Regime forfettario in Italia contestato dall’UE scopri le possibili novità e impatti futuri fiscali

Vantaggi fiscali del regime forfettario
Il regime forfettario si presenta come una modalità fiscale semplificata e vantaggiosa per molte partite IVA in Italia. La sua adozione consente di beneficiare di un sistema di tassazione ridotto e procedurale, che si traduce in un’effettiva diminuzione degli oneri amministrativi e fiscali. L’imposta sostitutiva applicata sull’imponibile si attesta al 15%, con la possibilità di una riduzione al 5% nei primi cinque anni di nuova attività. Questo regime non prevede obblighi di dichiarazione IVA né IRAP, né applicazione di ISA, semplificando in modo significativo la gestione fiscale quotidiana degli esercenti attività economiche individuali che vi accedono.
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Ulteriori vantaggi riguardano l’esonero dall’obbligo di tenere libri contabili e l’assenza della ritenuta d’acconto sulle fatture emesse. L’IVA non viene applicata, ma sulle fatture di importo superiore a 77,47 euro è prevista l’applicazione della marca da bollo pari a 2 euro. Restano in ogni caso dovuti i contributi previdenziali presso le casse di competenza, quali la gestione separata INPS o altre specifiche casse artigiani, commercianti o professionisti, a seconda della natura dell’attività svolta. Questo assetto rende il regime forfettario un’opzione particolarmente attrattiva per chi opera con volumi contenuti e ricerca una struttura fiscale snella e tendenzialmente agevolata.
L’infrazione sollevata dall’Unione Europea
La Commissione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, contestando specificamente uno degli aspetti che regolano l’accesso al regime forfettario. Al centro dell’attenzione vi è la disposizione che esclude dal regime i soggetti non residenti in Italia, salvo particolari condizioni per contribuenti residenti in Paesi UE o SEE con adeguati scambi di informazioni, purché producano in Italia almeno il 75% del loro reddito complessivo. L’Unione sostiene che tale limitazione possa configurare una violazione dell’articolo 49 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), che tutela la libertà di stabilimento e l’accesso paritario ai regimi fiscali nei diversi Stati membri.
Secondo l’interpretazione UE, la norma italiana rischia di impedire ingiustificatamente ai cittadini e agli imprenditori non residenti di usufruire di un regime agevolato concepito per semplificare l’attività economica dei piccoli operatori. Questa barriera potrebbe tradursi in una discriminazione tra residenti e non residenti, compromettendo i principi fondamentali dell’Unione in materia di libertà di movimento e stabilimento. La Commissione ha quindi inviato all’Italia un formale richiamo con l’invito a giustificare l’esistenza di questa esclusione entro due mesi, pena l’avvio di un procedimento giudiziario presso la Corte di Giustizia Europea.
Prospettive future per il regime forfettario in Italia
Le prospettive per il regime forfettario italiano appaiono oggi condizionate da un confronto istituzionale delicato e strategico con l’Unione Europea. L’esito della risposta italiana all’infrazione UE sarà determinante per definire l’orientamento futuro di questa forma di tassazione agevolata, che ha rappresentato un importante strumento di semplificazione per migliaia di partite IVA. In caso di mancata risposta soddisfacente o di rigetto delle obiezioni avanzate dalla Commissione Europea, l’Italia potrebbe essere costretta a rivedere l’impianto normativo attualmente vigente, modificando o eliminando le cause di esclusione ritenute discriminatorie.
Un possibile adeguamento normativo implicherebbe la rimozione o la revisione dei criteri di residenza e di produzione del reddito minimo in Italia, con l’obiettivo di garantire maggiore conformità al principio di libertà di stabilimento sancito dal TFUE. Tale approccio non avrebbe solo ripercussioni giuridiche, ma potrebbe anche influenzare l’attrattività del sistema fiscale italiano nei confronti di professionisti e imprese europee non residenti, favorendo un mercato del lavoro più aperto e competitivo.
Parallelamente, resta la necessità di bilanciare questa apertura con le esigenze di controllo fiscale e di contrasto all’evasione, questioni da sempre al centro della normativa sul regime forfettario. Le autorità italiane dovranno quindi valutare con attenzione un equilibrio tra flessibilità e rigore, per evitare che la riforma generi nuovi spazi di elusione o complicazioni amministrative. In definitiva, l’evoluzione normativa del regime forfettario sarà il risultato di una dialettica istituzionale intensa e di una negoziazione che dovrà tenere conto sia delle istanze di tutela dei contribuenti sia degli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea.
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