Renato Zero supera le major musicali e conquista un incasso di 145mila euro
Riconoscimento dei diritti d’autore
Renato Zero, al secolo Renato Fiacchini, ha ottenuto un importante traguardo nella battaglia per i diritti d’autore, come riportato dal Corriere della Sera. La recente sentenza del Tribunale di Milano ha sancito la condanna della Scf, una delle principali società di gestione dei diritti per i produttori discografici, a versare 145mila euro all’etichetta indipendente Tattica. Questa decisione segna una vittoria non solo per l’artista, ma anche per i produttori indipendenti, poiché riconosce l’importanza della gestione autonoma dei diritti connessi al diritto d’autore.
La sentenza, depositata il 8 dicembre, sottolinea che Scf ha trattenuto indebitamente una fetta delle entrate spettanti a Tattica per un’intermediazione non autorizzata. Questo ha sollevato interrogativi sulla trasparenza e la correttezza delle pratiche adottate dalle collecting, che spesso applicano commissioni anche in assenza di un mandato. La situazione mette in luce la necessità di una maggiore tutela per coloro che partecipano alla creazione e distribuzione di opere musicali, a prescindere dalla loro riconoscibilità come autori.
Dettagli della causa legale
Il contenzioso legale che ha visto coinvolto Renato Zero è emerso da una disputa tra la sua etichetta, Tattica, e la Scf. Tattica, di proprietà per il 75% di Zero e con quote anche del fratello Giampiero e dell’avvocato Simone Veneziano, ha contestato l’operato della società di gestione dei diritti per il trattamento dei compensi derivanti dai diritti d’autore. In particolare, Scf ha trattenuto una quota dell’19% come commissione intermedia, nonostante Tattica non avesse mai conferito alcun mandato a tale collecting.
La base giuridica della causa si fonda sulla presunta violazione dei diritti di incasso della società indipendente, la quale si è vista, quindi, privare di una parte dei propri guadagni per motivi che, secondo la sentenza, non erano giustificati. Tattica ha perseguito il caso in tribunale grazie alla competenza legale di Veneziano, il quale ha affermato con fermezza la necessità di un intervento per tutelare i diritti degli artisti e dei produttori indipendenti da pratiche di intermediazione che risultano inadeguate.
Implicazioni per il settore musicale
La decisione del Tribunale di Milano ha sollevato un dibattito significativo nel settore musicale, evidenziando le fragilità del sistema di gestione dei diritti d’autore. La vicenda rappresenta un cambio di paradigma, portando alla ribalta le problematiche insite nelle pratiche di intermediazione delle collecting. In particolare, l’operato della Scf, che detiene il 77% del capitale ripartito tra colossi come Universal, Sony e Warner Music, potrebbe subire ripercussioni a lungo termine, costringendo queste entità a rivedere le proprie politiche e strategie di approccio nei confronti dei produttori indipendenti.
Un aspetto cruciale riguarda la fiducia degli artisti e dei produttori nei confronti delle società di gestione dei diritti. Le disposizioni della sentenza, sottolineando l’importanza della trasparenza e della correttezza, potrebbero indurre una riforma della governance all’interno delle collecting per evitare situazioni future simili. La questione del compenso trattenuto senza mandato accende un faro sulle dinamiche economiche che governano il settore, costringendo i principali attori a ripensare le loro pratiche commerciali per rimanere competitivi e giusti nel mercato musicale.