Richiesta di elemosina in Svezia: dibattito sulla possibile legalizzazione negativa
Nuova proposta di divieto nazionale di accattonaggio
Il governo svedese, di orientamento centrodestra, ha recentemente avviato un dibattito significativo sulla questione del divieto di accattonaggio a livello nazionale. In un annuncio formulato lunedì, è stata comunicata la creazione di una commissione con l’incarico di redigere un rapporto che esplorerà le modalità per introdurre tale divieto; questo documento sarà presentato entro il prossimo giugno. L’iniziativa ha suscitato diverse reazioni, con alcune associazioni e persino parte dei membri della coalizione di governo che esprimono le proprie perplessità.
Attualmente, le città svedesi hanno già la possibilità di limitare l’accattonaggio in aree specifiche, ma l’idea di un divieto uniforme a livello nazionale era stata considerata dai Democratici Svedesi, un partito di estrema destra che, pur non facendo parte della coalizione, sostiene il governo. La formazione di questa commissione si colloca all’interno dell’“accordo di Tidö”, stipulato nel 2022, nel quale i Democratici Svedesi hanno dichiarato il loro impegno nel sostenere l’esecutivo in cambio di determinate politiche, tra cui quella relativa all’accattonaggio.
L’affermazione di un divieto a livello nazionale non è, tuttavia, priva di controversie. Esistono anche voci contrarie all’interno della coalizione governativa, con il Partito Liberale che si oppone maggiormente all’introduzione di una legge simile. La posizione di alcuni membri di questo partito è chiara; ritengono piuttosto che un divieto possa risultare inadeguato e non risolvere le radici del problema. Le preoccupazioni si concentrano sull’idea che, piuttosto che debellare la povertà, un divieto di questo tipo rischierebbe di criminalizzare le persone in difficoltà.
Il governo ha motivato la proposta con l’argomento che l’accattonaggio è aumentato significativamente in Svezia dal 2010, con un’emergente preoccupazione per la criminalità associata a questo fenomeno. Tuttavia, fonti esterne, come l’edicola svedese di The Local, indicano che i dati mostrano un trend opposto, con una diminuzione del numero di mendicanti per le strade, in parte a causa della pandemia e della crescente preferenza per i pagamenti elettronici che riducono l’uso del contante.
Reazioni e critiche al governo
La proposta del governo svedese di introdurre un divieto nazionale di accattonaggio ha generato una serie di reazioni incisive e critiche da parte di diverse associazioni e organizzazioni che operano nel campo sociale. Fanny Siltberg, portavoce dell’associazione cristiana Stockholms Stadsmission, ha espresso il proprio dissenso definendo il divieto come un “inutile tentativo di spostare il problema rendendo illegale la povertà”. Secondo Siltberg, la questione non dovrebbe essere affrontata con misure punitive, ma piuttosto tramite interventi strutturali che mirano a ridurre la povertà e le discriminazioni sociali.
Analogamente, Aida Samani, responsabile giuridica dell’ONG Human Rights Defender, ha messo in evidenza come la volontà del governo di proibire l’accattonaggio possa indicare un’inclinazione verso politiche più oppressive nei confronti dei diritti umani e della migrazione. Samani ha sottolineato che la sua organizzazione considera la possibilità di ricorrere legalmente contro il divieto se questo dovesse risultare in contrasto con i principi sanciti dalla costituzione svedese. Inoltre, è degno di nota il fatto che la Corte europea dei diritti dell’uomo ha già stabilito in passato che le sanzioni contro coloro che chiedono l’elemosina possono violare i diritti contenuti nella Convenzione europea (CEDU), di cui la Svezia è parte.
Critiche si levano anche sul presunto aumento del numero di mendicanti, un argomento utilizzato dal governo per giustificare l’introduzione del divieto. Linda Lindberg, capogruppo dei Democratici Svedesi nel parlamento svedese, ha affermato che l’incremento della mendicità è correlato a un incremento della criminalità. Tuttavia, dati recenti sembrano indicare una diminuzione del numero di mendicanti sulle strade svedesi, fenomeno attribuito non solo agli effetti della pandemia di Covid-19, ma anche a una contrazione dell’uso di denaro contante, poiché sempre più persone si orientano verso pagamenti elettronici.
Il dibattito attorno a questa proposta di legge sta mobilitando non solo i gruppi di assistenza sociale, ma anche la società civile in generale, contribuendo a un’esplorazione più ampia dei temi legati alla povertà e alla sicurezza in Svezia. La questione dell’accattonaggio è ora al centro di un acceso confronto, con l’obiettivo di trovare soluzioni che affrontino effettivamente le complessità sociali che la circondano, piuttosto che ricorrere a politiche di proibizione che potrebbero avere effetti controproducenti.
Divisioni nella coalizione di governo
La proposta di un divieto nazionale di accattonaggio ha messo in evidenza profonde divisioni all’interno della coalizione di governo svedese, che è composta dai Moderati, dai Democratici Cristiani e dai Liberali. Nonostante il sostegno formale apportato dai Democratici Svedesi, un partito di estrema destra, le fratture interne emergono chiaramente, soprattutto tra i Liberali, che si oppongono fermamente a tale misura. Questo dissenso non è solo ideologico, ma ha anche ripercussioni pratiche sulla stabilità della coalizione stessa.
La posizione del Partito Liberale è stata rafforzata da un congresso svolto l’anno scorso, dove è stata presa una chiara posizione contraria all’introduzione di un divieto di accattonaggio. Anna Starbrink, una parlamentare liberale, ha espresso con fermezza che non intende contribuire alla formulazione di un divieto, sostenendo che “non si può vietare alle persone di chiedere aiuto”. Tale dichiarazione riecheggia le preoccupazioni di molti che vedono il potenziale divieto come un tentativo di criminalizzare la povertà piuttosto che affrontare le sue cause strutturali.
Questa opposizione interna presenta rischi significativi per la coalizione di governo, dato che già un numero esiguo di dissidenti Liberali potrebbe compromettere la maggioranza parlamentare. Se solo tre dei 16 parlamentari Liberali decidessero di astenersi o votare contro, la proposta di legge potrebbe trovarsi in difficoltà. La coalizione ha finora mostrato una certa solidità, ma la questione dell’accattonaggio potrebbe rivelarsi un punto di rottura.
Inoltre, mentre i Liberali si distaccano dalla proposta, i Democratici Svedesi continuano a spingere per il divieto, utilizzando argomentazioni legate alla sicurezza e all’aumento della criminalità associata alla mendicità. Tuttavia, le evidenze contraddittorie, che indicano una diminuzione dei mendicanti nelle strade e una crescente digitalizzazione dei pagamenti, sollevano interrogativi sull’efficacia delle politiche proposte dal governo.
Il futuro di questa proposta rimane nebuloso, mentre il dibattito continua a dividersi fra coloro che vedono nel divieto un’opportunità di controllo sociale e coloro i quali invece sottolineano l’importanza di affrontare le questioni di fondo come la povertà e la vulnerabilità sociale. La formazione di una commissione per valutare le opzioni legate al divieto non fa altro che evidenziare la complessità e l’importanza di affrontare in modo esaustivo il problema dell’accattonaggio, evitando di cadere nella trappola di misure superficiali e punitive.
Posizione dei partiti di opposizione
I partiti di opposizione in Svezia si trovano attualmente in una fase di discussione attiva riguardo alla proposta del governo di mettere al bando l’accattonaggio a livello nazionale. Sebbene i Verdi, il Partito di Centro e quello della Sinistra abbiano già dichiarato di opporsi a un simile divieto, la posizione dei Socialdemocratici, il partito principale dell’opposizione, rimane ambigua. Ciò crea incertezze riguardo all’iter legislativo che una proposta di divieto potrebbe seguire, rendendo questa situazione ancora più complessa e imprevedibile.
La posizione unificante tra i partiti di sinistra e i Verdi sottolinea un forte impegno verso approcci human-centric nei confronti dei problemi sociali, mettendo in evidenza l’importanza di affrontare le radici della povertà piuttosto che perseguire misure punitive. La reazione di queste forze politiche è in linea con le preoccupazioni espresse da diverse organizzazioni non governative, che temono che un divieto possa alimentare la stigmatizzazione delle persone in difficoltà. Inoltre, tali partiti si concentrano sull’urgenza di attuare politiche che mirino al sostegno reale delle persone vulnerabili, piuttosto che limitarsi a stratagemmi legislativi che potrebbero non produrre effetti tangibili.
Il fattore determinante da considerare è che, nonostante il dissenso, i Socialdemocratici, non avendo ancora espresso una posizione chiara contro il divieto, potrebbero teoricamente fornire il supporto necessario per far passare la legge se decidessero di allearsi con i membri della coalizione che lo sostengono. Questo aspetto rappresenta una questione delicata per i partiti di opposizione, dato che una frattura interna o un’alleanza strategica tra alcuni di essi e il governo potrebbe cambiare significativamente le dinamiche parlamentari.
In questa complessa scacchiera politica, i partiti di opposizione si trovano a dover bilanciare l’esigenza di riconoscere e affrontare i problemi sociali con la necessità di mantenere un’unità interna. L’orientamento futuro della proposta di divieto di accattonaggio, pertanto, non è solo una questione di contenuti legislativi, ma tocca anche le dinamiche di alleanze e rivalità tra i vari gruppi politici, segnando un momento cruciale per il dibattito pubblico in Svezia. La questione dell’accattonaggio, un tema significativo per la società, continua a suscitare un’analisi approfondita e una riflessione su come le politiche debbano interagire con le reali esigenze della comunità.
Lavoro della commissione e prospettive future
La commissione incaricata dal governo svedese di esplorare le modalità per introdurre un divieto nazionale di accattonaggio è presieduta da Krister Thelin, un ex magistrato e politico dei Moderati. La sua missione è complessa, poiché dovrà valutare diverse opzioni e preparare un rapporto che non solo delinei i dettagli di un possibile divieto, ma che rispetti anche l’autonomia giuridica delle singole città svedesi, che già oggi possono imporre restrizioni locali sull’accattonaggio.
La commissione esaminerà l’attuale normativa in vigore, con l’intento di analizzare i modi in cui tali regolamenti potrebbero essere ampliati o modificati. Tra le questioni che saranno approfondite ci sono i pro e i contro di un divieto a livello nazionale e le possibili conseguenze delle varie opzioni legislative. Nonostante le intenzioni dichiarate, l’obbiettivo di assicurare un approccio che consideri le esigenze locali e regionali delle città potrebbe compiersi in un contesto di opinioni contrastanti.
La proposta sottesa a questo lavoro si basa anche sulla percezione del governo riguardo all’aumento del fenomeno dell’accattonaggio, che risalirebbe a un incremento significativo dal 2010, con l’ingresso nel paese di persone provenienti da altre nazioni europee. Tuttavia, dati recenti suggeriscono un ridimensionamento di tale fenomeno, il che potrebbe contraddire le motivazioni che guidano la proposta del divieto. La commissione dovrà pertanto confrontarsi con fatti concreti e realistiche valutazioni del contesto attuale.
Oltre alla questione pratica di attuazione del divieto, la commissione è anche sotto pressione per produrre proposte che possano rispondere alle obiezioni sollevate da parte della società civile e delle organizzazioni di difesa dei diritti umani. La volontà di introdurre un divieto universale sta generando un dibattito ampio e critico, in cui si evidenziano le potenziali conseguenze negative su una popolazione già vulnerabile, in particolare in un periodo in cui la povertà e le difficoltà economiche rappresentano sfide quotidiane per molte persone.
Infine, non è da escludere che la commissione presenterà alternative più orientate alla riabilitazione e al supporto sociale, piuttosto che frapporre ostacoli legali alla richiesta di aiuto. L’equilibrio tra le necessità normative e le realtà sociali deve essere al centro dell’agenda, per evitare di cadere in misure controproducenti che potrebbero aggravare ulteriormente le difficoltà economiche e sociali esistenti nella comunità.
Con la scadenza fissata per giugno dell’anno prossimo, il lavoro della commissione potrebbe rivelare importanti indicazioni sulle politiche future dell’area sociale in Svezia, contribuendo a delineare se il governo avvierà un percorso di inclusione o se continuerà a focalizzarsi su misure più restrittive nel lungo periodo. L’esito di questo processo avrà ripercussioni significative non solo per la legislazione sull’accattonaggio, ma anche per il dibattito più ampio relativo ai diritti umani e al welfare nel paese nordico.