Quanto sono digitali i cittadini europei?
Il Digital Economy and Society Index (DESI) presentato recentemente al Forum Digital4EU di Bruxelles combina più di 30 indicatori e utilizza un sistema di ponderazione per classificare ogni Paese in base alle sue performances digitali. Maggior peso hanno connettività e competenze digitali (capitale umano) che contribuiscono per il 25% al punteggio totale (punteggio massimo è 1). L’integrazione della tecnologia digitale rappresenta il 20%, le attività online (uso di internet) e servizi pubblici digitali contribuiscono per il 15%. I dati inclusi nel DESI contribuiscono alla Digital Agenda Scoreboard, che la Commissione europea pubblica ogni anno per valutare come i Paesi stanno procedendo verso gli obiettivi fissati nell’Agenda digitale per l’Europa.
Ci sono un sacco di opportunità digitali in attesa di essere sbloccate a beneficio dei cittadini e delle imprese europee. Dallo shopping on-line, al pagamento di bollette o l’utilizzo dei servizi pubblici su Internet. Questa è la situazione della nuova economia digitale fotografata dall’indice elaborato dalla Commissione europea. I dati mostrano però che le frontiere rimangono un ostacolo per un mercato unico digitale a pieno titolo, una delle principali priorità della Commissione Juncker.
Sono questi i principali risultati del Digital Economy and Society Index (purtroppo l’Italia è agli ultimi posti):
– L’esperienza digitale dipende dal Paese in cui ci si trova e le prestazioni variano dai migliori players digitali come la Danimarca (punteggio 0,68 su un massimo di 1) per scendere alle minime prestazioni di Paesi come la Romania (0,31).
– La maggioranza dei cittadini europei usa internet regolarmente: il 75% nel 2014 (72% nel 2013): si va dal 93% del Lussemburgo al 48% della Romania.
– Gli europei sono desiderosi di accedere ai contenuti audiovisivi on-line: il 49% degli europei online hanno giocato o scaricato giochi, immagini, film o musica. Il 39% delle famiglie che hanno un apparecchio televisivo guarda video on demand.
– Le piccole e medie imprese (PMI) devono affrontare barriere con l’e-commerce: solo il 15% delle PMI vende online – e di quel 15%, meno della metà lo fa anche al di fuori dei propri confini nazionali.
– I servizi pubblici digitali sono una realtà quotidiana in alcuni Paesi, ma quasi inesistenti in altri: il 33% degli utenti europei di internet ha utilizzato moduli on-line per inviare informazioni alle autorità pubbliche: si va dal 69% della Danimarca al 6% della Romania. Il 26% dei medici generici in Europa trasferisce le prescrizioni ai farmacisti via internet, ma questo varia dal 100% dell’Estonia allo zero di Malta.
Andrus Ansip, vicepresidente per il mercato unico digitale, ha dichiarato: “Questi dati mostrano l’Europa sta andando verso il digitale, e che gli europei godono di grandi nuovi servizi. La stragrande maggioranza degli europei si rivolge a internet. I cittadini vogliono accedere ai contenuti on-line: abbiamo bisogno di renderlo più facile per loro. Un mercato unico digitale può dare loro un accesso più ampio, aiutare le imprese a innovare e crescere, e aumentare la fiducia nei servizi online come l’e-government o quelli del settore bancario. La Commissione europea contribuirà a far sì che ciò accada”-
Günther H. Oettinger, Commissario per l’economia digitale e società, ha dichiarato: “l’indice digitale mostra come le persone abbiano cambiato radicalmente il loro modo di guardare film: seguono ancora la loro serie preferita in TV, ma un numero considerevole – 40% – guarda anche video on demand e film on-line. Abbiamo bisogno di adattarci alle esigenze dei cittadini e dobbiamo pensare ad adattare la nostra politica “.
Con la creazione di un mercato unico digitale l’Europa può generare fino a 250 miliardi di euro in più e centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro nei prossimi cinque anni.