una sfida importante. L’infrastruttura TSPU, con le sue tecnologie avanzate per la gestione del traffico, non solo ha il fine di filtrare contenuti, ma è anche destinata a ostacolare strumenti di elusione come i VPN. Gli esperti avvertono che, sebbene la Russia possa tentare di controllare il cyberspazio, le esigenze e le abitudini dei suoi utenti potrebbero rendere l’espansione dell’isolamento un compito ingrato e difficilmente sostenibile nel lungo periodo.
Sfide dell’isolamento totale del web russo
La strategia russa di isolamento completo dal web globale presenta serie di sfide tecniche e pratiche che complicano l’attuazione di questa ambizione. Nonostante l’intenzione di costruire un’infrastruttura completamente indipendente, la complessità intrinseca della rete internet russa e la sua profonda interrelazione con le reti internazionali costituiscono un ostacolo significativo. È cruciale considerare che l’accesso a una rete globale consente flessibilità e resilienza, e separarsi da questa connessione potrebbe causare interruzioni importanti nei servizi e nelle comunicazioni quotidiane.
Fino ad oggi, la Russia si è trovata a fronteggiare il problema di disaccoppiare il proprio sistema informatico senza generare effetti collaterali dannosi che possano compromettere l’accessibilità e la funzionalità degli strumenti digitali. Esperti del settori sostengono che il tentativo di emulare modelli di controllo della rete, come quelli di Cina o Corea del Nord, è reso difficile dall’eterogeneità e dalla modernità della società russa, la quale ha sperimentato un’adozione più recente del web, in un contesto culturale e socioeconomico complicato.
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Andrew Sullivan, presidente dell’Internet Society, riferisce la sua preoccupazione, evidenziando che la Russia non possiede le stesse condizioni favorevoli che hanno agevolato il controllo in Cina. In effetti, la società russa ha sviluppato un certo grado di libertà nell’accesso all’informazione, il che potrebbe generare resistenza e dissenso contro misure di censura così estese. La percezione e l’atteggiamento dei cittadini nei confronti del controllo governativo possono dunque costituire una barriera alla realizzazione completa di un’internet sovrana.
Ultrastrutture come il sistema TSPU (Sistema di Gestione del Traffico Dati), concepite per filtrare i contenuti elusivi, mirano anche a ostacolare l’utilizzo di strumenti tradizionali come le VPN. Sebbene la Russia possa avere l’intenzione di controllare il cyberspazio, la realtà è che le abitudini dell’utenza russa e le loro aspettative di accesso informativo potrebbero complicare notevolmente il processo di isolamento, rendendolo un’impresa difficile e insostenibile nel lungo periodo.
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