Quando social media non vuol dire per forza trasparenza: Freedom, First Kiss, and Facebook
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Siamo nel 2016, ebbene sì, anche il nuovo anno è arrivato ma sembra abbia portato con sé poche novità per quanto riguarda la libertà di espressione nel mondo.
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Proprio all’inizio dell’anno, infatti, questo diritto ha subìto un duro colpo. Parliamo di ciò che è accaduto in Israele a “Gader Haya” (in inglese “Borderlife”), libro a cui è toccata la sorte di essere estromesso da quelli consigliabili alle scuole superiori. Come in Romeo e Giulietta, due innamorati non trovano il benestare non tanto delle loro famiglie (il libro, infatti, è ambientato a New York e la storia dei due amanti prosegue senza interferenze famigliari) quanto, piuttosto, del Ministro per l’Istruzione israeliano, che lo ritiene poco adatto per i giovani studenti.
Nel libro si narra di un amore complicato fra una ricercatrice israeliana e un pittore palestinese ed è proprio questa storia ad aprire a più profonde riflessioni sulla percezione delle differenze, sulla vita, sulla libertà e sul potere, più o meno forte, dell’amore. La risposata alla decisione del Ministro, tuttavia, non si è fatta attendere.
Da una parte i docenti si sono detti contrari a questa misura e hanno deciso di ignorarla, dall’altra parte anche il mondo giornalistico si è schierato da una o dall’altra parte. TimeOut Tel Aviv ha prodotto un video dove coppie etero e omosessuali formate da israeliani e palestinesi si baciano davanti alla telecamera, a rappresentazione del fatto che l’amore vince su tutto e che non si può fermare impedendo la lettura di un libro (il video riprende il progetto del 2014 di Tatia Pilieva, qui ne trovate descritti i retroscena).
Il fatto che interessa di più per una riflessione che guarda al web sociale è, però, un accadimento collaterale alla pubblicazione del video. Quest’ultimo è stato rimosso da uno dei luoghi che spesso si sente descrivere come luogo della libertà ritrovata, delle grandi potenzialità democratiche, dell’informazione libera: Facebook.
Se si cerca il video sulla pagina di TimeOut, infatti, non si può riuscire nell’impresa di vederlo. Facebook ha rilasciato subito una dichiarazine nella quale afferma di non essere al corrente di quanto successo ma l’accaduto ri-apre grandi interrogativi, ai quali non si è mai davvero trovata risposta, sulle reali potenzialità democratiche dei social media.
Se da una parte essi aprono al dialogo, dall’altra, andando verso una sempre più forte istituzionalizzazione, stanno diventando ambienti sempre più controllati, schematizzati, spesso limitanti.
D’altronde, se al fatto che si istituzionalizzino si aggiunge il fatto che divengono, ogni giorno di più, potenti macchine economiche, ci si rende conto delle implicazioni pesanti che potrebbe avere deludere gli investitori o chi usa tali strumenti per fare marketing.
Nel passaggio generazionale che vede ora i millennials allontanarsi sempre più da un privato-pubblico che non gli interessa più così tanto, ci si chiede se anche questi ambienti un tempo osannati come spazi della libertà non stiano seguendo un declino che li porterà sempre più verso il controllo, verso una gestione sempre meno umana e più affaristica, perdendo così gran parte di quel potenziale che all’inizio li aveva resi gli strumenti della rivoluzione dell’intelligenza collettiva, del sapere condiviso e della socialità ritrovata.
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Trovate il video che ha ispirato questa riflessione qui:
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