Quanto lavorano i cinesi: a New York scoppia il caso Pegatron – Apple
In passato è stata la Nike, tanto per fare solo un esempio, a soffrire un colpo d’immagine non indifferente con la scoperta dei capannoni cinesi in cui si fabbricavano i suoi prodotti con ben pochi diritti per i lavoratori.
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Ora, la stessa cosa rischia di offuscare l’immagine di un altro colosso Usa, la Apple. E’ spuntato, infatti, un nuovo rapporto sulle difficili condizioni lavorative nelle sue filiali in terra asiatica.
Il China Labor Watch (CLW) ha rivelato varie irregolarità tra le catene di assemblaggio gestite da Pegatron, uno dei principali fornitori della Mela Morsicata. Dalle parti di Taiwan, secondo le accuse, si applicano ingiuste trattenute sui salari e c’è qualche caso in cui interi mesi di lavoro non sono stati regolarmente retribuiti.
Sta di fatto che la Apple è chiamata sul banco degli imputati soprattutto per le ore lavorative a cui chiama (seppure indirettamente) i suoi dipendenti cinesi: con un massimo settimanale consentito dalle leggi di Pechino di 60 ore, il China Labor Watch ha evidenziato un carico fino a quasi 70 ore, con i vertici di Pegatron che avrebbero falsificato le documentazioni per rientrare nei tempi stabiliti dalla legge.
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