I principali miti negativi da sfatare e più diffusi sul Cloud Computing per le aziende
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I professionisti IT sanno bene che il cloud non è semplicemente una “moda passeggera” e sta cambiando radicalmente il modo in cui le aziende comprano e utilizzano risorse IT. Da tempo le aziende si sono rese conto che i vantaggi in termini di costi, flessibilità e scalabilità offerti dal cloud rendono la decisione di abbandonare la gestione IT on-premise un gioco da ragazzi.
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Nonostante ciò, stando a quanto afferma Alfonso Correale – Group Sales Manager per il Sud Europa di Verizon – ci sono ancora molte idee sbagliate che ostacolano la velocità di adozione del cloud e lasciano le aziende nel dubbio che sia realmente una decisione saggia da prendere.
Ecco, quindi, secondo Verizon i 5 miti più diffusi legati al cloud computing:
Mito 1: Il cloud non è sicuro
Questa è probabilmente l’argomentazione più ricorrente in tutte le conversazioni sul cloud ed è una preoccupazione legittima poiché si tratta di dati sensibili, della reputazione dell’azienda e dell’esperienza dei clienti. Tuttavia, il cloud può essere sicuro come un ambiente IT on-premise. In aggiunta ai firewall tradizionali, i cloud provider adottano un approccio alla sicurezza a più livelli: iniziando dalla sicurezza fisica, come ad esempio le rigorose procedure di controllo degli accessi e i sofisticati sistemi di sorveglianza, cui si aggiunge la sicurezza logica con la separazione di rete tra i cloud tenant e, per finire, contesti firewall separati per ogni ambiente gestito dall’utente. Inoltre, l’utilizzo di sistemi all’avanguardia di intrusion detection e DDoS aiuta a proteggere la piattaforma cloud da eventuali ospiti indesiderati. Una maggiore sicurezza si può ottenere anche criptando i dati memorizzati nel cloud e intensificando i controlli di accesso aziendale e di accesso role-based all’ambiente cloud dell’azienda.
Mito 2: Il cloud è un “best effort”
Un grande vantaggio del cloud computing è l’ampia varietà di soluzioni disponibili. Che si tratti di qualcosa di semplice per la pagina web personale o di un portale e-commerce per vendere online i biscotti fatti in casa, c’è un elevato numero di cloud provider che offrono servizi cloud a un prezzo ragionevole; e ci sono anche cloud ideati proprio per le aziende. Il punto è che non tutti i cloud sono uguali e sono differenti anche i requisiti di business. Esistono soluzioni cloud per ogni esigenza e per ogni budget, ma quando si è alla ricerca di un cloud provider enterprise-grade, il discorso è diverso. Non esiste un approccio best effort o “one-size-fits all”: tutto dipende da prestazioni e disponibilità, sostenute da SLA significativi e completi, con sanzioni in caso di violazioni.
Mito 3: Una volta che sei dentro, è impossibile uscirne.
Il lock-in dei fornitori di cloud è preoccupante. La migrazione dei dati, anche nel mondo IT tradizionale, è uno dei più grandi fardelli quando si adotta una nuova piattaforma tecnologica. Molti sono convinti che una volta migrati i dati verso un ambiente cloud, sarà impossibile averli indietro o che non potranno mai tornare in un formato utilizzabile. Nella scelta del cloud provider, le aziende devono prestare particolare attenzione a quali practice saranno seguite e se gli standard di settore saranno rispettati. La possibilità di utilizzare API (Application Programing Interfaces) aperte, l’importazione ed esportazione di macchine virtuali e l’integrazione senza soluzione di continuità con reti e cloud privati devono essere garantiti dal cloud provider.
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Mito 4: Perderò ciò che ho investito finora
Questa è una convinzione molto diffusa tra le aziende che negli anni hanno investito in data center e hardware dedicato. Tuttavia, usare un cloud pubblico non significa dismettere le infrastrutture che già si possiedono. In molti casi, un ambiente cloud integra le infrastrutture esistenti fornendo l’agilità e la flessibilità che servono alle aziende, aiutandole a evitare sovra-investimenti in piattaforme interne. Ci sono molti strumenti sul mercato che integrano dati e sistemi tra ambienti cloud on-premise e pubblici. Il segreto è trovare un cloud provider che aiuti a definire una strategia cloud che utilizzi ciò che già esiste nel data center aziendale e che, al tempo stesso, possa garantire un percorso di crescita per il futuro, sfruttando ambienti cloud pubblici.
Mito 5: Conformità e cloud non vanno d’accordo
Al giorno d’oggi le aziende lottano costantemente per essere conformi agli standard di sicurezza. Che si tratti di HIPAA, PCI, ISO, SSAE16 o di una qualsiasi altra serie di norme, ogni settore ha le sue sfide di conformità. Quando si aggiunge un cloud pubblico all’equazione, la prima reazione è di pensare che sarà più complicato che mai. Tuttavia, nel mondo dei cloud provider, la conformità è importante come in qualsiasi altro settore. Gli stessi cloud provider si attivano per primi per rispondere ai requisiti di conformità in ambito sicurezza, così da aiutare i loro clienti a rispettare gli obblighi previsti. Questo dovrebbe dare maggiore fiducia alle aziende che migrano al cloud e, allo stesso tempo, permettere di integrare i loro processi interni di conformità.
I miti sono spesso il risultato d’informazioni superate, dicerie o conclusioni logiche da ipotesi errate. La miglior difesa è semplicemente quella di fare ricerca, fare domande e scoprire quali soluzioni meglio si adattano alle specifiche esigenze dell’azienda. Non esiste una risposta “giusta”, non più di quanto non esista un ambiente cloud “giusto”. L’approccio migliore per l’adozione del cloud è sapere semplicemente cosa serve e cosa si desidera e chiedere ai cloud provider come possono soddisfare al meglio queste esigenze.
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