Perplexity sotto accusa per violazione copyright da Merriam-Webster e Britannica in tribunale

Azioni legali e accuse di violazione
Perplexity, azienda attiva nel settore dell’intelligenza artificiale generativa, è stata nuovamente trascinata in tribunale da Merriam-Webster e Encyclopedia Britannica, che l’accusano di violazione del copyright tramite il suo motore di risposta automatizzata. La denuncia, depositata presso la corte federale di New York, sostiene che Perplexity abbia impiegato senza autorizzazione materiali editoriali protetti, riproducendoli integralmente nelle risposte generate dall’algoritmo.
Indice dei Contenuti:
Secondo i querelanti, l’AI di Perplexity è stata addestrata con un ampio volume di contenuti coperti da copyright, ottenuti senza alcun compenso o licenza, sottraendo così traffico web e ricavi pubblicitari ai punti di riferimento dell’informazione come Merriam-Webster e Britannica. Il documento legale sottolinea inoltre come il sistema non solo appropri i contenuti, ma talvolta produca informazioni inesatte o fuorvianti attribuendo erroneamente fonti autorevoli, aggravando il danno d’immagine.
Le richieste avanzate comprendono un risarcimento economico e un’ingiunzione che impedisca a Perplexity di continuare a utilizzare i contenuti illegalmente acquisiti, evidenziando la necessità di una tutela rigorosa dei diritti degli editori nell’era dell’intelligenza artificiale.
Impatto sull’editoria e controversie precedenti
Il contenzioso avviato da Merriam-Webster e Encyclopedia Britannica contro Perplexity si inserisce in un quadro più ampio di tensioni tra editoria tradizionale e fornitori di intelligenza artificiale generativa. L’adozione crescente di sistemi AI per la produzione e diffusione rapida di informazioni ha già provocato rilevanti ripercussioni economiche sui media tradizionali, che denunciano un calo marcato del traffico web e, di conseguenza, delle entrate pubblicitarie.
Questo scenario non è nuovo per Perplexity: nel corso del 2023, sia il Wall Street Journal che il New York Post avevano portato avanti azioni legali analoghe, rivendicando illeciti simili riguardo l’utilizzo non autorizzato dei loro contenuti. Più recentemente, testate giapponesi quali Nikkei e Asahi Shimbun hanno intrapreso iniziative legali lungo lo stesso filone, segnalando un’escalation globale delle controversie.
Le polemiche sottolineano come l’uso massiccio di contenuti editoriali protetti senza remunerazione possa erodere la sostenibilità economica delle testate. Inoltre, gli “errori” di attribuzione da parte dell’AI, noti come “allucinazioni”, aggravano la questione, danneggiando reputazioni e fiducia del pubblico. Questa dinamica solleva questioni complesse riguardo la necessità di regolamentazioni chiare che bilancino innovazione tecnologica e rispetto dei diritti d’autore.
Sfide legali dell’intelligenza artificiale e prospettive future
Le sfide legali legate all’intelligenza artificiale rappresentano un terreno ancora poco definito, nel quale si confrontano interessi tecnologici, economici e giuridici con grande intensità. Nel caso di Perplexity, la questione centrale riguarda la capacità di un algoritmo generativo di attingere e rielaborare contenuti protetti senza licenze, sollevando dubbi su come interpretare e applicare la normativa sul copyright alle nuove forme di intelligenza artificiale.
Le corti sono chiamate a tracciare limiti precisi sulla riproduzione automatica e distribuzione di contenuti editoriali, bilanciando la spinta all’innovazione con la tutela degli investimenti fatti dagli editori. È evidente che le tecnologie AI ridisegnano il modo in cui le informazioni vengono veicolate, ma senza un quadro normativo chiaro si rischiano contenziosi continui e danni irreparabili per il mondo dell’editoria tradizionale.
In termini di prospettive future, l’evoluzione giuridica dovrà necessariamente includere regole più puntuali sul consenso e sulle modalità di utilizzo dei dati e dei testi, oltre a definire responsabilità e obblighi degli sviluppatori AI. Parallelamente, si dovranno prevedere sistemi di remunerazione equi e trasparenti per i detentori dei contenuti originali, al fine di garantire sostenibilità economica e correttezza nell’intera filiera informativa.
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