Pokémon Go: una riflessione sociologica semiseria
Per anni ci si è chiesti quanto i giochi, intesi forse in senso lato, comprendendovi all’interno tutti quegli elementi che fanno parte della cultura ludica di una generazione, possano influenzarne comportamenti, abitudini, persino aspirazioni.
Se una cosa può essere data per assodata è che il giocatore, il gamer, spesso costruisce un legame con i giochi che lo accompagnano durante le fasi della sua vita.
Non conta se il gamer abbia 10, 15 o 25 anni. Se gioca con un gioco, e il gioco gli piace, questo rimarrà sempre una parte importante della sua vita e del suo bagaglio di conoscenze e di ricordi.
A maggior ragione, il gioco diverrà riferimento culturale nel momento in cui passerà dallo schermo ludico all’offline, diventando un fumetto, un pupazzo, un cartone animato.
I Pokémon, per la generazione dei millennials, hanno rappresentato esattamente questo tipo di fenomeno. Nati come videogiochi per Game Boy nel 1996, si sono poi radicati nell’immaginario di un’intera generazione. Se chiederete a un millennial di dirvi qualcosa inerente ai Pokémon, la prima reazione che otterrete sarà, probabilmente, un unico grido: “Gotta catch ‘em all” .
Ma cosa hanno rappresentato a livello sociologico quell’ammasso di mostriciattoli dai poteri più disparati (e spesso effettivamente inutili – basti pensare che uno di loro poteva far addormentare i nemici con una nenia che, al solo pensarla, si instilla, in chi sta scrivendo, l’ansia cosmica-) e dalle minuziose descrizioni?
Un interessante articolo dell’Economist, apparso in tempi non sospetti (era lo scorso Febbraio e l’articolo lo trovate a questo link https://www.economist.com/prospero/2016/02/28/the-legacy-of-pokemon-for-millennials ), descrive i Pokémon come uno dei più grossi fenomeni generazionali mai esistiti.
Quello che risulta maggiormente interessante, riguardo il punto di vista espresso nell’articolo, è il parallelismo che identifica fra le abitudini e, soprattutto, le attitudini che i millennials sembrano aver sviluppato in connessione con le storie raccontate e le battaglie vinte all’interno dell’Universo dei Pokémon.
La lettura è, come capita spesso quando un fenomeno esplode fra le mani e non si può fare altro che tentare di dargli un senso e una forma attraverso le parole e i ragionamenti seppur limitati e circoscritti alla sola luce dell’oggi, sicuramente più di pancia che empirica ma offre buoni spunti di riflessione e un interessante punto di partenza per eventuali divagazioni scientifiche.
Quali sono i tratti distintivi della generazione dei millennials? I giovani d’oggi, compresi nella fascia di chi ha compiuto i 15 anni e chi non ne ha ancora 30, sono solitamente più indipendenti e si spostano con gran frequenza, amano viaggiare e, mai come prima d’oggi, amano farlo da soli.
Indovinate chi girovagava da solo alla ricerca di animali leggendari? Gli allenatori di Pokémon naturalmente. Ma la generazione dei millennials è anche una delle maggiormente istruite e delle più propense a sviluppare una mentalità scientifica.
Giocare coi Pokémon voleva dire catalogare, imparare, ricercare, memorizzare: poteri, potenzialità, fattezze. Una vera e propria classificazione scientifica era richiesta a chi volesse diventare un vero allenatore di Pokémon.
Ultimo elemento, ma non meno importante, i Pokémon hanno dato forma a quella che sarebbe stata la realtà quotidiana a livello tecnologico con largo anticipo.
Il Pokedex, infatti, potrebbe essere paragonato ad uno smartphone o ad un tablet.
Cosa stupisce allora del fatto che orde di quasi trentenni siano in giro per le rispettive città a caccia di Pokémon? Ciò che sta accadendo è ciò che per anni un’intera generazione ha sognato di fare, cacciare animali fantastici in giro per la città.
E se un gioco, un universo ludico, un fumetto e un cartone animato sono riusciti a creare una generazione di wanderluster con una mentalità scientifica, beh, se questo dovesse essere vero, allora, per una volta, si dovrebbe iniziare a riconsiderare con attenzione il ruolo dei giochi all’interno delle comunità e dei mondi educational e tech.
Per riprendere una frase dell’articolo sopra citato: “It [the Pokémon Universe] celebrates adventure, instant data, and diverse friendships—including that with your enslaved pet. It perfected the craze for Manga and mainstream gaming into a perfect product both off-screen and on-screen”.
Il gioco è precursore del tempo che stiamo vivendo e ne è, ad oggi, nuovo protagonista.
Prendete il vostro smartphone, c’è una realtà là fuori ancora tutta da scoprire.
You gotta catch ‘em all!