Ricordo del freddo e metabolismo Come il passato termico attiva la tua energia corporea

Il ruolo degli engrammi nella memoria del freddo
Il cervello umano immagazzina esperienze sensoriali complesse attraverso specifiche reti di cellule chiamate engrammi. Nuove ricerche dimostrano che anche il ricordo del freddo viene conservato in queste reti neuronali, influenzando significativamente il metabolismo e la regolazione termica dell’organismo. Questi risultati rappresentano un passo cruciale nella comprensione di come memorie corporee possano guidare risposte fisiologiche complesse, aprendo la strada a innovative strategie terapeutiche contro obesità e altre patologie.
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Gli engrammi sono insiemi di neuroni interconnessi che codificano e conservano le esperienze di lunga durata nel cervello. Gli studi condotti al Trinity College di Dublino hanno recentemente identificato che anche gli stimoli legati alla percezione del freddo trovano una loro rappresentazione sotto forma di engrammi, localizzati nella regione ippocampale del cervello, fondamentale per la memoria. Queste cellule specifiche, attivate durante l’esposizione al freddo, restano “imprigionate” nel sistema nervoso.
Esperimenti eseguiti su modelli murini hanno dimostrato che, quando questi neuroni vengono stimolati artificialmente, si innescano risposte metaboliche coerenti con quelle prodotte dall’esposizione reale al freddo. Al contrario, bloccandoli si impedisce al sistema di attivare correttamente tali risposte, confermando il ruolo critico degli engrammi nella conservazione e nell’attivazione dei ricordi termici.
Questa scoperta indica che l’esperienza sensoriale non si limita a un ricordo passivo ma agisce come un’effettiva leva fisiologica, attraverso la quale il cervello mantiene un controllo puntuale e diretto sulla termoregolazione, basandosi sulle memorie corporee codificate negli engrammi.
L’influenza del ricordo del freddo sul metabolismo
Il ricordo del freddo non è un semplice residuo mnemonico, ma un elemento attivo che modula direttamente il metabolismo corporeo. Le evidenze sperimentali dimostrano che, in assenza di stimoli esterni, la sola attivazione degli engrammi del freddo è sufficiente a innescare un incremento della spesa energetica, principalmente attraverso l’attivazione del tessuto adiposo bruno. Questo tessuto, noto per la sua capacità di generare calore mediante la termogenesi, risponde agli input cerebrali associati alla memoria del freddo, promuovendo un aumento della termogenesi e della conseguente ossidazione lipidica.
Nei modelli murini studiati, la riattivazione artificiale degli engrammi ha prodotto un’accelerazione del metabolismo simile a quella osservata in condizioni di reale esposizione termica a basse temperature. Questo meccanismo consente all’organismo di adattarsi in modo proattivo, anticipando una condizione di freddo sulla base del ricordo immagazzinato, piuttosto che reagire soltanto in presenza dello stimolo esterno.
Quando invece le cellule neuronali coinvolte vengono silenziate, i soggetti perdono la capacità di modulare correttamente la temperatura corporea in risposta a segnali associati al freddo, evidenziando quanto la memoria sensoriale influisca sul bilancio energetico e sull’omeostasi termica. Tale influenza si realizza attraverso circuiti neurovegetativi che collegano direttamente l’ippocampo e altre aree cerebrali con l’innervazione del tessuto adiposo bruno, rivelando una rete neurale sofisticata dedicata al controllo adattativo del metabolismo basato sulle esperienze passate.
Possibili applicazioni terapeutiche della termoregolazione
Le scoperte sul ruolo degli engrammi del freddo offrono nuove prospettive terapeutiche legate alla regolazione metabolica e alla termoregolazione. L’attivazione mirata di queste reti neurali, capaci di modulare la risposta del tessuto adiposo bruno, potrebbe rappresentare un approccio innovativo per contrastare l’obesità, intervenendo direttamente sui meccanismi di spesa energetica. Manipolare i ricordi associati alle condizioni di freddo non solo permetterebbe di stimolare la termogenesi, ma anche di influenzare processi metabolici complessi, aprendo potenziali strade per il trattamento di patologie correlate all’energia corporea.
Inoltre, l’impatto della termoregolazione indotta dal ricordo del freddo trova applicazione anche in campo oncologico. Alcuni tumori mostrano infatti una sensibilità metabolica che potrebbe essere sfruttata attraverso la modulazione della temperatura corporea e dei tessuti coinvolti nella termogenesi, con la prospettiva di ridurre la crescita tumorale o migliorare l’efficacia delle terapie.
Come sottolinea Aaron Douglas del Trinity College di Dublino, sarà fondamentale tradurre queste evidenze in sperimentazioni cliniche sull’uomo, per valutare la sicurezza e l’efficacia di tecniche volte a manipolare i ricordi del freddo. L’obiettivo è sviluppare protocolli terapeutici capaci di riprogrammare la regolazione termica e metabolica attraverso stimoli neurali mirati, offrendo alternative non farmacologiche e personalizzate a patologie metaboliche e oncologiche.
Queste ricerche sottolineano come la comprensione delle connessioni tra memoria sensoriale e fisiologia possa trasformare le strategie terapeutiche, sfruttando circuiti cerebrali specifici per promuovere risposte metaboliche adattative in grado di migliorare la salute e il benessere degli individui.
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