La recensione del film Man of Steel un grande “Reboot” di un classico come Superman
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I Draculini hanno visto “l’uomo d’acciaio”, detto anche “Man of Steel”, anche noi siamo dei supereroi e voliamo!
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Ennesimo “inizio” del più famoso supereroe americano. La prima cosa che colpisce lo spettatore è la percezione di non avere a che fare con un supereroe classico. Ci sono alcune scene in cui il nostro Clark prova i super salti che ricordano molto l’Hulk alternativo di Ang Lee, ma in ogni caso il film definisce molto bene le origini aliene e non “mutanti” di Superman.
Il trio Snyder-Goyer-Nolan costruisce la sceneggiatura senza buchi o dimenticanze tipiche del blockbuster movie. Un primo tempo molto intimista ci introduce ad un mondo in cui il giovane Clark Kent affronta la sua diversità ed impara a dominare i cambiamenti che lo porteranno ad essere l’uomo d’acciaio. La crescita e la sua volontà a fare del bene ed aiutare le persone sono frutto non solo del buonismo tipico dell’eroe americano ma anche e sopratutto del modello ricevuto dai suoi genitori adottivi.
Bravo Costner con Diane Lane molto credibili nella rappresentazione della tipica famiglia americana di provincia. I continui flashback permettono di avere un’idea chiara ma mai banale del percorso evolutivo del personaggio. Il vero potere di Clark non è la sua forza bensì la pazienza e la fiducia negli insegnamenti ricevuti, amore trasferito da padre a figlio adottivo e di conseguenza verso l’umanità intera. Un’umanità spaventata da ciò che non conosce, il cui pianeta diventa solo terreno di scontro per “questioni tra alieni”. Un grande applauso all’idea di eliminare la barretta verde letale di Kriptonite, riproposta a più riprese nei fumetti e nei film, con un semplice problema di adattamento di atmosfera tra Terra e Kripton.
Molto importante la parte dedicata a Kripton. La scena in cui la proiezione di coscienza del padre genetico di Kal-El, Jor-El, racconta grazie all’ausilio di sculture in metallo liquido la storia di Kripton, è rapida, efficace ed esteticamente impeccabile. Anche se difficile per Russell Crowe il confronto con Marlon Brando nello storico film originale del 1978, riteniamo che abbia superato la prova a piena voti. Possiamo essere soddisfatti anche di Lois Lane, il cui personaggio è convincente senza monopolizzare mai la scena. L’unica domanda che ci siamo posti è; perché portare dei tacchi a spillo 12 se si prevede di viaggiare nel deserto a bordo di un aereo militare mentre gli alieni invadono il pianeta? Da non sottovalutare poi il concetto che Clark in realtà è un clone di Gesù Cristo.
Ha 33 anni, il suo è un parto naturale dopo secoli su Kripton, si sacrifica per gli uomini e viene cresciuto da genitori adottivi che hanno un fienile. Ma non spaventatevi, Nolan e Snider riescono a non far mai vedere troppa religione o bandiere. Quello che si esalta invece è l’altruismo, il sacrificio e la volontà di avere una morale in un mondo che la disdegna forse nella speranza che ritorni tra noi. Bella l’idea che la “S” sia in realtà solo il simbolo della casata di Kal-El, così come il costume è una tuta spaziale.
Bravi tutti gli attori che recitano come se non fossero in un film di supereroi, belli gli occhi di Cavill che oltre a mostrare un fisico possente esprime anche dei sentimenti credibili senza mai essere impacciato. Nel secondo tempo assistiamo a estenuanti battaglie e sfoggio di potere digitale, bellissime riprese a camera quasi mai stabile in stile F.F.Coppola.Poche battute ma come non sottolineare un richiamo al mitico Alien di Scott nelle parole di Faora “La nostra mancanza di morale ci garantisce un vantaggio evolutivo”. Colonna sonora potente, sempre presente e fotografia eccelsa. Paragonandolo all’ultimo supereroe d’acciaio, Iron Man 3, viene da sorridere e se non fosse per il “meraviglioso” R.D.Junior verrebbe forse da piangere.
Il prossimo Dio in arrivo per combattere gli alieni sarà il mitico Thor, ancora una volta DC vs Marvel e i Draculini saranno in prima fila a schivare il grosso martello. Ma ora che Nolan ha portato anche Superman nel suo lato oscuro spogliandolo dalla veste di uomo in calzamaglia, non ci rimane che sperare la sfida si accenda sempre di più. Abbiamo bisogno di eroi e di emozioni e queste non costano poi molto e non sono dannose. Doveroso però salutare e dedicare questi pensieri ad vero uomo d’acciaio che ha lottato realmente per un mondo migliore, Christopher Reeve.
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