Spaccatura all’interno dell’Agcom su Piracy Shield
La tensione interna all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) è diventata evidente, evidenziando una divisione radicale tra i commissari. Al centro di questa spaccatura si trova Piracy Shield, la piattaforma creata per contrastare la pirateria online, la quale ha generato aspre polemiche. Da un lato, ci sono i sostenitori che la considerano “perfettamente” operativa, sebbene suscettibile di apporti migliorativi. Dall’altro, ci sono i dissententi, convinti che la piattaforma comprometta diritti fondamentali e necessiti di una revisione profonda.
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Il fulcro della discordia riguarda le modalità di blocco effettuate da Piracy Shield. Recentemente, si è messo in luce come, in seguito alla segnalazione da parte di Dazn, si sia creato un problema che ha precluso l’accesso a Google Drive, un colpo significativo in un contesto in cui l’obiettivo primario è la salvaguardia dei diritti di trasmissione del Campionato di calcio italiano. La diffida a Dazn, da parte di Agcom, è stata emessa per far rispettare pratiche di segnalazione più responsabili.
Le dichiarazioni del presidente di Agcom, Giacomo Lasorella, durante l’audizione alla Commissione Cultura della Camera, non hanno fatto altro che alimentare il dibattito. Sottolineando che i malfunzionamenti segnalati non sono necessariamente indicativi di una rottura funzionale, Lasorella ha attribuito la responsabilità a errori di segnalazione, sostenendo che i problemi fossero limitati. Questo tentativo di giustificazione ha sollevato ulteriori dubbi riguardo all’efficacia della piattaforma e alla distribuzione delle responsabilità.
In questo conflitto interno, emerge anche la posizione della commissaria Elisa Giomi, che ha manifestato disaccordo con le affermazioni di Lasorella, ritenendo che la protezione dei diritti dei titolari di contenuti deve essere compatibile con una giusta procedura di contestazione. Giomi ha messo in evidenza che, affinché Piracy Shield funzioni, è essenziale garantire diritti di difesa sostanziali e un protocollo per la rimozione tempestiva di eventuali blocchi ingiustificati.
Blocco di Google Drive: il caso Dazn
La controversia scatenata dalla segnalazione di Dazn ha avuto come epilogo il blocco degli indirizzi Google Drive, creando un’interruzione significativa nell’accesso a questi servizi. Questo episodio ha evidenziato le vulnerabilità intrinseche a Piracy Shield, una piattaforma concepita per tutelare i diritti di trasmissione nel panorama calcistico italiano e quella delle IPTV illegali. Tuttavia, l’implementazione e l’esecuzione delle segnalazioni hanno reso evidente la fragilità di quest’infrastruttura.
Il presidente Giacomo Lasorella ha cercato di difendere l’efficacia della piattaforma, affermando che i malfunzionamenti registrati dovrebbero essere interpretati come errori di segnalazione più che come problemi sistemici. La sua dichiarazione ha suscitato preoccupazioni sull’interpretazione delle norme operative, poiché la responsabilità è sembrata scaricata sui segnalatori piuttosto che ricadere sulla piattaforma stessa. Ciò ha sollevato interrogativi sulla reale funzionalità di Piracy Shield in quanto tale; un sistema che si propone di combattere la pirateria non può giustificare l’interruzione di servizi legittimamente operanti.
È fondamentale notare come Dazn, pur essendo un attore importante nel mercato delle trasmissioni sportive, sia stata diffidata da Agcom per non aver mantenuto le corrette pratiche di segnalazione, mentre l’agenzia ha cercato di arginare le conseguenze di un’azione che ha portato a chiudere erroneamente l’accesso a Google Drive. Questa situazione illustra il dilemma tra la protezione dei diritti di trasmissione e il rispetto dei diritti legittimi degli utenti e delle piattaforme.
Il caso di Google Drive non è solamente emblematico delle inefficienze di Piracy Shield, ma solleva una questione più ampia riguardo alla gestione e al controllo delle segnalazioni nel panorama della pirateria online. Perciò, è cruciale che siano adottate misure più rigorose e che si instauri un sistema che garantisca l’equilibrio tra la salvaguardia dei diritti dei detentori e il rispetto delle normative sulla protezione dei dati e dei diritti di accesso. Solo così potrà essere ripristinata la fiducia nel sistema e garantito un servizio più equo per tutti gli attori coinvolti.
Differenti posizioni sui diritti fondamentali
Il dibattito intorno alla piattaforma Piracy Shield ha messo in evidenza un punto cruciale: il rispetto dei diritti fondamentali dei titolari di contenuti rispetto alle pratiche di blocco delle piattaforme di pirateria. La commissaria Agcom Elisa Giomi ha espresso con forza la necessità di adeguare le procedure affinché non si calpestino i diritti legittimi dei siti e degli indirizzi IP. Secondo Giomi, è inaccettabile che una piattaforma, pur avendo il compito di contrastare la pirateria, possa operare in modo tale da compromettere la libertà di accesso a contenuti legittimi.
Uno dei punti principali sottolineati da Giomi è che la piattaforma di blocco deve garantire un diritto di difesa, rendendo possibile una contestazione efficace prima di un’eventuale chiusura di un sito. Giomi ha affermato: “La piattaforma di blocco dovrebbe funzionare, a regime, rispettando sia il diritto di difesa prima del blocco, sia il diritto all’immediato ripristino di quanto illegittimamente inibito dall’Autorità.” Questo implica che i meccanismi attuali non possono essere considerati sufficienti finché non verranno attuate misure per garantire un processo equo e tempestivo.
Giomi ha anche evidenziato che la reingegnerizzazione della piattaforma non è stata una scelta meramente strategica per migliorare l’efficienza, bensì una necessità emersa da una serie di errori costanti di funzionamento, talmente gravi da compromettere le stesse fondamenta normative della legge antipirateria. Inoltre, ha denunciato i conflitti di interesse che potrebbero derivare dalla donazione della piattaforma da parte della Lega Calcio, suggerendo che sarebbe stato più opportuno coinvolgere enti come CONSIP per garantire imparzialità e professionalità.
La posizione di Giomi trova difficile conciliazione con le affermazioni del presidente Lasorella, il quale ha cercato di difendere il meccanismo di funzionamento di Piracy Shield. L’approccio pragmatico e focalizzato sulla realtà dei fatti di Giomi rappresenta una voce di dissentimento necessaria per riformare i processi decisionali all’interno di Agcom, affinché si promuovano regole chiare che tutelino tutte le parti coinvolte e non solo le istanze di chi provoca il blocco.
Critiche e preoccupazioni da Assoprovider
Sin dall’introduzione di Piracy Shield, Assoprovider, l’associazione rappresentativa dei provider Internet in Italia, ha sollevato interrogativi e preoccupazioni riguardo l’affidabilità e l’efficacia della piattaforma. Ha evidenziato come la gestione delle segnalazioni di pirateria da parte di Piracy Shield non solo fosse problematica, ma anche portatrice di un crescente numero di blocchi errati. I provider, infatti, si sono trovati di fronte a una situazione in cui la loro reputazione e operatività venivano minacciate da decisioni unilaterali e talvolta infondate.
In risposta a queste criticità, Agcom ha reagito emettendo sanzioni contro Assoprovider, un gesto considerato da molti un tentativo di zittire le voci discordanti anziché affrontare le problematiche evidenziate. Il clima di sfiducia si è ulteriormente intensificato quando Cloudflare, un provider globale, ha vinto un ricorso legale contro l’Autorità, affermando di non essere obbligato a registrarsi sulla piattaforma di blocco. Questa decisione ha creato un precedente che potrebbe influire sulle dinamiche future tra i provider e l’ente regolatore.
Sotto la conduzione della vice presidenza di Marcello Cama, Assoprovider ha formalmente presentato un esposto alla Corte dei Conti. Il documento si propone di esaminare la trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche destinate a Piracy Shield e di valutare l’adeguatezza delle azioni intraprese, evidenziando l’esigenza di chiarezza rispetto alle spese sostenute e agli impatti sugli operatori del settore. Cama ha dichiarato che “la priorità deve essere garantire la trasparenza e la corretta gestione di un sistema che ha un impatto significativo sull’intera infrastruttura internet italiana”. Questa posizione sottolinea non solo il diritto dei provider di operare in un contesto equo, ma anche l’importanza di un sistema che funzioni realmente a beneficio di tutti gli attori coinvolti.
La controversia intorno a Piracy Shield e alle preoccupazioni sollevate da Assoprovider evidenziano una tensione crescente tra l’esigenza di combattere la pirateria online e la necessità di rispettare i diritti legittimi di tutti i soggetti coinvolti. È fondamentale che Agcom prenda in considerazione queste osservazioni critiche per migliorare la funzionalità della piattaforma e ripristinare la fiducia tra gli operatori del settore, in un’epoca in cui la digitalizzazione delle comunicazioni continua a progredire rapidamente.
La difesa di Piracy Shield e le responsabilità coinvolte
Nell’ultimo dibattito in seno all’Agcom, il presidente Giacomo Lasorella ha difeso con veemenza la funzionalità di Piracy Shield, sottolineando che la piattaforma ha mostrato capacità operative soddisfacenti, con qualche errore di segnalazione isolato. Secondo Lasorella, tali malfunzionamenti sono da attribuire principalmente a pratiche di segnalazione scorrette da parte degli operatori, piuttosto che a difetti intrinseci della piattaforma stessa. Questo approccio, tuttavia, è stato contestato dalla commissaria Elisa Giomi, la quale ha sottolineato che, affinché Piracy Shield possa proseguire nella sua missione di contrasto alla pirateria, è fondamentale riassumere le responsabilità in modo chiaro e sistematico.
Giomi ha messo in evidenza come il funzionamento della piattaforma non possa giustificare la violazione dei diritti fondamentali, affermando che il processo di blocco deve rispettare i diritti di difesa degli utenti. “È inaccettabile,” ha dichiarato, “che un sito lecito venga chiuso in 30 minuti a causa di una segnalazione errata, mentre la rimozione del blocco può richiedere lunghi periodi di attesa.” Le sue affermazioni sottolineano la necessità di un equilibrio tra la protezione dei diritti d’autore e il mantenimento di procedure giuste per l’operatività degli operatori e dei legittimi fruitori dei servizi online.
Riflettendo sul caso di Google Drive, che ha subito un blocco immediato a seguito della segnalazione di Dazn, Giomi ha esposto la precarietà di una piattaforma che può portare a tali conseguenze sproporzionate. Ha affermato che la responsabilità deve essere condivisa tra tutte le parti coinvolte, inclusi i fornitori di contenuto che segnalano gli abusi. Tuttavia, il brusco intervento di Piracy Shield ha sollevato interrogativi, spingendo verso un’analisi approfondita della necessità di evitare incertezze legali e di dare priorità ai diritti degli utenti.
Inoltre, Giomi ha richiamato l’attenzione sul fatto che le modalità di operatività della piattaforma non dovrebbero mai ledere i diritti legittimi di chi opera nel settore, citando la tempestività di azioni di blocco e le conseguenze legate a potenziali danni economici per chi è colpito da ingiuste chiusure. “Per operare correttamente,” ha affermato, “è imperativo continuare a lavorare su una piattaforma che non solo difenda i diritti d’autore, ma che lo faccia in ossequio ai diritti di tutti gli attori del web.” Queste posizioni sono emblematiche di una crescente necessità di rivedere le pratiche di Piracy Shield, affinché sia conforme a standard di giustizia e equità.